ANCONA – Si riaccendono i riflettori sulla direttiva Bolkestein dopo che ieri Bruxelles ha inviato al Governo italiano un parere motivato sulla questione balneare, un passaggio tecnico che rientra nella procedura di infrazione aperta nei confronti dell’Italia perché non sono ancora state messe a gara le concessioni balneari. La vicenda non riguarda solo gli stabilimenti balneari, ma tutte le attività che operano su suolo demaniale e pubblico, dai ristoranti ai campeggi, passando per i chioschi bar e gli alberghi.
«La Commissione Europea ci aveva già messo in mora tre anni fa – spiega Romano Montagnoli, presidente regionale del Sib, Sindacato Italiano Balneari di Confcommercio -. Ora il governo ha 60 giorni per rispondere – nel caso in cui la Commissione Europea dovesse giudicare la risposta insoddisfacente potrebbe ricorrere alla corte di giustizia europea, passaggio che successivamente potrebbe poi far scattare le sanzioni».
Una situazione che preoccupa i balneari «né più né meno di quanto lo fossimo già. Sono 13 anni che siamo ormai sullo spiedo e i governi che si sono succeduti sono rimasti immobili. Tuttavia, non bisogna strumentalizzare il parere motivato, ieri non ci è caduta nessuna pietra addosso, eravamo e restiamo sulla graticola: il problema c’è ed è grave, ma di certo da domani non cambierà nulla, è un iter che sta andando avanti, una questione che solo la politica potrà risolvere».
Montagnoli spiega che la speranza dei balneari è che il governo faccia valere a Bruxelles la mappatura delle spiagge libere e di quelle in concessione dalla quale emergerebbe che un 33% di litorale è occupato da concessioni e il 67% libero per cui non ci sarebbe il presupposto per esercitare la direttiva Bolkestein il cui principio guida sarebbe quello della scarsità di risorsa, che secondo i balneari con questi numeri non sussisterebbe.
Il presidente del Sib intanto fa notare che i Comuni si muovono a macchia di leopardo, sia sul territorio nazionale che regionale: «Alcuni comuni – spiega – hanno fatto il rinnovo, altri una sorta di evidenza e poi rinnovato, precisando di non aver ricevuto richieste da parte di altri potenziali gestori, in altri ancora la proroga non è stata fatta. C’è frammentazione».
«Non credo che la questione si risolverà a breve, ma intanto confidiamo sul fatto che il governo ha in mano una mappatura – dice – è un punto da cui partire, speriamo che siano bravi a farlo valere in Commissione Europea». Le attività che rischiano di andare a gara, osserva «sono un asset importante del turismo nazionale e anche regionale». La richiesta dei balneari alla politica «è di mettere mano seriamente alla questione: le interrogazioni in Consiglio regionale non servono. Non ci prestiamo alla polemica politica, chiediamo atti concreti a difesa del nostro settore, anche perché negli anni abbiamo fatto investimenti e diamo occupazione, ma ormai è più di un decennio che non sappiamo che fine faremo. Non siamo più disposti a soluzioni ‘pasticciate’».