ANCONA – Precariato e gap salariale per giovani e donne nelle Marche: il 48,1% degli under 30 guadagna meno di 10mila euro lordi l’anno, le donne ancora oggi percepiscono un salario inferiore rispetto a quello dei colleghi maschi. È la fotografia scattata dall’analisi dei dati Inps elaborati dall’Ires Cgil nel 2022, illustrati oggi nella sede regionale del sindacato.
Dal report emerge che se da un lato nelle Marche cresce il numero di occupati del 3,5%, «la crescita è rappresentata da lavoro precario ed è inferiore rispetto a quella del Centro Italia e del Paese». A crescere secondo l’Ires Cgil è infatti, il «numero dei lavoratori in part time, che rappresentano il 32,8% del totale». Non solo, 1 lavoratore su 4 è a tempo determinato e crescono i lavoratori somministrati (3,5%) e intermittenti (13,9%).
Il segretario generale della Cgil Marche, Giuseppe Santarelli ha sottolineato l’importanza dell’analisi qualitativa che rappresenta «una bussola che ci orienta rispetto al lavoro di contrattazione che come sindacato dobbiamo fare». Una analisi ha aggiunto «che rivolgiamo sia alla parte politica e istituzionale che può fare la sua parte, sia alla parte datoriale». «Alla Regione – ha spiegato – chiediamo da anni di utilizzare le risorse del fondo sociale europeo 2021-2027, che sono tante e si stanno spendendo, vincolandole all’occupazione di lavoro stabile e indeterminato e soprattutto orientandole verso l’ingresso nel mercato del lavoro di giovani e di lavoratrici donne, cosa che non si sta facendo. Le risorse si stanno spendendo senza l’obiettivo primario» cioè quello di «creare stabilità e lotta alle disuguaglianze, per creare una condizione sociale di miglioramento della vita dei cittadini marchigiani che parte innanzitutto dal lavoro».
L’altra questione posta sul tavolo da Santarelli è quella delle risorse del Pnrr che «ha come finalità quella di combattere le disuguaglianze nel mercato del lavoro e colmare il gap di genere e il ritardo dell’ingresso dei giovani nel mercato del lavoro». «Anche sui Neet» c’è «una chiara dichiarazione da parte dell’Europa di utilizzo di qiueste risorse – ha detto -, ma anche qui si stanno utilizzando le deroghe» con «il rischio di vanificare queste risorse». Da qui la richiesta del segretario generale Cgil Marche di attivare un «tavolo di lavoro regionale specifico» con «tutte le parti sociali» per affrontare questi temi «e ragionare insieme su cosa fare, perché la situazione socialmente sta diventando insostenibile: c’è uno scivolamento delle Marche, grazie a una condizione di peggioramento sociale» che è anche alla base «del successo dello sciopero del 17 novembre che ha visto una grandissima partecipazione del pubblico impiego e del settore privato e anche alle manifestazioni perché c’è un malessere che cerca di trovare una risposta».
«Nel 2022 retribuzione media lorda dei lavoratori dipendenti della nostra regione è molto al di sotto rispetto sia alla media del Centro Italia, sia dell’intero Paese – ha detto la segretaria regionale della Cgil Marche Eleonora Fontana -. Se prendiamo in esame le retribuzioni e delle lavoratrici donne e degli uder 30 la situazione è ancora più preoccupante». Non solo, «il 50,6% delle lavoratrici donne è in part time e solo 1 donna su 3 ha un contratto di lavoro a tempo pieno e indeterminato». Per quanto riguarda i giovani under 30 Fontana evidenzia «una forte contrazione dei contratti a tempo pieno e indeterminato nel lungo periodo» ovvero tra il 2012 e il 2022.
Il precariato colpisce più di tutti i giovani. Solo il 34,6% negli under 30 ha un contratto di lavoro a tempo pieno e indeterminato, mentre nel 2012 il dato si piazzava al 48%. Il 38,6% dei giovani ha un contratto part time, il 48,1% percepisce una retribuzione lorda media annua inferiore ai 10mila euro. Complessivamente i lavoratori marchigiani con meno di 30 anni percepiscono una retribuzione media lorda annua di 12.102 euro, circa 8mila euro lordi in meno rispetto alla media dei lavoratori dipendenti privati e, comunque, anche i giovani a tempo pieno e indeterminato percepiscono in media 1.876 euro lordi annui in meno rispetto ai coetanei con la stessa tipologia contrattuale su base nazionale.
Il gap salariale affligge anche le donne che percepiscono mediamente 7.186 euro lordi in meno rispetto agli uomini, un 30,6% in meno. Le lavoratrici delle Marche sono 202mila (44,2%) e più della metà con un rapporto di lavoro part time (50,6%). Solo 1 su 3 ha un contratto a tempo pieno e indeterminato. Per quanto riguarda le retribuzioni medie lorde annue percepite nelle Marche sono pari a 20.279 euro e, rispetto al 2021, registrano un aumento di 777 euro, pari a +4%; nonostante questo, sono ancora significativamente inferiori al valore medio delle regioni del Centro (-1.835 euro) e soprattutto a quello medio nazionale (-2.560 euro).
I lavoratori dipendenti con un lavoro a tempo parziale percepiscono in media 11.750 euro lordi annui, i lavoratori stagionali 5.309 euro lordi, mentre coloro che hanno un contratto di lavoro a tempo determinato guadagnano mediamente 10.355 euro lordi annui. La retribuzione media lorda annua dei lavoratori somministrati ammonta a 9.803 euro mentre gli intermittenti percepiscono mediamente 2.119 euro lordi. Attraverso un’analisi più approfondita, l’aumento maggiore dei lavoratori rispetto al 2021 si è registrato in quei settori dove le retribuzioni sono generalmente più basse. Si fa in particolare riferimento alle costruzioni, alle attività artistiche, sportive e di intrattenimento e al settore del turismo e della ristorazione. Ciò mette in evidenza che una buona parte della crescita ha avuto luogo in settori caratterizzati da livelli retributivi inferiori alla media, crescita determinata e per effetto degli incentivi fiscali e dalla ripresa post-covid.