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Bilancio di previsione, duro il Pd: «Non c’è progettualità, solo spese obbligatorie e vincolate. Manca visione»

Il gruppo assembleare del Pd boccia sia il bilancio di previsione 2023-2025 e il Def. Per i dem mancano risorse per famiglie e imprese messe in difficoltà dal caro bollette e dall'inflazione. Insufficienti i fondi per il dissesto idrogeologico

Un momento della conferenza stampa del Pd sul bilancio

ANCONA – Bilancio regionale di previsione e Def nel mirino del gruppo assembleare del Pd. «Per il terzo anno consecutivo non è un bilancio che si possa definire tale» attacca il consigliere regionale dem Fabrizio Cesetti secondo il quale il bilancio «prevede soltanto le spese obbligatorie e vincolate», mentre «non ci sono risorse per la nostra comunità e soprattutto per risolvere i problemi della nostra comunità». Tra le criticità evidenziate dai consiglieri del Pd, che bocciano sia il bilancio di previsione per il triennio 2023-2025 sia il Def, le insufficienti risorse destinate al contrasto del dissesto idrogeologico, l’assenza di soluzioni per il caro bollette, le liste d’attesa in sanità, la mobilità passiva, la non autosufficienza, il lavoro e i Neet. Insomma per i dem non ci sono risorse per famiglie e imprese messe alle corde dai rincari energetici e dall’inflazione.

«È un bilancio che non vede risorse aggiuntive per la sanità, quando invece vogliono mandare in vigore dal primo gennaio del 2023 la nuova legge di riordino del sistema sanitario regionale che lo stesso Governo dice non può essere fatta ad invarianza finanziaria» aggiunge Cesetti parlando con i cronisti a margine della conferenza stampa indetta dai dem prima dell’inizio della discussione nell’Aulla del Consiglio regionale.

Secondo il dem Cesetti quello della giunta «è un bilancio che non finanzia neanche le leggi che andranno in vigore il prossimo anno e che hanno adottato loro. Addirittura le risorse che venivano previste 1 milione circa sul corrente e 2 milioni circa per finanziare queste leggi sono state depennate dalla Commissione perché le risorse sono state destinate per soddisfare le esigenze dei singoli consiglieri» con «’mancette’» da «80mila euro gestite da ciascun consigliere» di maggioranza per il «territorio», mentre alla comunità «non viene riconosciuto alcunché sul caro energia, sulla crisi che colpisce le famiglie». Non solo, Cesetti punta il dito contro un contributo straordinario destinato al Comune di Osimo per «la copertura di una struttura sportiva a Passatempo» una bocciofila, inserito tra le politiche giovanili e sport.

Fabrizio Cesetti, consigliere regionale Pd

Per il consigliere regionale del Pd in bilancio «ci sono risorse assolutamente insufficienti sul dissesto idrogeologico e per la messa in sicurezza del territorio dopo la drammatica alluvione di alcuni mesi fa (15 settembre, ndr)». Insomma «è un bilancio che per la terza volta non c’è, ma questo lo dicono loro – osserva Cesetti – perché dicono che prevede solo spese obbligatorie e spese vincolate, quindi non c’è alcuna risorsa». Il dem evidenzia inoltre che il bilancio 2023-2025 «parte centrale e terminale della legislatura» è un bilancio nel quale «non si scorge la minima progettualità» e che «guarda alle prossime elezioni».

Cesetti attacca sul Def (documento di economia e finanza) che definisce «un copia e incolla di quello dell’anno scorso», dove «non c’è nulla di nuovo», mentre per quanto concerne le risorse destinate al contrasto del dissesto idrogeologico osserva che 21milioni nel triennio sono insufficienti e ricorda che quando era presidente della provincia di Fermo stanziò 13milioni e 600mila euro per un anno, per l’alluvione che nel 2011 colpì Casette d’Ete. I dem in ogni caso spiegano che non faranno ostruzionismo, ma annunciano emendamenti.

