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Via libera al piano socio sanitario regionale, opposizione da centrodestra e 5 Stelle

Mentre fuori dall'Aula si muovevano le proteste, dopo una seduta fiume disco verde al documento che programma la sanità dei prossimi 3 anni con 16 voti favorevoli, 9 contrari e 2 astenuti. Ecco gli interventi di tutte le forze politiche coinvolte nel voto

Seduta del Consiglio Regionale delle Marche

ANCONA – È stato approvato con 16 voti favorevoli il piano socio sanitario regionale targato Ceriscioli. Dopo una seduta fiume che si è conclusa intorno alle 20:40 di ieri sera (4 febbraio), nella quale hanno detto la loro tutte le forze politiche, il documento che definisce la programmazione sanitaria per i prossimi 3 anni “ha visto la luce” nonostante il voto contrario di 9 consiglieri di Lega, Movimento 5 Stelle, Fratelli d’Italia e Forza Italia, mentre il consigliere regionale di Articolo Uno Gianluca Busilacchi e il consigliere di Popolari Marche – Unione di Centro Luca Marconi si sono astenuti. 

E mentre in Aula si dibatteva sul piano, fuori esplodeva la protesta del Comitato pro-ospedali pubblici Marche che ha manifestato con forza il suo dissenso ad un documento che porta avanti una «sanità baricentrica».

Nell’emiciclo regionale lo scontro politico fra centrosinistra e centrodestra si era acceso già dalla prima mattina, quando nell’incontro dei capigruppo  il centrodestra aveva chiesto compatto il rinvio per l’imminenza delle elezioni regionali. Una richiesta bocciata però dal centrosinistra che aveva difeso il suo piano, mentre i 5 Stelle si erano detti contrari ad un rinvio ritenuto assurdo.

Ad illustrare il piano in Aula il presidente della Commissione Sanità regionale Fabrizio Volpini (Pd) e la consigliera regionale Elena Leonardi (Fratelli d’Italia) quale relatore di minoranza.

Fabrizio Volpini, presidente IV Commissione Sanità Regionale

«Sono stati due anni ricchi di incontri e di un lavoro lungo e faticoso – sottolinea il presidente della IV Commissione Sanità regionale Fabrizio Volpini -. L’indicazione era quella di fare un piano partecipato e condiviso che non nascesse solo dalla testa di qualche dirigente. Abbiamo aperto un cantiere con il dirigente del servizio salute e con i collaboratori Ricci e Aletti, nell’ambito del quale abbiamo ascoltato le associazioni scientifiche, medici, sindacati, pazienti, volontariato, tutti i soggetti e gli attori interessati al piano sanitario. Li abbiamo ascoltati e ne abbiamo recepito i suggerimenti, mettendo a disposizione per 7-8 mesi un sito in cui inviare proposte e suggerimenti, poi la commissione ha elaborato la proposta di piano che è stata approvata dalla Giunta regionale e da li inviata in Commissione per iniziare il percorso di partecipazione e ascolto».

Un piano che secondo Volpini «ridisegna la sanità dando una cornice dentro la quale le schede di intervento sono una delle novità introdotte e dalle quali nasceranno azioni nei vari ambiti, come ad esempio le cure palliative e salute mentale. Abbiamo discusso molto sulla necessità di rivedere anche gli assetti istituzionali della Regione, con l’Asur unica, le 5 aree vaste, le 3 aziende ospedaliere e l’area vasta montana, ma al momento questi emendamenti sono stati bocciati perché si è demandato alla Giunta di formulare una proposta che tenesse conto di questa partita».

Elena Leonardi
Elena Leonardi

La consigliera regionale di Fratelli d’Italia Elena Leonardi che ha votato contro spiega che «il piano arriva a 4 mesi dal voto, quando doveva essere fatto all’inizio del mandato elettorale essendo già scaduto nel 2014. Una tempistica che sa di forzatura e che sposta la questione anche sul dibattito politico».

