ANCONA – Aumento delle vendite e occupazione in crescita. È questa la fotografia delle imprese marchigiane scattata dalla Fondazione Aristide Merloni circa l’andamento nel 2017. Il report, giunto alla 32 esima edizione, è stato presentato nel pomeriggio di oggi (16 ottobre) nella sede di Confindustria Marche Nord nell’ambito della Classifica delle Principali Imprese Marchigiane.
Un rapporto annuale che la Fondazione Aristide Merloni porta avanti dal 1986, raccogliendo ed elaborando i bilanci di oltre 200 delle principali imprese marchigiane, stilando una classifica corredata da commenti sullo sviluppo economico e finanziario. Un significativo contributo alla storia dell’industria marchigiana dell’ultimo trentennio.
«Un anno positivo che segue un 2016 altrettanto positivo – ha commentato il professor Donato Iacobucci, coordinatore della Fondazione Merloni – la crescita delle vendite è stata del 7% circa, quindi in accelerazione rispetto al 2016 e anche dal punto di vista della redditività c’è stata una tenuta. Ancora più positiva la crescita, seppur non rilevantissima, ma che comunque c’è stata, degli addetti. Nel 2017 sono state le medie e le grandi imprese, quelle che hanno avuto una performance migliore rispetto alle piccole imprese. Tuttavia quello che vediamo in questi anni è che c’è stata una maggiore selettività, cioè indipendentemente dalla dimensione o dal settore, contano le strategie e la capacità della singola impresa di muoversi sui mercati sia interni che internazionali». Innovazione e internazionalizzazione le leve fondamentali su cui occorre puntare secondo il professor Iacobucci.
Risultati incoraggianti, ha commentato il professor Valeriano Balloni: «significa che l’economia industriale vista in quella particolare porzione delle imprese grandi, medie e piccole, ma molto selezionate, della classifica, per loro le cose vanno bene. C’è da augurarsi che i cambiamenti in corso acconsentano alle nostre piccole e medie imprese di poter crescere anche da un punto di vista della collaborazione che deve essere alla base per poter agire su tutti i mercati con la piena padronanza».
L’incremento registrato nelle vendite dalle imprese marchigiane nel 2017 è in linea con quanto osservato anche per le principali società manifatturiere italiane, valore più alto osservato nell’ultimo decennio (fatta eccezione per il 2010).
Una crescita diffusa, dove i due terzi delle imprese hanno registrato valori positivi e più di un terzo delle imprese (37,5%) ha registrato tassi di crescita superiori al 10%. Per la prima volta dall’inizio della crisi tutti i settori produttivi presentano una variazione positiva delle vendite.
Tassi di crescita superiori alla media si sono registrati nei settori Macchine, Prodotti in Metallo, Apparecchi elettrici ed elettronici, oltre che nella Chimica e farmaceutica. Inferiori alla media, invece, quelli di Legno e Mobile, Minerali non metalliferi, e Carta e stampa.
«Le cose stanno cambiando e possiamo dire che il ciclo della grande crisi iniziato nel 2008 sia finalmente superato – ha detto Francesco Merloni – perché con lo sviluppo che c’è stato negli anni 2016 e 2017 l’industria regionale ha raggiunto dei risultati molto buoni». L’ingegner Merloni ha individuato nella globalizzazione una delle cause scatenanti la crisi finanziaria globale, insieme al fallimento delle banche regionali che ha portato ad una carenza di credito e ad una perdita di circa 10 miliardi di euro nel patrimonio delle fondazioni, con una «svalutazione del patrimonio immobiliare che richiederà anni per essere recuperata. Dieci anni di crisi sono stati molto pesanti per tutti – ha detto Merloni – però la nostra industria marchigiana è riuscita a modernizzarsi, a riprendere le esportazioni e a riqualificarsi nel mondo. Io ho sempre avuto fiducia nei marchigiani, l’ho visto fin dall’inizo, quando ho iniziato nel 1953, aprendo il primo stabilimento a Matelica. Nessuno degli operai che avevo assunto aveva le scarpe, venivano tutti a piedi o in bicicletta a lavorare. Negli anni si sono fatti tanti passi avanti, grazie alla qualità, alla forza, al lavoro, all’impegno dei marchigiani, della gente, degli imprenditori e degli operai, che insieme hanno trasformato una regione che è diventata un modello pur essendo piccola. Certamente non tutto va bene, però se c’è la collaborazione di tutti non avremo ostacoli interni o esterni, e la regione Marche potrà contare ancora sulla sua industria per un grande sviluppo». E la ricetta per questo sviluppo secondo Francesco Merloni non può che passare attraverso il miglioramento dell’organizzazione aziendale, l’informatizzazione, l’innovazione e gli investimenti aziendali.
