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Coronavirus, Clementi (San Raffaele): «Possibilità di uscire dalla crisi prima dell’estate c’è»

Abbiamo intervistato il noto virologo dell'ospedale di Milano per fare il punto su vaccini, ricerca e farmaci. Ecco cosa ci ha detto

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ANCONA – Le Marche sono la quinta regione in Italia per numero di decessi e di pazienti positivi al Coronavirus e la sesta per ricoveri in ospedale e in terapia intensiva. Tra le più colpite in Italia, nella nostra regione si contano già più di 550 morti, 1.140 persone ricoverate negli ospedali e un numero esiguo di guariti (42). «L’epidemia nelle Marche è iniziata più tardi, per questo il numero dei guariti è ancora basso» commenta il professor Massimo Clementi, direttore del Laboratorio di Microbiologia e Virologia dell’Ospedale San Raffaele di Milano.

Intanto dagli Stati Uniti arriva la notizia del primo vaccino che ha superato i test sugli animali, un cerotto con micro aghi che veicolano il vaccino nella faccia interna a contatto con la cute. Professore a che punto è la ricerca? «Ci sono diversi vaccini in preparazione, fra i quali anche un vaccino che si appoggerà per la validazione clinica all’Ospedale Spallanzani di Roma. Ce ne sono anche altri, almeno 4-5, in preparazione. Il cerotto però più che un vaccino nuovo è una nuova modalità di erogazione. Si è visto che questo funziona in una cavia».

Una nuova modalità che può avere una più facile diffusione, osserva il virologo, dal momento che «quando ci sarà il vaccino si dovranno vaccinare tante persone e applicare un cerotto è certamente più semplice che fare una iniezione intramuscolo. Ma se un domani dovessi scegliere, personalmente sceglierei l’intramuscolo, la via classica con cui facciamo anche la vaccinazione antinfluenzale».

Clementi però è cauto sui tempi di realizzazione di un vaccino e spiega che «saranno necessari diversi mesi per la sperimentazione, poi una volta selezionati i vaccini dovranno essere prodotti, quindi tutto porta al 2021».

Il capo della Protezione civile Angelo Borrelli ha annunciato che il lockdown potrebbe proseguire fino a maggio e si parla anche dell’ipotesi di una seconda ondata del virus. Secondo lei che scenario ci attende? «Non si può tenere il Paese bloccato troppo a lungo, è opportuno quindi che si esca da questa crisi il più presto possibile. La possibilità che questo avvenga prima dell’estate c’è, certamente, come è possibile che tale epidemia possa ripresentarsi: l’influenza Spagnola ha avuto un andamento a due fasi, è possibile che questo avvenga anche per il Covid-19. Per questo è importante che l’epidemia decresca il più rapidamente possibile e che i casi si riducano, possibilmente azzerandosi. Nel frattempo è importantissimo che si sviluppino farmaci antivirali».

Massimo Clementi, direttore Laboratorio di Microbiologia e Virologia dell’Ospedale San Raffaele di Milano

Il virologo spiega che sono due le tipologie di farmaco necessarie: gli antivirali per la prima fase, «quella in cui il virus replica e da i sintomi», e poi quelli per i pazienti gravi, quelli che sviluppano la polmonite. «Servono farmaci che intervengono sulla eccessiva risposta immune di questi soggetti perché c’è una tempesta citochimica che va ridotta. Ad oggi sono diversi i farmaci che vengono utilizzati con risultati molto positivi, anche se purtroppo non funzionano in tutti i soggetti e devono essere utilizzati in maniera tempestiva, ma sostanzialmente servono antivirali e farmaci in grado di frenare l’eccesso della risposta citochinica».

Il professor Massimo Clementi spiega che al San Raffaele di Milano è partita una sperimentazione sul ruolo di profilassi dell’idrossiclorochina «testata in vitro sul virus nel nostro laboratorio» e che ora è al vaglio clinico, ma «è importante anche sviluppare farmaci specifici per il Coronavirus e premere sullo sviluppo di un vaccino».

Come potremo convivere con il virus finché non si sarà trovato un farmaco efficace o un vaccino? «Questo non saprei dirlo, ma quello che ha sorpreso tutti è la facilità con cui si diffonde. Basta guardare a quanto sta accadendo negli Stati Uniti che sono stati quasi risparmiati mentre il virus si diffondeva in Europa e in particolare in Italia. Poi ci sono stati i primi casi a New York ed è partita una epidemia che si sta sviluppando in modo rapidissimo».

In alcune regioni fra la quali le Marche sono partiti i test sierologici per individuare gli anticorpi contro il Coronavirus, sono utili? «Sono importanti perché danno la fotografia di quante persone si sono infettate nella popolazione e hanno sviluppato gli anticorpi. Questo ci può indicare se il virus è circolato in portatori asintomatici, cioè persone infette, che infettano gli altri, ma che non hanno avuto la malattia. È importantissimo perché si pensa che questo numero di portatori asintomatici sia molto alto».