ANCONA – I balneari chiedono «la convocazione urgente del Tavolo tecnico consultivo per procedere al completamento del lavori e all’adozione dei criteri tecnici per la determinazione della sussistenza della scarsità della risorsa naturale disponibile» che farebbe scattare le gare previste dalla Bolkestein. A parlare è Romano Montagnoli, presidente regionale del Sib, il sindacato italiano balneari di Confcommercio. Mancano ormai pochi mesi alla riapertura degli ombrelloni e il Sib chiede tutele per la categoria.
Il governo ha chiesto altri quattro mesi per definire i criteri relativi alla scarsità della risorsa naturale, ovvero della spiaggia libera. Intanto i comuni si sono mossi rinnovando le concessioni fino a tutto il 2024, in linea con il decreto Draghi, altri lo avevano già fatto, dando evidenza pubblica ed hanno rinnovato fino al 2033 (Numana, Sirolo, Pesaro, solo per citare alcuni comuni), ma gli operatori si sentono «appesi ad una situazione che si trascina ormai da una decina di anni» dice Luca Paolillo, presidente dell’associazione bagnini della Riviera del Conero.
«Con certezza sappiamo che c’è rimasta una sola stagione estiva – prosegue Paolillo – in questa situazione nessuno investe, perché non c’è la sicurezza sul proseguimento della concessione, per cui non si fanno lavori di abbellimento o ristrutturazione se non in rarissimi casi, non è il momento di investire. Siamo preoccupati».
Montagnoli ricorda l’importanza del turismo balneare per l’Italia. «Nel nostro Paese il mare resta la vacanza più richiesta – dice Montagnoli – i servizi che offrono le nostre imprese hanno reso l’Italia leader nel panorama internazionale per questa tipologia di turismo, non si può rischiare di danneggiare questo incredibile patrimonio, applicando in maniera errata la direttiva Bolkestein».
«Il clima di incertezza» che aleggia sulle spiagge in vista della riapertura della stagione balneare, che lo ricordiamo nelle Marche l’anno scorso aveva preso avvio il 29 aprile per concludersi il 1° ottobre dopo una proroga, «pesa sulle imprese, spesso familiari, che hanno investito per anni per garantire servizi e sicurezza nella balneazione attrezzata». «Confidiamo nel governo affinché tuteli le nostre imprese contro questa direttiva che crea turismo, benessere e occupazione» conclude Montagnoli.