Attualità

Giornata mondiale contro il cancro, Berardi: «Prevenzione fondamentale per evitare pandemia di tumori»

Il primario della Clinica Oncologica di Torrette fa il punto sulle sperimentazioni e i protocolli terapeutici attivi e pone l'accento sulla prevenzione

Rossana Berardi
La dottoressa Rossana Berardi

ANCONA – «È importante sottoporsi agli screening periodici di controllo,  perché purtroppo si continua a morire anche di altre malattie e non solo di covid». A porre l’accento sull’importanza della prevenzione nella Giornata Mondiale contro il Cancro, che ricorre oggi 4 febbraio, è Rossana Berardi, professore ordinario dell’Università Politecnica delle Marche e direttore della Clinica Oncologica degli Ospedali Riuniti di Ancona.

Se nei primi mesi della pandemia di Covid-19 molti controlli di routine sono saltati in Italia, oltre 1 milione e 200 mila stando ai dati dell’Osservatorio Nazionale sugli screening, non solo per il timore del contagio ma anche per la necessità degli ospedali di fronteggiare l’onda d’urto dei ricoveri, «oggi siamo più preparati, più esperti e più organizzati e i percorsi di screening sono stati riattivati», afferma il primario.

La professoressa rassicura anche sul fatto che gli Ospedali hanno attivato procedure per rendere quanto più sicuro l’accesso dei pazienti: «In questo periodo è meno rischioso rispetto alle altre fasi della pandemia, sia perché conosciamo meglio il virus, le procedure di sanificazione sono attente, buona parte degli operatori sanitari sono stati vaccinati e i tamponi vengono utilizzati correntemente, spesso anche nella fase degli accessi esterni». Insomma, «la situazione sul fronte del controllo e della sicurezza è elevata», per questo non si può rischiare di saltare gli esami e le terapie.

«Non dobbiamo dimenticare che esistono anche altre patologie e quella oncologica è certamente una delle più importanti e la prevenzione può fare la differenza – afferma -. Non è un caso che nelle ultime settimane gli oncologi hanno chiesto a gran voce attenzione, perché non si passi dalla pandemia di covid, a quella di cancro».

A livello nazionale sono stati raccolti dei dati sul fenomeno, dai quali emerge «una riduzione delle prime visite, quindi della prima diagnosi, pari mediamente al 10-15% circa nel 2020 rispetto al 2021 – spiega la professoressa Berardi, coordinatrice regionale dell’Associazione italiana di oncologia medica -. Dai dati preliminari scaturiti dall’osservazione condotta su 5 centri italiani, in una ricerca condotta dalla mia clinica che verrà presentata nel mese di marzo al congresso europeo sui tumori polmonari Elcc, emerge anche una riduzione dei nuovi casi accertati di tumore al polmone rispetto al 2019, ma non una patologia in stadio più avanzato alla diagnosi, emerge poi che si è pervenuti alla diagnosi e si è dato inizio alle terapie nelle stesse tempisti. La spiegazione di questo fenomeno può risiedere nel fatto che questi pazienti hanno sintomi sovrapponibili al Covid e quindi con accesso immediato relativamente alla diagnosi e all’efficace tenuta dei gruppi multidisciplinari e dei percorsi Pdta (Percorsi Diagnostico Terapeutici Assistenziali) nelle regioni italiane».

Se all’ospedale regionale le cure non si sono mai fermate, neanche durante il lockdown, oggi sono tutti attivi i protocolli di ricerca in cui la Clinica Oncologia è coinvolta. Fra questi ci sono i protocolli di fase uno, che prevedono cioè l’utilizzo sui pazienti di nuove molecole come l’immunoterapia per il microcitoma polmonare (una tipologia di tumore molto aggressiva). «Ancona è l’unico centro certificato dall’Aifa per gli studi di fase uno, una opportunità importante per i pazienti per poter accedere all’impiego di molecole presenti solo in pochi centri italiani o del mondo in generale».

Un altro studio partito durante la pandemia è quello sul mesotelioma pleurico, per il quale la Clinica Oncologica di Torrette è stata l’unico centro italiano vincitore di un finanziamento europeo complessivo di circa 6milioni di euro. Si tratta di una immunoterapia a base di cellule dendritiche che viene somministrata dopo la chemioterapia sui pazienti affetti da questa tipologia di tumore «che fino ad oggi non aveva alternative terapeutiche alla chemio» afferma l’oncologa, spiegando che «i risultati sono davvero incoraggianti».

Nell’ambito della ricerca clinica sono attivi 35 protocolli, fra i quali, «unici nel panorama del nostro territorio e per i quali non ci sono alternative terapeutiche», spiega il primario, quelli sul colangiocarcinoma, una malattia delle vie biliari, molto severa, ma che con questo protocollo vede «un importante passo avanti», con risultati sono promettenti. Attivo poi un protocollo per i pazienti con tumore allo stomaco e numerosi altri per il carcinoma mammario. Sul tumore al seno, la novità più importante rappresentata invece dai «farmaci che vanno a colpire le cicline-chinasi, enzimi che attivano la cellula» un protocollo al quale possono partecipare anche le donne operate al seno.