Il documento secondo la consigliera «va in continuità con le scelte fatte in questi anni e quindi contestando quelle scelte non si può che contestare anche il piano che lascia tutti i nodi irrisolti: dalle liste di attesa, alla mobilità passiva e soprattutto all’esigenza di avere servizi territoriali più capillari che con la chiusura dei piccoli ospedali e con i tagli dei servizi, in particolar modo nell’entroterra, hanno creato un vuoto e un bisogno per le popolazioni che a gran voce erano fuori dall’Aula e in Aula per chiedere un approccio diverso».

La vicepresidente del gruppo consiliare del Movimento 5 Stelle, Romina Pergolesi boccia «senza se e senza ma questo piano, seppur siano stati accolti in commissione tantissimi nostri emendamenti che hanno stravolto il testo originale, migliorandolo. Puntiamo, dal canto nostro, sulla sola soluzione che può realmente risolvere le tante criticità, vale a dire gli stati generali della consulta regionale salute, dove politici, tecnici e comitati potranno sedersi attorno al medesimo tavolo ed elaborare strategie comuni, senza il solito balletto del rimpallo delle responsabilità fra le istituzioni, o per gli interessi del proprio orticello. I marchigiani meritano serietà e responsabilità, non hanno bisogno di santoni né di estremisti che si stracciano le vesti sulla stampa, ma non sono in grado di formulare nemmeno una proposta».

Il consigliere regionale della Lega Mirco Carloni spiega che il piano è «5 anni di ritardo» e che è «un atto che rappresenta la sintesi perfetta di questi 5 anni di Governo Regionale: promesse, parole, occasioni mancate ed errori. Considerato che il precedente piano è scaduto nel lontano 2014 e che ci sono stati molti anni per portare il piano all’attenzione dell’aula una nuova proposta da attuare e rendere operativa è del tutto evidente che questa è una precisa scelta politica di questa maggioranza che tenta con questa operazione di nascondere l’operato compiuto in questi anni».

Tra le criticità evidenziate da Carloni, «le lunghe liste di attese, la chiusura di 13 ospedali, la chiusura di reparti ospedalieri, la riduzione dei servizi domiciliari , la mancanza di personale, le inefficienze nella prenotazione delle visite, la fuga dei medici, le difficoltà nelle assunzioni».

Il consigliere della Lega accusa la Giunta di voler «consegnare alla fine il servizio pubblico nelle mani del privato» così come «i servizi territoriali in cui è stato lasciato volutamente uno spazio eccessivo alla privatizzazione».

Sandro Zaffiri

Il capogruppo della Lega Sandro Zaffiri invece punta il dito contro «un sistema sanitario drammaticamente inefficiente che ha allungato le liste d’attesa, incentivato la mobilità passiva, chiuso gli ospedali minori, aumentato il disagio e l’insoddisfazione della popolazione con indirizzi e scelte strategiche che hanno penalizzato l’efficienza dei servizi. Una gestione della sanità – spiega – che non è stata neppure capace di valorizzare le nostre eccellenze vista anche l’emorragia di primari che in questi anni hanno scelto di lasciare la nostra regione e che sta continuando a generare malcontento sia fra i cittadini che fra il personale sanitario».

Il piano è «sostanzialmente inutile» invece per il consigliere di Popolari Marche – Unione di Centro Luca Marconi «perché non è normativo, non è prescrittivo, non ha dietro soldi e non ha la possibilità di dare nuove regole e in questi 5 anni la Giunta ha già fatto tutto: ha assunto una decina di provvedimenti tra legislativi e amministrativi, nei quali ha deciso tutto, quindi il piano è pura letteratura, 68 pagine di buone intenzioni che serviranno molto a poco». I problemi pratici secondo Marconi «si risolveranno solo con nuove regole, quando il governo sarà in condizione di darcele, maggiore autonomia legislativa e qualche soldo in più da spendere».