Un andamento a macchia di leopardo, quello delle imprese marchigiane, come l’ha definito il presidente del Gruppo Elica Francesco Casoli, auspicando che diventi «a macchia di zebra. Dobbiamo incominciare a pensare che anche l’unione fisica del territorio diventa talmente importante – ha sottolineato Casoli – Penso che l’economia marchigiana sta vivendo un momento molto interessante, sicuramente di grande cambiamento e trasformazione con molte operazioni straordinarie che stanno avvenendo in questo periodo. Contemporaneamente però la logistica della nostra regione, con la quadrilatero che non si finisce, l’aeroporto che non funziona e le ferrovie dove non arriva l’alta velocità, ci sta penalizzando moltissimo. L’imprenditoria sicuramente la fanno gli imprenditori, ma oramai non bastiamo più».
Le aziende che vanno bene sono quelle che esportano. E’ il commento del presidente di Confindustria Marche Claudio Schiavoni. «C’è una ripresa, seppur lenta, ma si sta ripartendo – spiega – le criticità sono per quelle aziende relegate al mercato interno. Veniamo da una terra prevalentemente di conto terzisti che quindi fa un’enorme difficoltà ad andare fuori con questo prodotto, e chi invece è relegato al mercato interno si trova in un mercato stagnante. I punti di forza sono quelle aziende che si sono evolute e sono riuscite a produrre dei prodotti, riuscendo ad andare all’estero e continuando a crescere. Questo lo riscontriamo quotidianamente nei dati che abbiamo qui in Confindustria, dove abbiamo un terzo delle aziende, cioè quelle che esportano che vanno bene, un terzo che sono stazionarie e un terzo che fanno enorme difficoltà».
Dal punto di vista occupazionale, dopo anni di stasi, i dati del report della Fondazione Merloni, evidenziano una crescita: l’incremento degli occupati fra il 2017 e il 2016 è stato del 2,8%, leggermente inferiore a quello osservato nel 2016 (+3,4%) ma superiore al dato delle principali imprese italiane. Numeri in controtendenza rispetto a quanto mostrato dall’Istat per gli stessi anni, dove viene mostrata una crescita della disoccupazione, che si attesta su valori superiori al 10%. L’unico calo registrato dall’Istat riguarda il primo semestre del 2018, dove risulta una repentina diminuzione della disoccupazione che si attesta al 7,7%.
Costante la redditività rispetto al 2016, che si è attestata su valori superiori a quelli medi nazionali ed in linea con quelli osservati nel periodo pre-crisi. Un buon livello di autofinanziamento ha permesso alle imprese ridurre l’indebitamento finanziario, aumentare le disponibilità liquide e sostenere gli investimenti, che hanno riguardato principalmente le immobilizzazioni tecniche, mentre sono rimaste invariate le immobilizzazioni finanziarie e immateriali.
Nonostante le note positive registrate nel 2017, permangono segnali di incertezza, specie in quei settori che mostrano una crescita inferiore alla media. Calzaturiero e mobile i più rallentati. Preoccupante anche il dato dell’export regionale, che nel 2017 e nel primo semestre 2018 ha registrato una crescita inferiore rispetto alla media nazionale. Una difficoltà, quella delle imprese marchigiane, di competere sui mercati internazionali a causa della minore capacità di innovarsi e delle ridotte dimensioni delle imprese, responsabile anche del notevole divario di produttività rispetto alla media nazionale. Un gap di produttività, che è addirittura in crescita.
Andando ad analizzare la classifica delle imprese ne dettaglio, l’unica impresa del 2017 a superare il miliardo di euro è la ARISTON THERMO che si conferma in significativa crescita nelle vendite, segnando un +9.9%. La TOD’S è invece scesa al di sotto del miliardo di euro, raggiunto nel 2016, in conseguenza di una leggera contrazione delle vendite (-4,1%). Nelle prime 10 posizioni l’unica variazione di rilievo è legata dall’entrata in decima posizione della TEAMSYSTEM che ha raddoppiato il valore delle vendite fra il 2016 e il 2017. Cede la decima posizione la BAG che registra un leggero calo delle vendite. Nelle posizioni immediatamente successive alla 10 si evidenziano diversi casi di crescita significativa delle vendite, fra i quali FINPROJECT (+50,8%), che passa della ventiduesima alla quattordicesima posizione, e PIGINI (+96,0%) che passa dalla trentaduesima alla diciassettesima posizione. Salti significativi di posizione sono anche quelli registrati da SITITALIA (+33,3%), QSGROUP (+37,8%), VALMEX (+45,9%) e MAIT (+47,9%).