ANCONA – Dopo cinque giorni di discussione in Aula la nuova legge urbanistica è stata approvata a maggioranza nella seduta del Consiglio regionale di ieri – 28 novembre. L’ok alla Pdl con 19 voti favorevoli, 6 contrati (Pd e M5s) e un astenuto (Rinasci Marche). Un iter lunghissimo quello della legge che ha registrato una dura opposizione da parte delle minoranze e che ha dovuto fare i conti con oltre 400 emendamenti la maggior parte dei quali presentati da Pd (oltre 360) e dal M5s.
Il presidente della Regione Marche, Francesco Acquaroli, ha rimarcato che «dopo oltre 31 anni la Regione Marche ha una nuova legge per il governo del territorio». Un provvedimento che ha definito non un punto di arrivo «ma un punto di partenza. Una riforma che intende tutelare il paesaggio e garantire lo sviluppo; una legge che sostiene la semplificazione e la concertazione urbanistica, una maggiore coerenza nella gestione del territorio, una crescita equilibrata che protegge il consumo del suolo con il principio del saldo zero. Un’ulteriore riforma strutturale per scrivere il futuro della nostra regione – ha proseguito -, che si aggiunge alle altre approvate in questi tre anni, come la riforma degli enti sanitari e al nuovo piano sociosanitario, nonostante i primi 14 mesi della legislatura siano stati pesantemente condizionati dalla pandemia».
Il governatore si è detto «orgoglioso della coerenza e del coraggio messo in quello che stiamo facendo, anche se sono consapevole che i frutti di questo lavoro si vedranno nel tempo a venire, il tempo necessario affinché delle riforme così importanti producano gli effetti e le ricadute sul territorio».
Il relatore di maggioranza, il consigliere FdI Andrea Assenti nel suo intervento ha spiegato che attraverso la nuova normativa «le Marche entrano ufficialmente nel nuovo millennio nel settore della pianificazione territoriale. Una nuova legge sull’Urbanistica che ha avuto un iter lungo, articolato, complesso e partecipato». Il consigliere di FdI ha rivolto critiche all’opposizione per l’«atteggiamento strumentale, poco costruttivo e tutto improntato al rallentamento dell’iter di approvazione che si qualifica da solo». «Credo che dai banchi della maggioranza – ha aggiunto – sia stata impartita una lezione importante al Pd e non solo. L’aver approvato oltra una quarantina di emendamenti da parte nostra ha testimoniato plasticamente come intendiamo la politica: nell’interesse esclusivo dei marchigiani e non di una parte politica».
Inoltre ha spiegato che la nuova normativa «definisce una disciplina unitaria ed innovativa che consentirà nuovo sviluppo e salvaguarderà il territorio. Vengono tutelati gli interessi sociali, ambientali e paesaggistici, ma anche uno sviluppo all’insegna della sostenibilità, unendoli a quelli della sicurezza, della competitività e della conservazione del nostro patrimonio ambientale. Per conseguire tutti questi obiettivi sono previsti vari step attuativi, la redazione di un Piano urbanistico generale unico e l’innovativo strumento della Conferenza di co-pianificazione e Valutazione Interistituzionale costituita dalla partecipazione attiva delle istituzioni, ciascuna per le proprie competenze di governo del territorio, all’attività di pianificazione del territorio ai diversi livelli».
La legge introduce incentivi e facilitazioni a sostegno della rigenerazione urbana, la creazione di una piattaforma informatica unica regionale e dell’Osservatorio regionale per la qualità del paesaggio «quali strumenti indispensabili per la prevista pianificazione marchigiana» ha aggiunto Assenti -. Infine, grazie a questa nuova normativa salviamo gli effetti del Piano Casa. Inserito all’interno di questa Legge possiamo, infatti, ancora permetterci la riqualificazione dell’edificato, anche a livello energetico, fondamentale per lo sviluppo regionale sostenibile».
Il consigliere regionale della Lega Luca Serfilippi, presidente della III Commissione Ambiente e Territorio, ha sottolineato i punti di forza della normativa, ovvero «consumo di suolo a saldo zero, rigenerazione urbana e territoriale, riuso del costruito, procedure semplificate. Abbiamo inoltre adottato il metodo CE.VI. (Conferenza di co-pianificazione e Valutazione interistituzionale) che garantisce la partecipazione attiva delle istituzioni, ciascuna per le proprie competenze. Alla Regione il coordinamento tra i livelli diversi di piani – ha detto Serfilippi -. In Commissione abbiamo lavorato in modo partecipativo e puntuale con le Categorie e gli Enti Locali nell’accoglimento delle richieste, in particolare per il periodo transitorio: emersa una grande unità di intenti concreta e fattuale. Spiace che ci siano stati alcuni sindaci del Pd che, per ragioni strumentali, abbiano preferito criticare piuttosto che costruire. Il testo di legge approvato ha dato ampio respiro alle istanze di tutto il settore economico legato all’edilizia che hanno trovato pieno accoglimento nel testo finale. Credo che siano state superate e risolte con la miglior sintesi possibile le preoccupazioni emerse nel corso di queste settimane».