Il consigliere regionale di Italia Viva, Fabio Urbinati spiega che oggi c’è una distinzione netta fra quella che è l’offerta ospedaliera e la medicina del territorio che ricopre una importanza sempre maggiore, mentre per quanto riguarda gli ospedali c’è sempre più specializzazione e sempre più strutture riservate agli acuti quindi serva una netta distinzione. È un passo che stiamo facendo».

Gianluca Busilacchi
Gianluca Busilacchi

Il consigliere regionale Articolo Uno Gianluca Busilacchi ha espresso una critica al Piano in cui manca una relazione organica tra analisi chiara dei dati sulla situazione esistente, che possa evidenziare criticità e priorità degli obiettivi, tempi modalità e responsabilità degli interventi correttivi e valutazione successiva. Ha inoltre annunciato la battaglia nazionale di Articolo Uno, di cui è responsabile nazionale sanità (partito che esprime il Ministro alla Salute) per la revisione del Decreto Ministeriale 70 (conosciuto come Decreto Balduzzi) relativamente alla salvaguardia della sanità nelle aree interne.

Il presidente regionale Luca Ceriscioli, però replica difendendo i contenuti del documento e «il lavoro di partecipazione portato avanti nella sua fase di elaborazione» inoltre ha ricordato i 430 milioni di investimento strutturale in sanità che hanno caratterizzato il suo mandato. «Come tutti gli strumenti di alta programmazione andrà perfezionato negli anni per rispondere a nuove esigenze con le giuste strategie – ha dichiarato – . Ma è un Piano che ha tanti contenuti da sviluppare, che impegnerà, nei prossimi anni, chi lavorerà nella sanità, con una strada e una strategia ben delineate».

Luca Ceriscioli

Due anni di «gestazione condivisa che hanno coinvolto il territorio – ha continuato Ceriscioli –. È stata la dimostrazione che, con gli strumenti di partecipazione, si cambia il livello di programmazione, perché la parte da privilegiare è la sanità territoriale, in quanto quella per acuti ha già i suoi percorsi ben delineati». Quella delle Marche, ha sottolineato, «è una delle migliori sanità italiane, che vive problemi comuni alle altre sanità regionali, come il sotto finanziamento rispetto ai parametri europei o le questioni della specialistica. Molti temi branditi come una clava, durante il dibattito, in realtà sono temi nazionali. La differenza tra chi cavalca le questioni e chi programma sta proprio qui: nella consapevolezza che tutto non si può fare, ma con l’orgoglio di poter raccontare risultati già conseguiti, come il grande lavoro sulle liste di attesa e i 430 milioni di investimenti sanitari strutturali realizzati».

IL PIANO
Fra le novità salienti introdotte dal piano socio sanitario, le schede di intervento che definiscono l’operatività a seconda delle aree di intervento (5): prevenzione collettiva, veterinaria e sicurezza alimentare; assistenza territoriale e integrazione socio sanitaria; assistenza ospedaliera ed emergenza urgenza, aree di intervento trasversali; aree di interesse regionale: maxi emergenze e aree interne. Per ogni area è stato previsto un cronoprogramma che definisce obiettivi, descrizione, azione, target e misurazione.

Cinque gli obiettivi strategici delineati nel piano: fragilità e cronicità dal neonato all’anziano, qualità e appropriatezza dei servizi e dei trattamenti, accessibilità e prossimità, equità del sistema e sostenibilità del sistema.
Obiettivi che verranno perseguiti tramite la qualificazione scientifica e professionale, l’innovazione info-telematica, l’adeguamento strutturale e tecnologico, l’integrazione organizzativa, il consolidamento dell’assetto istituzionale, la partecipazione e la responsabilità trasparente.

L’altra novità è rappresentata dal monitoraggio e valutazione con verifica periodica dello stato di attuazione del piano, eseguita dal Comitato di valutazione del quale faranno parte fra gli altri il dirigente del Servizio regionale, il direttore dell’Agenzia Regionale Sanitaria, i referenti degli enti del Servizio Sanitario Regionale, degli enti locali, delle organizzazioni sindacali, dei comitati di partecipazione dei cittadini.