FILOTTRANO – Filottrano e Loreto unite da un fascio di luce. È quanto accadde secondo la tradizione popolare nella notte tra il 9 ed il 10 dicembre 1294, quando avvenne la traslazione della Santa Casa da Nazareth a Loreto. Proprio in quella notte così speciale si verificò un evento soprannaturale: un arco luminoso apparve nel cielo a unire simbolicamente la Chiesa di Santa Maria di Tornazzano a Filottrano e Loreto dove sarebbe sorta la celebre basilica, punto di riferimento internazionale della devozione mariana. Nel suo tragitto l’arco di luce “toccò” anche la chiesetta del “Boschetto” che si trova a Villa Gentiloni e che da allora prese il nome di “Madonna dei Lumi”.
La stessa chiesetta che lo stilista Luca Paolorossi, proprietario di Villa Gentiloni, ha voluto riportare agli antichi splendori in occasione del Giubileo Lauretano del 2020 che ricade nei 100 anni dalla proclamazione della Madonna di Loreto a protettrice degli aviatori e nell’anno in cui le Marche sono state decretate dalla Lonely Planet quale meta imperdibile per il 2020.
Dopo importanti lavori di restauro l’antico luogo di culto, edificato dalla famiglia dei Marchesi Perozzi lungo la via che conduceva da Filottrano ad Osimo (via Bartoluccio), è tornato a risplendere nella sua bellezza.
«Le prime notizie documentate della Chiesetta del “Boschetto” risalgono al 1600 ma una serie di indizi fanno risalire la sua edificazione al 13esimo secolo, epoca della traslazione della Santa Casa di Loreto», spiega lo stilista filottranese Luca Paolorossi. «Un gioiello per la nostra terra», spiega lo stilista.
Una devozione, quella alla Madonna dei lumi di cui si trova traccia anche negli anni intorno al 1660. All’epoca infatti era già stata realizzata una acquasantiera riportante questa effige nello scalone principale del palazzo dei conti Tofani Natale Marzi in piazza Mazzini a Filottrano. A volerla fu Esifile Bartolucci, erede di una famiglia nobile, imparentata con i Tofani Marzi che nel 1609 era proprietaria dell’intero colle. Proprio da Esifile Bartolucci presero il loro nome sia la via che la frazione Bartoluccio dove sorge Villa Gentiloni.
Tracce della chiesetta sono emerse durante lavori di recupero del parco di Villa Gentiloni. «Come accaduto a molte pievi di campagna – spiga Paolorossi -, anche la struttura originale della chiesetta non esisteva più e si riteneva perduta, ma poi abbiamo trovato resti di un edificio religioso risalente presumibilmente al 13esimo-14esimo secolo. Incuriositi, abbiamo condotto ricerche nei terreni intorno alla Villa, trovando in una struttura abbandonata una serie di elementi architettonici riconducibili ad un’architettura sacra di campagna del 17esimo secolo».
Con tutta probabilità, racconta lo stilista filottranese, i Conti Gentiloni
«edificarono la nuova chiesetta sulle rovine della precedente, al suo interno infatti abbiamo ritrovato nicchie, pilastri e conci con croci ottopuntate risalenti alla precedente costruzione, che testimoniano la continuità di uso di tale luogo sacro».
All’interno delle chiesetta si possono ammirare un crocifisso in avorio e legno risalente al 1700 rinvenuto dalla famiglia Paolorossi in una struttura abbandonata, mentre una Madonna in terracotta Policroma attribuita a Fra Mattia della Robbia (datata tra 15esimo e 16esimo secolo) è custodita all’interno di Villa Gentiloni. L’opera, realizzata su commissione della Famiglia Perozzi, è citata nell’inventario che il rettore Don Felice Bonifazi scrisse nel 1734 come opera sacra appartenente alla chiesetta dei Lumi.