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Cop29, Danovaro dell’UnivPm: «Salto culturale per accelerare lotta ai cambiamenti climatici»

A Baku, in Azerbaigian, l'11 novembre ha preso avvio la conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Cop 29). Priorità e sfide delineate dall'esperto dell'Univpm

Il prof. Roberto Danovaro

Per contrastare il cambiamento climatico il primo passo da compiere è quello di un «salto culturale» che consenta di superare il negazionismo. Ne è convinto il professor Roberto Danovaro, divulgatore scientifico e docente di Ecologia all’Università Politecnica delle Marche con all’attivo numerose ricerche scientifiche e pubblicazioni in materia. A Baku, in Azerbaigian, l’11 novembre ha preso avvio la conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Cop 29) che proseguirà fino al 22 novembre. Obiettivo del vertice internazionale, quello di fare il punto della situazione, verificare le azioni messe in campo dai diversi Paesi e prendere nuovi impegni per fronteggiare il cambiamento climatico, sempre più evidente.

Un momento di riflessione importantissimo, evidenzia l’esperto, dal momento che le soluzioni si concepiscono a livello globale, ma poi vanno declinate ed attuate a livello locale. «Partiamo in salita – dice Danovaro – il contesto internazionale è complesso: dobbiamo raggiungere gli obiettivi identificati in passato e per questo i Paesi devono concordare gli investimenti da fare e le modalità di erogazione delle risorse. Uno dei problemi più importanti da affrontare, infatti – spiega – è proprio quello di veicolare le risorse».

Il primo impegno del pannello intergovernativo è quello di quantificare l’aumento dell’anidride carbonica, uno dei principali indicatori del cambiamento climatico, con l’obiettivo di comprendere in base alle previsioni fatte nel passato in quale scenario di rischio si colloca il Pianeta. «Dai segnali che abbiamo sembra che ci sia un miglioramento dal punto di vista delle emissioni globali in atmosfera che, anche se inferiori rispetto al passato, continuano a aumentare complessivamente. Nel giorno di inizio della conferenza la concentrazione di CO2 era circa 423 ppm, rispetto a 419 della stessa data del 2023. La situazione che stiamo vivendo è quella delineata da un gruppo di ricercatori indipendenti nel 2021, ovvero si sta facendo ‘troppo poco e troppo tardi’. Quanto accaduto in Spagna evidenzia chiaramente che i fenomeni alluvionali sono sempre più frequenti – spiega – più aumenta la temperatura del mare e più aumenta l’evaporazione in atmosfera. Dobbiamo usare le risorse che abbiamo a disposizione non per piangere i morti, ma per diminuire la frequenza degli eventi estremi».

L’esperto evidenzia, citando uno studio pubblicato sulla rivista scientifica ‘Nature’ che «nell’estate del 2022 solo in Europa sono morte oltre 68 mila persone con picchi in Spagna e Italia» e continua: “e 38 mila di queste 68mila non sarebbero morte senza il riscaldamento climatico dovuto all’Uomo. Nelle Marche, sempre nel 2022, 13 persone morirono nell’alluvione che colpì il senigalliese, causando danni ingenti al territorio. «La lotta ai cambiamenti climatici non deve essere una lotta ideologica – prosegue Danovaro – ma è una battaglia per la nostra salute e per la salute del Pianeta. Occorre orientare il nostro sistema di vita e di produzione in modo che fra 10 – 20 anni tutti potremo vivere in un mondo più pulito e sicuro».

Il professor Danovaro ricorda che «il 30% dei tumori al seno sono causati dall’inquinamento atmosferico nelle città: gli effetti sulla salute e sull’economia sono una ragione più che valida per intervenire con forza e per contrastare il negazionismo, ancora presente. I dati non sono contestabili – osserva – bisogna comprendere il cambiamento climatico e riconoscere gli effetti causati dall’utilizzo delle fonti energetiche fossili per adottare delle soluzioni adeguate. Gran parte della soluzione verrà proprio dal mare – conclude -: mari e oceani saranno una carta essenziale da giocare grazie alla loro azione di ‘sequestro’ dell’anidride carbonica».

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