ANCONA – Amareggiati, ma anche pronti a scommettere su una nuova stagione. È questo l’atteggiamento comune ai gestori dei centri estivi dopo oltre due mesi di chiusura forzata per l’epidemia di coronavirus e ora prossimi alla riapertura.
Le strutture si stanno scontrando però con lo scoglio dei protocolli che come spiega Annalisa Rossini, referente del gruppo Parchi gioco e Ludoteche delle Marche, «non sono ancora arrivati e questo non ci consente di poter prendere prenotazioni perché non sappiamo quanti bambini possiamo tenere». Intanto le richieste fioccano perché con le riaperture delle attività produttive e le scuole chiuse da mesi cresce la richiesta delle famiglie di poter usufruire di questi servizi. «Avremmo voluto provare a riaprire già dall’8 giugno ma organizzare tutto in una settimana è molto complicato e la maggior parte di noi è amareggiata per il fatto che si prospetta una ripresa difficile sul fronte economico».
La referente del gruppo che unisce oltre una trentina di parchi gioco e ludoteche sparsi sul territorio regionale pone l’accento sui problemi di liquidità che stanno affliggendo queste attività che hanno chiesto finanziamenti per fronteggiare la nuova organizzazione richiesta dalla pandemia, ma che ancora «non sono arrivati». Insomma devono fare i conti con tutta una serie di «disagi che potrebbero essere difficili da sostenere e che potrebbero far slittare le riaperture».
Oltretutto, evidenzia che spesso sul territorio c’è una organizzazione a macchia di leopardo con alcuni comuni che si organizzano e altri più indietro o che lo fanno in maniera differente e «anche questo contribuisce a creare confusione» anche alle stesse famiglie, con disomogeneità da un territorio all’altro: ci sono Comuni che hanno già presentato gli avvisi per le manifestazioni di interesse da parete delle strutture che intendono riaprire e altri che invece devono ancora organizzarsi. Questo tradotto in termini pratici vede a pochi chilometri di distanza strutture che sono già partite prendendo le prenotazioni e altre che attendono di avere un quadro della situazione più chiaro per dare risposte certe e definitive alle famiglie. Insomma «è una riapertura con tante zone d’ombra» sulla quale pesa anche l’incertezza di non sapere se potranno ripartire anche quelle attività collegate a quei centri specializzati che hanno permessi educativi e che svolgono attività di recupero scolastico e aiuto compiti.
«La riapertura – spiega Annalisa Rossini – ci dà tanta energia, ma vogliamo farla nel miglior modo possibile sia per spirito di servizio verso la comunità con famiglie che si affidano a noi da anni, sia per andare incontro al bisogno di socialità dei bambini, ma anche perché abbiamo bisogno di tornare a lavorare, ricevendo un minimo di aiuti». Osserva infatti che i fondi previsti dal Decreto Rilancio non sono ancora arrivati e attendono anche gli aiuti annunciati dalla Regione, mentre pone l’accento sul bonus baby sitter che rappresenta ancora «una grande incognita».
«Questa estate sarà molto diversa per i bambini che hanno vissuto enormi difficoltà nel periodo di chiusura – prosegue – hanno necessità di tornare a vivere una forte di relazione». Una relazione che non sarà semplice sperimentare per loro dal momento che vige il distanziamento sociale: «Cercheremo di far percepite loro l’importanza del rispetto delle norme in maniera motivante e ludica per cercare dare un senso a questa situazione».
Bambini che hanno perso la scuola e che hanno visto la loro quotidianità stravolta pagando il prezzo più alto di tutti in questa quarantena nella quale sono stati per lo più dimenticati dalle Istituzioni. «I bambini hanno bisogno di tornare a giocare e credo che questa estate sarà per loro una riscoperta del mondo che li circonda e del gusto di stare con i coetanei. Ho la speranza – conclude – che possano recuperare i mesi persi e le difficoltà che possono aver vissuto in questi mesi».
«Ci proviamo, riapriremo per non buttare via gli anni precedenti e dare un servizio alle famiglie» spiega Luca Mosca, istruttore di calcio della Asd Giovane Offagna San Biagio e Anconitana che da 5 anni organizzano centri estivi improntati su attività sportive come calcio, basket, pallavolo, baseball e rugby nei centri sportivi di San Biagio di Osimo e Offagna.
«Quest’anno abbiamo dovuto investire in un maggior numero di istruttori perché ne serve uno ogni 7 bambini della scuola primaria e 1 ogni 5 per quelli della scuola di infanzia» spiega precisando che potranno utilizzare solo il campo sportivo di Offagna, perché quello di San Biagio di Osimo avrebbe criticità per gli accessi contingentati ai bagni. «Tante le richieste dalle famiglie – spiega – alcune delle quali purtroppo saremo costretti a respingere per via del distanziamento che deve esserci fra i bambini nonostante le nostre attività si svolgano all’aria aperta».
Intanto però ce la stanno mettendo tutta e si stanno organizzando per approntare l’accoglienza dei bambini che arriveranno la mattina: «Misureremo la temperatura corporea e faremo compilare ai genitori un questionario sulle condizioni di salute dei loro figli, mentre per quanto riguarda la mascherina da far indossare ai bambini durante lo svolgimento dell’attività fisica se la normativa obbligherà a metterla dovremo ovviamente attenerci. Certo quest’anno saremo più limitati e si perderà un pò di divertimento rispetto agli anni scorsi dovendo evitare contatti fisici, ma riusciremo comunque a dare una ottima alternativa alle famiglie che sono disperate perché hanno ripreso a lavorare e non tutte hanno aiuti».
E i genitori che ne pensano? Sono pronti a far tornare i figli in mezzo agli altri bambini o hanno delle remore per il timore di un contagio? «Onestamente mi auguro che i centri estivi riaprano al più presto – spiega Barbara, mamma di due bambini uno di 9 e l’altro di 6 anni -. I miei figli non vedono l’ora di riprendere a frequentare i loro coetanei tutti i giorni e oltretutto io e mio marito lavoriamo: per ora ci stiamo appoggiando ai nonni ma non è una situazione ottimale per nessuno dei due. Non so come potremmo fare se non riapriranno presto, oltretutto c’è l’incognita del pranzo che a quanto pare non potrà essere svolto quest’anno. Alla fine tutte le difficoltà ricadono come sempre sulle famiglie».
«In famiglia abbiamo ripreso a lavorare e c’è un grande bisogno di avere servizi educativi per i figli – osserva Michele, papà di una bambina di 10 anni -, oltretutto i figli si annoiano con una baby sitter e preferiscono stare in gruppo nonostante tutte le limitazioni imposte per evitare la diffusione del virus».