ANCONA – Stop alla caccia in preapertura per quattro specie. Lo rendono noto le associazioni ambientaliste. «Il Tar Marche – spiegano Lac, Lav, Lipu e Wwf Marche – ha accolto parte del ricorso presentato da associazioni ambientaliste e ha sospeso la caccia a quattro specie in preapertura» in « via precauzionale». Si tratta del germano reale, dell’alzavola, della marzaiola e della quaglia.
Secondo le associazioni ambientaliste, è stato «scongiurato quindi un gravissimo danno al patrimonio indisponibile dello Stato». Lac, Lav, Lipu e Wwf Marche ricordano di aver dovuto presentare il ricorso al Tar per ribadire un «concetto semplice e che sembrerebbe scontato, ovvero che la caccia non è un diritto acquisito, ma una semplice concessione, regolata e dettata sia da leggi dello Stato e dai suoi organismi scientifici, che dalla Comunità Europea, con svariati trattati internazionali».
«Speravo in una sospensione piena delle preaperture anche per la tortora selvatica, che è una specie minacciata a livello europeo e in forte declino e per il colombaccio – dice Danilo Baldini delegato Lac Marche -, ma per queste specie non c’era parere contrario dell’Ispra. Più di così era praticamente impossibile».
«Per l’ennesima volta, – affermano Lac, Lav, Lipu e Wwf Marche – la Regione Marche è stata censurata dal Giudice amministrativo, perché ha maldestramente tentato di forzare i pareri scientifici, il diritto nazionale e comunitario, la giurisprudenza e anche il buonsenso, permettendo nel calendario venatorio la caccia già dal primo settembre a delle specie che invece dovrebbero essere tutelate e protette, perché ancora in fase di allevamento della prole».
«Anche l’Ispra (Istituto Superiore Protezione e Ricerca Ambientale) – aggiungono – aveva espresso parere negativo all’apertura della caccia alle suddette specie, ma la Regione Marche aveva completamente ignorato tale parere, discostandosene senza motivarlo in maniera adeguata e coerente».
La trattazione completa del ricorso avverrà durante la camera di consiglio del 14 settembre e le associazioni ambientaliste «confidano nel Tar Marche che ha sempre dimostrato equilibrio nel valutare l’interesse di chi vuole cacciare ed uccidere la fauna selvatica e di chi invece vuole difendere un patrimonio collettivo, anche alla luce della nuova formulazione dell’Art. 9 della Costituzione, che introduce la tutela della biodiversità come fondamento del nostro vivere comune».