ANCONA – Il periodo precedente il Natale ha fatto registrare nelle reti dei pescherecci della marineria dorica un’abbondanza di pesce. Mazzancolle, merluzzi e calamari, le specie più pescate, le quali sono risultate «di dimensioni più grandi del solito» soprattutto rispetto a due anni fa, rileva Apollinare Lazzari della cooperativa produttori pesca di Ancona.
Un pescato di qualità per la gioia degli armatori, che ha permesso di soddisfare le richieste tipiche della Vigilia di Natale, quando il pesce è protagonista sulla tavola. Insieme a queste specie autoctone è andato a ruba nelle pescherie anche il granchio blu, il crostaceo divenuto ‘simbolo’ del cambiamento climatico nell’Adriatico.
La pesca più abbondante registrata prima di Natale, così come le pesche ‘miracolose’ avvenute tra maggio e novembre nelle acque di altre regioni, però, «non sono correlate al cambiamento climatico» precisa il professor Roberto Danovaro, docente dell’Università Politecnica delle Marche e membro del Centro Nazionale Biodiversità. «Si tratta piuttosto di oscillazioni che sono da sempre avvenute in natura» spiega, «il riscaldamento anomalo può avere spinto alcune specie a latitudini più alte a causa del cambiamento della circolazione marina».
Secondo Danovaro le pescate più abbondanti dipendono invece dalla regolamentazione delle aree di pesca. «Il cambiamento climatico però – prosegue – potrà far arrivare anche nelle acque antistanti le Marche pesci che solitamente si trovano a latitudini più basse, come il pesce balestra e il pesce pettine (già pescati nelle acque di Puglia e Calabria), come avvenuto con il granchio blu e il pesce scorpione, specie che potrebbero infliggere un colpo letale quelle autoctone».