ANCONA – Dalla manifattura alle costruzioni, dal commercio all’ingrosso all’automotive, dal tessile alla moda, fino alla fabbricazione di mobili. Secondo una stima della Camera di Commercio sono all’incirca 118.336 le imprese che da oggi possono riaprire i battenti nelle Marche dopo due mesi di lockdown imposto per limitare la diffusione dell’epidemia di coronavirus. Un numero virtuale dal momento che qualche imprenditore potrebbe decidere di restare ancora chiuso per mancanza di rifornimenti o perché non avrebbe ancora margini di guadagno sufficienti.
Ma intanto a tornare al lavoro è il 69% circa dei lavoratori marchigiani, potenzialmente 406.146 addetti, 4,5 milioni in Italia. Non tutti però rientrano in attività a partire da oggi: secondo l’Inail, infatti, nel nostro Paese altri 2,7 milioni di persone continueranno a restare a casa nell’attesa che nuove misure governative diano anche a loro il tanto agognato via libera.
Un rientro all’insegna del rispetto della distanza interpersonale di un metro e delle misure di sicurezza previste per evitare il rischio di contagi e del temuto colpo di coda del virus con una seconda ondata. Fra le novità con cui si sono ritrovati a doversi misurare i lavoratori c’è l’obbligo della mascherina, sia sul luogo di lavoro che nei luoghi chiusi accessibili al pubblico, fra i quali i mezzi di trasporto che molti utilizzano per recarsi al lavoro come autobus e treno. Ma oltre a questo c’è tutto il ginepraio dei dispositivi di sicurezza che le imprese hanno dovuto mettere a disposizione dei lavoratori per garantirne la sicurezza e che variano a seconda della tipologia di attività che è ripartita: non solo mascherina, guanti e gel igienizzante, per alcune aziende potrebbe essere necessario dotare i lavoratori di casco, occhiali protettivi, visiere e tute. Le aziende dovranno garantire anche l’igiene e la sanificazione quotidiane degli ambienti di lavoro. Insomma un rientro il cui imperativo è “stare in campana”.
Ma d’altronde da settimane gli imprenditori chiedono di ripartite per scongiurare conseguenze economiche ancor più pesanti per le loro imprese di quelle che hanno già subito in questi due mesi di paralisi delle attività produttive. Un grido di dolore raccolto dalla Camera di Commercio delle Marche che sin da subito si è attivata per stare al fianco delle imprese sia potenziando gli sportelli online che «investendo risorse per garantire la liquidità immediata» spiega il presidente Gino Sabatini. È di oltre 5 milioni di euro la cifra messa a disposizione «del mondo della produzione, dell’agricoltura, del turismo, del commercio e delle professioni» conclude Sabatini.
Fra le imprese che ripartono c’è la L.M. dei Fratelli Monticelli di Osimo che da oltre 50 anni produce e commercializza angoli di giunzione per serramenti con una forte vocazione all’export. L’azienda riprende la sua attività dopo la cassa integrazione che ha deciso di anticipare ai suoi dipendenti per non lasciarli con le tasche vuote nell’attesa che arrivi il pagamento dallo Stato.
Prima di riaprire i battenti la L.M. dei Fratelli Monticelli ha istituito un comitato di valutazione del rischio covid-19 con consulenti esterni e interni – spiega Nanni Pugnetti, direttore commerciale – che ha redatto e divulgato un protocollo anticontagio seguendo le disposizioni ministeriali».
Ma c’è anche chi in questo periodo così complesso ha scommesso su se stesso e sulle capacità dei suoi lavoratori decidendo di ampliare la sua attività come è il caso della Vesta di Castelfidardo. L’azienda è passata dalla produzione di oggetti in plexiglass per le grandi griffe e per la Presidenza della Repubblica ai pannelli divisori e alle visiere protettive che potranno aiutare molte altre imprese ed esercizi commerciali a ripartire. Il fondatore e ceo Gabriele Sabbatini spiega che «nel giro di pochissimi giorni» hanno «messo a punto i nuovi progetti, preparato campioni, fatto scatti fotografici, organizzato il catalogo e i listini, organizzato l’e-commerce, informato la rete vendita, il tutto in un lasso di tempo brevissimo». Insomma un passaggio non semplice in una fase di paralisi del mondo del lavoro con i fornitori chiusi o che lavoravano parzialmente, difficoltà nel reperire la materia prima, la necessità di far sanificare gli ambienti di lavoro e poi di reperire le mascherine per i collaboratori.
Oltre ai pannelli, l’azienda sta producendo anche schermi per operatori sanitari e per uso industriale, soluzioni per dispenser di guanti e gel antibatterici. Storicamente l’azienda ha ottenuto il suo successo realizzando creazione di design, dalle lampade ai tavolini, agli espositori per grandi griffes della moda, fino ai trofei delle principali gare motoristiche per conto di Eni. «Avevamo ordini da evadere per i nostri clienti – osserva Sabbatini – ma chiaramente in queste settimane, a causa della pandemia e vista la richiesta, lavoriamo quasi esclusivamente su questi prodotti realizzando soluzioni anche personalizzate e su misura».
Proseguendo sul filone della sicurezza è stata estesa anche ai lavoratori delle imprese la possibilità di sottoporsi in maniera volontaria ai test sierologici che come spiega il dottor Oriano Mercante, medico del lavoro, «rivelano lo stato immunitario del paziente nei confronti del coronavirus, cioè se ha già avuto il virus o se ce l’ha in quel momento». Uno strumento che «può essere utile» e che può essere fatto presso «diversi laboratori analisi privati, oltre che presso i medici del lavoro a carico del datore di lavoro se ritiene di farli eseguire».
Nonostante le numerose precauzioni e misure di sicurezza sono in molti i lavoratori che oggi hanno ripreso l’attività col “magone” per il timore di essere contagiati. «Credo che le persone debbano oramai stare tranquille perché hanno visto che se rispettano le norme di sicurezza non succede niente – conclude Mercante – quindi distanza sociale soprattutto, uso dei dispositivi di protezione quando necessari, in particolare mascherine sotto il metro e lavarsi le mani, così si può lavorare tranquillamente perché non è poi così semplice prendere il virus se si rispettano queste norme»