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Agricoltura sociale: storia di Antonio, volontario in carcere per amore e solidarietà

Ad 84 anni tutti i giorni si reca al Barcaglione di Ancona per fare da tutor ai detenuti che ormai lo considerano come uno zio o un nonno e gli sono affezionati

La targa consegnata ad Antonio Carletti, pensionati Coldiretti Ancona

ANCONA – «Mia moglie è morta nel giro di un mese e mezzo, per me il progetto di orto sociale è stato come un segno mandatomi da lei». A parlare è Antonio Carletti, presidente Federpensionati Coldiretti Ancona che da otto anni fa il volontario al carcere di Barcaglione ad Ancona, dove insegna a una sessantina di detenuti come si coltiva l’orto, come si fanno il miele, l’olio e il formaggio.

Carletti, 84 anni, tutti i giorni si reca al Barcaglione per fare da tutor ai detenuti che ormai lo considerano come uno zio, un nonno, e gli sono affezionati e grati per la sua grande generosità. Il progetto di agricoltura sociale era stato lanciato nel 2014 dall’Unione Europea, ci racconta; venuto a conoscenza dell’iniziativa ha deciso di fare il volontario, «perché il mio obiettivo è quello di ricongiungermi in cielo con mia moglie». Insomma un gesto di amore verso la moglie e di solidarietà verso il prossimo.

«Dopo 56 anni di matrimonio vissuti d’amore e d’accordo, quando mia moglie è morta, – spiega – mi sono ritrovato spiazzato ed ho fatto questo voto: di fare del bene al prossimo. Lei mi diceva sempre che sarebbe andata in paradiso, io gli dicevo ma sei sicura? E lei mi rispandeva: “Sì perché ho sempre fatto del bene”. La casualità ha voluto che tutto è accaduto dopo la sua morte, altrimenti non ci sarei mai andato».

Una coincidenza che Antonio Carletti ha colto come un segno mandatole dalla moglie deceduta a seguito di una malattia nel 2014. «Nonostante i miei 84 anni continuo a fare il volontario – dice – e lo continuerò a fare finché il Signore mi darà la forza e le capacità per farlo». I detenuti della struttura carceraria gli sono affezionati e apprezzano la sua attività.

«Mi vogliono veramente bene – afferma orgoglioso – e mi sono grati, anche perché con loro mi comporto indistintamente, al di là della loro nazione di appartenenza o della religione. Lavoriamo in armonia e accordo». I prodotti dell’orto sociale del Barcaglione vengono condivisi con i detenuti che lavorano nel terreno del penitenziario e vengono venduti nei canali di campagna amica, mentre quelli in esubero vengono donati alle famiglie bisognose, una idea di Carletti che è sfociata in una intesa tra Coldiretti e Regione, alla quale i detenuti partecipano con orgoglio.

«I prodotti vengono portati nei punti vendita di Campagna Amica – spiega – e portati di casa in casa alle famiglie bisognose segnalate dalla Regione. I detenuti sono felicissimi di sapere che i loro ‘sudori’ aiutano chi ha bisogno, un obiettivo che da loro una carica in più». L’impegno di Antonio Carletti è stato premiato con la consegna di una targa da parte della direttrice dell’istituto carcerario Manuela Ceresani.