Attualità

Caldo, arrivano i bollini di allerta per la salute dei lavoratori. Di Iulio: «Prendere consapevolezza del cambiamento climatico»

Sono previste tutele per i lavoratori quando le temperature si fanno roventi? Ne abbiamo parlato con il presidente dell'Ordine dei consulenti del lavoro della provincia di Ancona Roberto di Iulio

Lavoratori strade (foto Poor_photographer da Pixabay)

ANCONA – L’ondata di calore africano che sta tenendo sotto scacco il Paese, mette a dura prova i lavoratori, specie quelli costretti a lavorare all’aperto, sotto il sole, senza il sollievo dato dall’ombra o dai condizionatori degli uffici, nel capannone di una fabbrica con i macchinari accesi che producono ulteriore calore, o nella cucina di un ristorante. Con le giornate da bollino rosso che si susseguono ormai da cinque giorni consecutivi e le ferie che magari sono state già fatte, può non essere affatto semplice far quadrare produttività e alte temperature. Insomma, caldo e lavoro, un connubio non sempre possibile o almeno non in tutte le professioni.

Basta guardarsi intorno in queste giornate per vedere che sono diverse le persone che lavorano sotto il sole cocente: li vediamo nei cantieri stradali, in quelli edili, sul volto l’espressione esausta e provata di chi non ce la fa più. Sono previste tutele per i lavoratori quando le temperature si fanno roventi? In base all’articolo 2087 del codice civile il datore di lavoro è obbligato a tutelare la salute, l’integrità fisica e morale del lavoratore, per questo deve adottare nell’esercizio dell’impresa tutte le misure che sono necessarie, in base alla tipologia di lavoro e sulla base dell’esperienza e della tecnica.

Roberto Di Iulio, presidente del Consiglio Provinciale dell’Ordine dei Consulenti del lavoro di Ancona

«L’esposizione del lavoratore al caldo – spiega Roberto di Iulio, presidente dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro della provincia di Ancona – è uno dei rischi che ogni datore di lavoro dovrebbe valutare nell’esercizio della propria impresa e inserirlo nel ‘dvr’, documento di valutazione dei rischi» per poi prendere le opportune misure calandole «sulla propria attività, sulle condizioni di salute e sullo stato fisico dei propri lavoratori, oltre che sulla loro età e la mansione svolta. Certo non è semplice, perché la normativa parla di stress termico, ma non fissa una temperatura oltre la quale non si possa lavorare».

Secondo il presidente dei consulenti del lavoro dorici, ad esempio, per chi lavora all’aperto, come nell’agricoltura o nell’edilizia, basterebbe sospendere le attività nelle ore centrali della giornata «un po’ sulla scorta di quanto fanno in Messico dove si concedono la ‘siesta’: visto che ci stiamo avvicinando a temperature sempre più tropicali, serve una presa di consapevolezza sul cambiamento climatico in atto, sempre più accentuato, e valutare quando è il momento di fermarsi riorganizzando la giornata lavorativa, così da coniugare l’esigenza di garantire l’esecuzione dei lavori con quella di tutelare la salute dei lavoratori».

Intanto arrivano i bollini rossi dell’allerta caldo per la salute dei lavoratori. Un progetto Inail e Cnr, che in base ad aree geografiche, aggiornata ogni tre giorni, fornisce una piattaforma dove andare a vedere le ore da evitare per tipologia di lavori, dai più pesanti che comportano una attività fisica intensa, a quelli più leggeri con attività fisica moderata. Cliccando sulla sezione ‘previsioni‘ nel sito Worklimate, si accede alle ‘previsioni del rischio caldo per vari profili di lavoratori’ con le mappe del rischio, dove il verde segnala nessun rischio e il rosso un rischio alto, mentre giallo sta per rischio basso e arancio indica un rischio moderato.

Il 13 luglio con una nota (5056-2023) l’Ispettorato nazionale del lavoro ha richiamato la possibilità di accedere alla cassa integrazione per il troppo caldo (sopra i 35 gradi) e l’opportunità di mettere in campo tutti gli strumenti necessari e a disposizione per evitare rischi. Nella circolare L’Inl ricorda che l’esposizione eccessiva allo stress termico comporta l’aumento del rischio infortunistico e che maggiormente interessate sono le mansioni che comportano attività non occasionali all’aperto, nei settori più esposti al rischio, ovvero edilizia civile e stradale (con particolare
rilevanza per i cantieri e i siti industriali), comparto estrattivo, settore agricolo e della manutenzione del verde, comparto marittimo e balneare, solo per citare i maggiori. E l’Ispettorato nazionale del lavoro fa riferimento proprio al sistema di allerta meteo-climatica della piattaforma Worklimate.

Ti potrebbero interessare