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La fase 3 secondo Borromei: investire su giovani medici, formazione, dotazioni e vaccini

Il presidente dei camici bianchi dorici, sottolinea come la pandemia abbia messo in luce i disinvestimenti compiuti per anni nella sanità ed evidenzia la necessità di prepararsi ad un eventuale colpo di coda del virus

medicine, healthcare and pandemic concept - sad young female doctor or nurse holding face protective mask for protection from virus disease sitting on floor at hospital

ANCONA – «O vengono raccolte le istanze della nostra professione o si corre il rischio di depauperare energie professionali importanti. Non vanifichiamo il grande sacrificio compiuto, anche, dai medici, visto che in più di 160 hanno perso la vita durante questa emergenza, un dato allarmante ed incredibile».

Interviene così il presidente dell’Ordine dei Medici Chirurghi ed Odontoiatri della provincia di Ancona Fulvio Borromei sull’emergenza sanitaria coronavirus. Una pandemia che secondo Borromei ha messo in luce anni di progressivi disinvestimenti sulla sanità che hanno causato «criticità evidenti nel sistema dei servizi sanitari, nazionali e regionali».

Politiche di razionalizzazione «basate sui parametri della ragioneria, piuttosto che su quelli della salute, della riduzione della spesa, in onore a politiche europee e nazionali di esclusivo contenimento» che hanno portato «al calo di posti letto, di personale sanitario, sino al sovraccarico di lavoro per i medici, i veri pilastri del Servizio sanitario nazionale e prima linea contro la diffusione del Coronavirus».

Insomma un’emergenza che ha messo criticità ma anche punti forti, rappresentati in questo caso, dal ruolo fondamentale svolto dai medici e dal personale sanitario che il presidente dei camici bianchi ha voluto ringraziare «sentitamente» per quel lavoro incessante che ha salvato vite e creato «una nuova significativa alleanza tra le professioni sanitarie, patrimonio che non va disperso».

Ora però per Borromei «è giunto il momento di parlare della fase 3», una fase che deve garantire ai medici «di esercitare in un “habitat” lavorativo adeguato, eliminando le incombenze che “rubano” il tempo clinico, ma anche rinnovando i contratti e le convenzioni», senza però tralasciare l’aspetto della formazione.

Altra criticità evidenziata, il mancato ricambio generazionale e la valorizzazione dei giovani medici: i più esperti potrebbero svolgere un’importante attività di tutor verso i più giovani, «assunti in maniera inadeguata», mentre per quanto riguarda i neolaureati le istituzioni «dovranno presto pensare ad un progetto calibrato sui giovani medici, gli specializzandi, i borsisti di ogni branca, prevedendo ad esempio tante borse specialistiche, in tutti i settori, quanti sono i laureati in Medicina e Chirurgia». Borromei nel sottolineare il contributo dato dai medici più giovani che «hanno partecipato alla dura battaglia contro il Covid 19», osserva che premiare i giovani camici bianchi «è importante anche per prepararsi ad un eventuale ritorno del contagio», una eventualità per la quale occorre prevedere a «dotare tutti i medici di dispositivi di protezione adeguati».

Fulvio Borromei, presidente dell'Ordine dei Medici della Provincia di Ancona
Fulvio Borromei, presidente dell’Ordine dei Medici della Provincia di Ancona

Una nota dolente di questa emergenza sanitaria, quella della carenza dei dispositivi di protezione individuale per gli operatori sanitari e che è costata molto in termini di infezioni sul piano nazionale. «Gli stessi medici di famiglia – prosegue -, i pediatri di libera scelta, la medicina del territorio in generale, devono poter essere attrezzati, anche con la nuova tecnologia da usare a casa del paziente, per compiere al meglio le visite e poter utilizzare sia gli strumenti terapeutici, come la prescrizione di farmaci appropriati, sia quelli diagnostici, come la prescrizione di esami validati, di tamponi, quando si rendono necessari, permettendo una più precisa mappatura del contagio. La conoscenza del paziente da parte dei medici di famiglia è una risorsa che non possiamo disperdere».

Fondamentale per la fase 3 secondo Borromei saranno i vaccini antinfluenzali che andranno somministrati «in larga scala per tutelare i cittadini e per consentire ai medici di effettuare diagnosi differenziate». Poi la sfida alla politica a raccogliere le istanze dei professionisti della salute per evitare che il tributo reso in termini di vite dai medici, dal momento che «in più di 160 hanno perso la vita durante questa emergenza» venga vanificato. Un dato «allarmante ed incredibile» che secondo il presidente dei camici bianchi deve portare ad una «rivoluzione etica» tramite «un confronto alla pari con la politica», puntando su formazione, proseguendo il confronto strategico con le università, includendo anche le risorse formative dell’ospedale e del territori e «rinnovando il dialogo con i cittadini, con i quali dovremo essere in grado di rinsaldare una nuova e feconda alleanza».