ANCONA – Nel distretto marchigiano emerge «un quadro tutto sommato positivo» per il consolidamento della tendenza «ad una maggiore efficienza dell’amministrazione della giustizia». A dirlo è Luigi Catelli, presidente della corte d’appello di Ancona, in occasione della cerimonia per l’apertura dell’anno giudiziario che si è svolta questa mattina (1 febbraio) presso il Tribunale di Ancona. La durata dei processi «è stata sostanzialmente rispettata in diversi ed importanti settori della giurisdizione» e in generale la risposta della giustizia «è stata rafforzata e qualificata anche nel settore civile».
Inoltre ha evidenziato che l’incidenza della prescrizione in appello nel periodo dal 1 luglio 2018 al 30 giugno 2019, si è attestata al 7,7%, confermando il trend in calo registrato negli ultimi 3 anni. Snocciolando i dati il presidente della Corte d’Appello ha spiegato che su 2.082 procedimenti trattati 160 sono stati dichiarati prescritti mentre le sentenze che hanno preso atto dell’avvenuta prescrizione dei reati nelle more dei procedimenti nei tribunali delle Marche sono state 363 su 7.937. Una situazione che ha definito «in parte fisiologica» e legata al fatto che nel giudizio d’appello si sommano «tutti i ritardi delle fasi precedenti e si scontano gli effetti della legge 251/2005 (ex Cirelli, ndr.), che ha aumentato significativamente il numero dei reati a prescrizione breve». Ma Catelli l’ha definita in parte «patologica» nei casi in cui i processi di primo grado arrivano al secondo grado già prescritti o prossimi alla prescrizione. Questo, secondo il presidente della Corte d’Appello finisce per «frustrare le aspettative di giustizia di tante vittime di reati e per vanificare ingiustamente il lavoro svolto dalla polizia giudiziaria, dagli uffici inquirenti e da quelli di primo grado, nonché per rappresentare un incentivo alle impugnazioni meramente dilatorie e strumentali».
Catelli poi ha posto l’accento sul rischio sovraffollamento nelle carceri marchigiane. Un pericolo che secondo il magistrato «rischia di pregiudicare i numerosi progetti di risocializzazione in corso di attuazione». Nelle carceri marchigiane al 30 giugno 2019 c’erano già il 3,5% in più di detenuti: i reclusi erano infatti 886 a fronte di 856 posti regolamentari complessivi. Se dal «2013 al 2016, il numero dei detenuti è stato sempre in decrescita, fino a rientrare nell’ambito della capienza regolamentare, dal 2017 tale positiva tendenza si è invertita e, nell’anno trascorso, si è ulteriormente aggravata» ha dichiarato Catelli.
Parlando delle conseguenze del sisma 2016, ha spiegato che «ormai l’intera attività giudiziaria e giurisdizionale ha ripreso e cadenze lavorative abituali, e sono stati pressoché riassorbiti negli Uffici dei circondari interessati (Macerata e Fermo) gli scompensi nella gestione dei ruoli di udienza». Poi ha evidenziato i problemi logistici del Tribunale di Ancona, dell’Ufficio di Sorveglianza e della Corte di Appello, una criticità che ha definito «non più eludibile».