Molto dura la presa di posizione del Pd con la consigliera Anna Casini, relatrice di minoranza, in testa. Per i dem si tratta infatti di «una legge dannosa che aumenta la burocrazia e che crea complicazioni ai cittadini, imprese ed enti locali». Secondo la dem la nuova legge urbanistica «non è stata assolutamente condivisa con i Comuni e le Province, tanto è vero il Cal non ha espresso neppure il proprio parere. Il dato più evidente è che creerà complicazioni burocratiche, restando di fatto inapplicabile, specie per quanto concerne il Piano Casa. Abbiamo cercato in ogni modo di apportare miglioramenti a un testo peraltro anche scritto male e che si presta a generare una miriade di contenziosi tra la Pubblica amministrazione da un lato, e i cittadini e le imprese dall’altro. Ma il centrodestra, come suo costume, ha preferito erigere un muro per far naufragare il dialogo».
Secondo Casini «sono stati ignorati tutti i temi chiave che avrebbero dovuto essere al centro della revisione della legge: dalla riduzione del consumo di suolo al dissesto idrogeologico, dall’antisismica all’abbandono delle aree interne, fino al contrasto degli effetti provocati dai cambiamenti climatici». Molto critico anche il consigliere del Pd Fabrizio Cesetti che anche dopo il voto ha avanzato una mozione d’ordine chiedendo al presidente della III Commissione Luca Serfilippi «di correggere il comma 1 dell’articolo 13» e «di indicare qual è l’organo della Provincia che adotta il documento programmatico».
«Abbiamo detto fin dall’inizio – ha spiegato Cesetti che anche vicepresidente della III Commissione – che sarebbe servito maggiore coraggio e più competenza per scrivere un nuovo testo unico. Ed è quello che abbiamo tentato di fare con i nostri emendamenti di fronte all’inconsistenza della proposta di legge varata dalla giunta Acquaroli e approvata pedissequamente dalla maggioranza. Al di là dei tanti aspetti negativi che rischiano di paralizzare la pianificazione urbanistica dei Comuni e delle Province, questa leggina non dà alcuna risposta a questioni dirimenti per il futuro delle Marche: parlo ovviamente della rigenerazione urbana, delle politiche abitative, della difesa del suolo e della valorizzazione dei beni ambientali, paesaggistici e culturali. Un testo che non tiene conto neppure della recente riforma della Costituzione con cui è stata introdotta tra i principi generali la tutela dell’ambiente. Ma l’aspetto peggiore, e certamente gravido di conseguenze, è il potere eccessivo e interdittivo che si è deciso di dare al Ministero della Cultura, sottraendolo agli enti locali, di fatto espropriati delle loro prerogative e della loro autonomia».
Molto critica anche la capogruppo del M5s Marta Ruggeri. La pentastellata ha sottolineato che per il Movimento 5 Stelle la legge è «incoerente con i principi del contrasto al consumo di suolo che, solo sulla carta, sostiene di perseguire. Oramai è chiaro che il cambiamento climatico in corso non è più ascrivibile a fatti riconducibili statisticamente a intervalli secolari. I quattro eventi climatici alluvionali estremi racchiusi in una manciata di mesi stanno a dimostrarlo. Secondo l’ultimo rapporto ISPRA poi nella Regione Marche sono il 100% i Comuni con aree a pericolosità elevata e molto elevata di frana e/o con pericolosità idraulica media, si registra il numero più elevato a livello nazionale di Beni culturali a rischio frane e abbiamo avuto un incremento in un solo anno (2021-2022) di suolo consumato di +218 ettari. Davanti a questi numeri come legislatori avremmo dovuto essere responsabili e attuare scelte risolute, per quanto difficili. Per questo abbiamo proposto – ha aggiunto – una serie di emendamenti soppressivi di tutte quelle eccezioni previste al contrasto al consumo di suolo, ma i Consiglieri di maggioranza ce li hanno bocciati tutti. Con altri emendamenti abbiamo affrontano il tema, completamente dimenticato, del Piano di Eliminazione delle Barriere Architettoniche (PEBA), cioè di tutti quegli ostacoli fisici che rappresentano veri ostacoli, a volte insormontabili, per la mobilità di coloro che, per qualsiasi causa, hanno una capacità motoria ridotta o impedita sia in forma permanente che temporanea».
Emendamenti che però, ha spiegato, «la maggioranza ha accolto in parte» fra le quali «quella sul turismo agro-gastronomico. Nella Legge sono state completamente bypassate la produzione di energia e la raccolta e utilizzo di acqua piovana dagli edifici. Su quest’ultimo punto ricordo che c’è depositata (da inizio anno) una mia Proposta di Legge indiscussa in commissione. Due temi, quello dell’energia e riutilizzo dell’acqua piovana, presenti quotidianamente nelle cronache nazionali e locali: crisi energetica, proposte di mega impianti fotovoltaici ed eolici a terra, crisi idrica e alluvioni. In questa legge invece i due argomenti sono trattati in maniera sommaria e generica in una Regione come la nostra che, per quanto riguarda la produzione di energia, è la peggiore in Italia con un deficit energetico che sfiora il 70%. Per questi limiti e altre difformità mi sono espressa contro questa Proposta di Legge, un peccato perché avrebbe potuto rappresentare l’occasione giusta per pianificare al meglio il futuro del nostro territorio».