ANCONA – «È accaduto tutto in una frazione di secondi: mio figlio è scivolato nel crinale sinistro del Monte San Vicino, mi sono subito buttato dietro alle sue orme per cercare di raggiungerlo, sono andato velocissimo e sono arrivato fino alla pianura, alla fine del bosco, ma non sono riuscito a trovarlo». Così Francesco Agostinelli ricorda gli istanti carichi di angoscia vissuti sabato scorso, 11 febbraio, quando durante un’escursione alla Grotta di San Francesco, in località Pian dell’Elmo, nella riserva del Monte San Vicino (Macerata), suo figlio di 6 anni è sparito dalla sua vista dopo essere scivolato sulla neve, all’uscita della grotta.
L’uomo, imprenditore osimano del settore energie rinnovabili, ex calciatore professionista e allenatore dell’Osimana Calcio, si era recato sul San Vicino per trascorrere una giornata sulla neve insieme al figlioletto prima del suo compleanno (che talaltro ricorre oggi) con la sorella ed una amica di famiglia. Nonostante una corsa forsennata e disperata per raggiungere il bambino, Agostinelli non era riuscito, però, a trovarlo: «Sono state ore terrificanti – racconta – ad un certo punto ho iniziato a vacillare, ma i soccorritori mi hanno sempre rassicurato sul fatto che non si sarebbero mai fermati finché non lo avessero ritrovato».
Il papà tiene a «ringraziare uno ad uno tutti i soccorritori che si sono mobilitati, c’è stato un dispiegamento di forze incredibile» osserva. A portare avanti le ricerche durate più di tre ore sono stati gli uomini del soccorso alpino e speleologico delle Marche, guidati dal comandante della Stazione di Macerata Francesco Gargano, i vigili del fuoco, le unità cinofile, i carabinieri, i carabinieri forestali, e diversi volontari tra i quali anche il vice sindaco di Apiro Roberto Morelli assieme al suo cane, mentre l’eliambulanza Icaro 02, alzatasi in volo dalla base di Fabriano sorvolava l’area. Era stato richiesto anche l’intervento di un velivolo dell’Aeronautica Militare.
Il bambino, nella scivolata di quasi 40 metri, era arrivato a valle, ma una volta terminata la corsa si è fatto coraggio ed ha iniziato a camminare costeggiando il fiume, nella speranza di ricongiungersi al suo papà. «I soccorritori mi hanno raccontato che si è messo a camminare sotto il crinale della montagna ed ha proseguito per 4 ore» spiega Agostinelli, ricordando di aver pensato al peggio: «L’ho chiamato tante volte, ma ha detto di non avermi mai sentito. Ho temuto che avesse battuto la testa e fosse incosciente: indossando la tutina bianca temevo che si potesse mimetizzare con la neve. Ho avuto molta paura, sono state ore di panico».
Fondamentale la decisione di chiamare immediatamente i soccorsi, visto che oltretutto in montagna il buio arriva prima. Il piccolo era ben attrezzato contro il freddo, racconta il papà, «aveva una tuta da neve, scarponi e guanti impermeabili, ma non aveva con sé l’acqua e non aveva ancora pranzato, perché tutto è successo verso l’ora di pranzo. Abbiamo chiamato subito i soccorsi, saranno state l’1,30, non abbiamo aspettato di cercarlo:, con mia sorella abbiamo preferito chiamare subito i soccorsi. E abbiamo fatto bene».
Un bambino abituato a camminare, sottolinea il papà: «Andiamo spesso a camminare, ci piace la natura». Una volta raggiunto dai soccorritori, il bambino è stato caricato a bordo di una jeep e poi di una ambulanza, in auto c’era anche il vicesindaco Morelli che ha chiamato il papà: «Al telefono mio figlio, sapendo della mia passione per i fuori strada, mi ha detto: ‘Papà lo sai dove sono? Sono in una jeep’ – racconta -. Quando ci siamo riabbracciati sono rinato. Lui vedendo gli elicotteri e tutte le persone che lo cercavano, ha detto subito una cosa simpatica: ‘Papà sono diventato famoso’».
Il bambino ha raccontato ai famigliari che durante il suo cammino sperava che suo padre lo raggiungesse presto e di non aver mai pianto. Insomma nonostante i suoi 6 anni, il bambino non si è mai perso d’animo e seguendo il suo istinto si è messo in cammino. «Hai visto quanto sono stato coraggioso?» ha detto a suo padre dopo che si sono riabbracciati. «Mi ha colpito vedere una risposta umana così forte – conclude il papà osimano – non solo tra i soccorritori, le forze dell’ordine ed i volontari, ma anche da parte di chi era a casa. Alcuni amici erano pronti a raggiungere il San Vicino per aiutarci nelle ricerche. Ringrazio tutti, uno ad uno».