ANCONA – È ancora in prognosi riservata, ma migliorano le condizioni di salute della mamma che ha partorito con cesareo d’urgenza, mentre era intubata per una insufficienza respiratoria legata ad una infezione da covid-19. La donna era giunta giovedì sera (6 maggio) al Salesi di Ancona, proveniente dall’ospedale di Ascoli Piceno nel quale era stata accertata la positività al virus della gestante giunta alla 36esima settimana.
Un improvviso peggioramento delle condizioni respiratorie della donna ha reso necessario per i medici ricorrere all’intervento per un cesareo d’urgenza. «In una prima fase le condizioni erano serie, ma non lasciavano presagire nell’immediato a un precipitare dell’insufficienza respiratoria che si è verificata nelle prime ore di venerdì mattina» racconta Alessandro Simonini, primario del reparto di Anestesia e Rianimazione Pediatrica del Salesi di Ancona, nel sottolineare che l’equipe era pronta ad intervenire.
Dall’inizio dell’emergenza sanitaria al Salesi di Ancona sono stati 5 i parti avvenuti da donne positive al virus in condizioni critiche, due dei quali su gestanti intubate, il primo nell’aprile scorso (una donna alla 30esima settimana) e poi quello avvenuto venerdì mattina. «A causa di un peggioramento nelle condizioni respiratorie avvenuto nell’arco di 24-48 ore, ci ha costretto ad intervenire per salvaguardare il feto e la mamma. Siamo dovuti correre in sala operatoria perché il feto rischiava di subire delle ripercussioni legate ad una scarsa ossigenazione della madre» spiega Simonini.
Ad operare la gestante con taglio cesareo è stata l’equipe del professor Andrea Ciavattini, mentre, dopo il parto, la neonata è stata affidata alle cure dell’equipe di neonatologia del professor Virgilio Carnielli e la mamma alla Rianimazione del dottor Simonini dove è ancora intubata e in condizioni critiche. La neonata sta bene ed è in buone condizioni di salute e una volta ultimati i tamponi potrà essere dimessa dall’ospedale.
«La fase immediatamente successiva al parto – prosegue il primario – è stata estremamente complessa, perché la condizione clinica della donna è peggiorata ulteriormente nelle ore successive, tanto che nella mattinata di domenica abbiamo contattato la rianimazione clinica di Torrette per valutare una eventuale ecmo, ossigenazione extracorporea, però con la pronazione della paziente le sue condizioni respiratorie sono migliorate e questa mattina abbiamo deciso di lasciarla supina».
La pronazione è una delle posture utilizzate per i pazienti ricoverati in terapia con grave insufficienza respiratoria da covid-19, per migliorarne l’ossigenazione e favorire il drenaggio delle secrezioni. Il primario spiega che, visto il miglioramento delle condizioni della donna, sono stati sospesi anche i farmaci impiegati per sostenere l’attività cardiaca, dal momento che la gestante aveva avuto anche un interessamento emodinamico della malattia. «Una condizione critica che ancora rimane – spiega – , anche se iniziamo a nutrire un cauto ottimismo per i prossimi giorni. Se le condizioni si mantengono stabili o continuano a migliorare non è escluso che si possa pensare ad una estubazione».
Il dottor Simonini fa notare che, anche se la pressione sulle strutture ospedaliere è in calo, non si può ancora abbassare la guardia. «Condividiamo assolutamente le riaperture che sono doverose, ma queste scelte danno molta fiducia al cittadino che deve essere responsabile. Nonostante l’impressione sia positiva, si va incontro alla bella stagione, siamo più vaccinati, l’utilizzo dei dispositivi e l’attenzione al distanziamento non sono competenze politiche ma un dovere e un obbligo di tutti noi. Non bisogna sottovalutare».