Cesetti punta il dito sugli «accantonamenti esagerati per crediti dubbia esigibilità: da 160 a 240 milioni» e attacca perché «sono state tolte risorse per coprire la tabella E, un mercato indecoroso di ‘marchette elettorali». Il consigliere ha usato lo stesso termine (‘marchette’) che le allora apposizioni avevano attribuito alla Tabella C dell’ex assessore al Bilancio della giunta Ceriscioli, Cesetti, ma osserva che nella ‘sua’ Tabella C «c’erano risorse organiche e necessarie per il territorio, stabilite con criteri, dalla giunta».

Duro il capogruppo del Pd Maurizio Mangialardi che bacchetta la giunta evidenziando «i tempi compressi» e parla «ingorgo istituzionale» sintesi del bilancio e delle modalità messe in campo. «È il terzo bilancio che si accinge ad approvare la giunta Acquaroli e strategicamente il più importante, il prossimo sarà di campagna elettorale e non avrà alcun ‘segno’», segno dice che «non troviamo» neanche adesso.

In piedi il capogruppo del Pd Maurizio Mangialardi. Da destra Manuela Bora, Antonio Mastrovincenzo, Anna Casini, Maurizio Mangialardi e Fabrizio Cesettià

Mangialardi parla di «atti e scelte che tendono a marginalizzare la regione ancora una volta, un bilancio tecnico senza variazioni adeguate» come l’anno scorso che come l’anno scorso «non teneva conto della pandemia» quest’anno non tiene conto «della crisi energetica, dell’inflazione» della guerra e dell’alluvione che ha interessato le Marche. Per Mangialardi nel bilancio di previsione non ci sono segni di rilancio della regione e i provvedimenti sono «imbarazzanti» che non danno risposte alla popolazione. Il capogruppo del Pd attacca poi sugli «80mila euro assegnati ai consiglieri da redistribuire, senza criterio, sul territorio, attraverso un approccio imbarazzante mediante emendamenti».

La vice capogruppo consiliare del Pd Anna Casini attacca sull’introduzione di «sei consulenti», uno per ogni assessore regionale, «figure che costano» osserva e che arrivano dopo l’istituzione del sottosegretario «una poltrona in più», mentre invece per la dem si doveva intervenire sui rimborsi energetici, dando seguito alla proposta dell’ex assessore Mirco Carloni, oggi deputato, il quale aveva pensato ad una misura di sostegno di 300 euro a famiglia contro i rincari energetici. Per Casini in bilancio manca «la programmazione e non c’è visione».

Il consigliere regionale Antonio Mastrovincenzo riallacciandosi alle parole di Cesetti, osserva che il Def è «un taglia e incolla fatto male» nel quale alla sanità è riservato «solo un rigo», mentre «non c’è niente per le scuole, per contrastare il problema delle liste di attesa, della mobilità sanitaria, della sicurezza sul lavoro, dei Neet (i giovani che non studiano e non lavorano, ndr)» né sulle politiche a sostegno della non autosufficienza. Il dem evidenzia che non solo «non è finanziata la legge sulla riorganizzazione sanitaria, ma neanche quella sulla psicologia scolastica», né tanto meno la legge su Carlo Urbani, il medico marchigiano che per primo indentificò e classifico la Sars mentre «trovano i soldi per i campi di bocce».

La consigliera Manuela Bora sottolinea «il grave ritardo sulla politica di coesione del fondo europeo di sviluppo regionale» e la «mancanza di confronto» sul bilancio e sui provvedimenti adottati dalla giunta. La dem Micaela Vitri osserva che «non c’è nulla per l’abbassamento delle rette dei nidi che nelle Marche sono le più alte d’Italia, nulla per lo screening senologico» per il quale i dem hanno avanzato una proposta di legge a prima firma della consigliera Bora. Vitri attacca la giunta sulla pdl per la riorganizzazione dei parchi definita «urgente» dalla maggioranza, mentre i temi urgenti per la dem sono «caro bollette e liste di attesa».