ANCONA – Nuova udienza nell’ambito del processo per il crac di Banca Marche. Questa mattina ad essere ascoltato al Tribunale di Ancona, fra gli altri, Franco Gazzani, ex presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Macerata (Carima), tra i principali azionisti dell’istituto di credito marchigiano, insieme alla Fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro. Il teste ha difeso le sue posizioni sostenendo: «non sapevamo assolutamente nulla di quello che succedeva a Banca Marche». Ha detto di aver iniziato ad maturare dei dubbi solamente nell’agosto 2011, in seguito all’allarme lanciato dal banchiere di alto profilo nazionale Giuseppe Grassano nel corso di una visita al Santuario della Madonna di Loreto. Il banchiere, avendo ricoperto incarichi di prestigio in BnL, Banca Popolare di Vicenza, Cariferrara e Banca Popolare di Milano, riferì a Gazzani, stando a quanto il teste ha riferito in aula, che negli ambienti finanziari di Milano circolava voce che Banca Marche non navigasse in buone acque, nonostante i dati di bilancio fossero incoraggianti.
Per questo la Fondazione Cassa di Risparmio di Macerata affidò a Grassano l’incarico di approfondire la questione, nominandolo nel 2012 membro del Cda di Banca Marche in rappresentanza della stessa Fondazione. Le verifiche di Grassano non fecero altro che portare alla luce una serie di criticità che condussero l’istituto di credito, di lì a tre anni, al commissariamento da parte di Bankitalia e poi alla messa in liquidazione coatta amministrativa della banca con l’azzeramento delle azioni di oltre 44mila risparmiatori marchigiani.
Gazzani non ha però saputo riferire chi fosse la “fonte milanese” di Grassano circa le difficoltà economiche attraversate da Banca Marche, all’epoca sconosciute anche a Banca d’Italia. Oggi, dopo essere stato acquistato da Ubi Banca, l’istituto di credito marchigiano viene assorbito da Intesa San Paolo.
Incalzato dal legale di Unione Nazionale Consumatori, Corrado Canafoglia, che difende oltre 3.000 risparmiatori azzerati, Gazzani ha affermato che “Finanza Cattolica” tentò in più occasioni di acquistare Banca Marche: tramite Banca Intesa, Cariparma, procedure che però non si conclusero. «Un’altra udienza ove sono emerse condotte singolari che meritano un attento approfondimento – spiega il legale Canafoglia -, stante l’enorme danno causato ai 44mila risparmiatori e al territorio, che oggi vede concentrato su Intesa San Paolo le posizioni bancarie che prima erano distribuite tra Banca Marche, Ubi Banca, Carifabriano e lo stesso gruppo San Paolo Intesa».