ANCONA – Nel 2021 per la prima volta gli istituti di pena delle Marche non hanno registrato un sovraffollamento. Lo ha spiegato il presidente della Corte di Appello di Ancona Luigi Catelli all’inaugurazione dell’anno giudiziario che si è svolta nell’Aula “Mario Amato” del Palazzo di Giustizia di Ancona. Quest’anno a causa della pandemia hanno presenziato solo i protagonisti istituzionali (autorità civili e militari) e i rappresentanti istituzionali della Corte e della Procura Generale. Tra i presenti il presidente della Regione Marche Francesco Acquaroli, e l’arcivescovo di Ancona – Osimo monsignor Angelo Spina.
È la prima volta dal 2017 che si registra una inversione di tendenza in tal senso e che nelle carceri marchigiane il numero dei detenuti è inferiore a quello dei posti disponibili: al 30 giugno del 2021, infatti, i posti regolamentari complessivi nelle carceri marchigiane erano 846 a fronte di 840 detenuti (237 in custodia cautelare e 603 condannati definitivamente), lo 0,7% in meno della capienza regolamentare. Una inversione di tendenza che ha consentito di evitare «il pericolo di un ritorno a una deplorevole situazione di sovraffollamento dei detenuti, con il rischio collegato di pregiudicare i numerosi progetti di risocializzazione in corso di attuazione».
In apertura di seduta Catelli ha rivolto «un sentito ringraziamento» al presidente della Repubblica Sergio Mattarella «per la preziosa opera svolta durante il suo mandato» specie «a sostegno della giustizia e dei principi fondamentali di autonomia ed indipendenza della Magistratura». Nel corso del suo intervento ha posto l’accento sulla necessità di risolvere nel mondo della giustizia, il «nodo» dell’«eccessiva durata dei processi» perché «la lentezza offusca il valore della giustizia, penalizza gli innocenti e chi ha ragione».
«I prossimi mesi saranno decisivi per uscire dall’emergenza» ha detto Catelli, spiegando che nel processo di ricostruzione del paese, si dovrà «trasformare l’emergenza in opportunità» e in tal senso «il piano nazionale di ripresa resilienza» costituisce «una occasione da non perdere» anche per «affrontare alla radice il problema dell’efficienza della giustizia civile e penale». Tra gli obiettivi delineati dal Pnrr, Catelli ha citato l’abbattimento dell’arretrato civile del 65% in primo grado e del 55% in appello, entro il 3 1 dicembre 2024; l’abbattimento dell’arretrato civile del 90%, in tutti i gradi di giudizio, entro il 30 giugno 2026; una riduzione del 40% della durata media prevista dei procedimenti civili entro il 30 giugno 2026; e una riduzione del 25% della durata media prevista dei procedimenti penali il 30 giugno 2026.
«Si è finanziato, con un cospicuo investimento – spiega -, un piano straordinario di reclutamento di personale amministrativo a tempo determinato, diretto a migliorare le prestazioni degli uffici giudiziari ed accompagnare e completare il processo di transizione digitale del sistema giudiziario – ha detto – . Per l’implementazione dell’Ufficio per il processo (UPP) è stata prevista, in particolare, l’assunzione in due tranche di un contingente di 16.500 unità da assegnare a tali strutture, costituite presso le Corti di appello ed i Tribunali ordinari, ed anche la Corte di Cassazione».
Al distretto sono state assegnati 140 nuovi funzionari: alla Corte di appello 44 addetti, 35 al Tribunale di Ancona, 19 ai Tribunale di Macerata, 12 al Tribunale di Fetmos 12 al Tribunale di Pesaro, 9 ciascuno ai Tribunali di Ascoli Piceno e Urbino. «Si tratta di un innesto di giovani risorse di carattere straordinario – ha detto intendendo in senso letterate -, che non ha precedenti nella nostra amministrazione negli ultimi decenni; a breve – secondo i tempi previsti dal Ministero già a partire dal 21 febbraio 2022 vedremo arrivare nei nostri uffici decine di giovani laureati (mediamente uno per ogni magistrato giudicante in servizio)».
La nuova strutturazione dell’Ufficio per il processo «comporterà una significativa rivisitazione delle modalità in cui è stata sinora concepita e svolta l’attività giurisdizionale: da un approccio meramente individuale ad un lavoro di team, di squadra, sulla base di un progetto organizzativo elaborato assieme, nella prospettiva di una condivisione da parte di tutti i magistrati dell’ufficio degli aspetti organizzativi implicati dall’esercizio della giurisdizione. L’impegno di tutti è per fare finalmente un salto di qualità e superare te attuali inefficienze, che hanno gravi ripercussioni negative sulla società e sull’economia, e che hanno contribuito da tempo ad allontanare il nostro paese dagli standard degli altri stati europei».
Catelli ha poi evidenziato che i ricorsi per equa riparazione per l’irragionevole durata dei processi sono cresciuti nelle Marche del 50%: nel periodo compreso tra il primo luglio 2020 e il 30 giugno 2021 i ricorsi sono stati 830 rispetto ai 565 dei 12 mesi precedenti e la Corte ha emesso condanne per 5.043.489,43 euro ed erogato oltre 4,3 milioni di euro per pagare precedenti decreti di condanna. Procedimenti che hanno a lungo impegnato le due sezioni che si occupano dei ristori e che hanno limitato i benefici potenziali derivanti dalla riduzione delle cause civili generati dovuta all’impatto della pandemia da Covid-19.
«Equivale a dire che la Corte ormai lavora per una parte significativa per giudicare se stessa e i ritardi degli uffici del distretto – ha detto -, con il risultato che le cause ordinare continuano a subire rallentamenti e che le disfunzioni dell’apparato giudiziario appaiono ancor più aggravate». Inoltre ha evidenziato che in alcuni casi, a beneficiare delle somme derivanti dall’accettazione dei ricorsi, sono stati «debitori inadempienti o autori di reati che hanno beneficiato delle lungaggini processuali per procrastinare il pagamento di quanto dovuto o per lucrare dalla prescrizione del reato».
Infine ha spiegato che l’impiego delle tecnologie «ha favorito una significativa ripresa nella produttività degli uffici giudiziari delle Marche» e una «adeguata maturità tecnologica nel settore civile a differenza dell’anno precedente, anche nel settore penale» il quale nonostante «un’evidente arretratezza tecnologica», grazie alla «impetuosa accelerazione imposta dalla normativa emergenziale, seppur con strappi e disomogeneità, ha garantito una ripresa dell’attività giurisdizionale soddisfacente, consentendo di sfruttare le potenzialità dei nuovi strumenti informatici resi disponibili».