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Il lockdown e le coppie con figli: crescono i conflitti e le richieste di aiuto

Chiuse in casa per la quarantena le coppie che erano in fase di separazione hanno avuto pesanti ripercussioni, specie quando in casa ci sono anche i figli. Abbiamo raccolto il parere degli esperti. Ecco cosa ci hanno detto

ANCONA – «Restare negli stessi spazi per molto tempo senza avere la possibilità di uscire, stare sempre vicini, non avere sempre abbastanza cose da dirsi o da fare insieme è una condizione con cui nessuno di noi aveva mai fatto i conti e che metterebbe in crisi anche le relazioni più collaudate». Così la dottoressa Barbara Montisci,  psicologa e psicoterapeuta, esperta in Mediazione Familiare Dialogica e in Divorzio Collaborativo, giudice onorario presso il Tribunale per i Minorenni di Perugia.
Le lunghe settimane di lockdown imposte per limitare la diffusione del coronavirus, costringendo le famiglie a rimanere in casa, hanno inevitabilmente avuto un impatto sulle coppie, in particolar modo su quelle già in crisi sulle quali le ripercussioni sono state molto pesanti.

Basti solo pensare a quelle coppie che erano già in fase di separazione coniugale o di fatto e in attesa dell’udienza giudiziale per la decisione sullo scioglimento del nucleo familiare e l’affidamento dei figli, oppure a quelle in situazioni di forte disarmonia. Un quadro nel quale sono esplosi anche conflitti violenti con grande difficoltà da parte delle vittime di trovare soccorso. «Desta grandissima preoccupazione e allarme la diminuzione drastica delle richieste di aiuto rispetto al periodo precedente l’emergenza sanitaria, sebbene le statistiche segnalino una crescita di oltre il 70% delle situazioni di violenza, sia verbale che psicologica ed economica» evidenzia l’avvocato Massimo Micciché, segretario nazionale e presidente della Sezione Distrettuale di Ancona dell’Associazione Avvocati Matrimonialisti Italiani. «Alla violenza diretta, provocata alla vittima con gravi ripercussioni, si aggiunge il gravissimo danno psico-fisico a livello emotivo, cognitivo, comportamentale che subiscono i figli minori di queste coppie, testimoni diretti del comportamento abusante», osserva il legale.

E i dati lo dimostrano. Negli ultimi dieci giorni infatti come sottolinea l’avvocato Micciché «si sono verificati due casi in cui i figli, esasperati e disperati, sono intervenuti aggredendo fisicamente il genitore violento per difendere l’altro». Inoltre, le denunce di violenza raccolte sono state effettuate per il 98% dei casi da cittadini italiani, un dato che secondo il legale testimonia il fatto che «le donne straniere residenti in Italia si sono trovate in totale soggezione ed incapacità di reagire».

Ma a supporto delle donne è stata attivata una serie di misure per agevolare le richieste di aiuto, dal numero verde 1522, gratuito e in funzione ininterrottamente, al numero verde 800 131 724, fino al codice “mascherina 1522” , la frase che le donne in difficoltà, vittime di violenza, possono pronunciare nelle farmacie per chiedere aiuto.

Il legale raccomanda alle vittime di violenza «di evitare assolutamente situazioni di contrapposizione o discussione con il partner e di ricorrere alla richiesta di aiuto solo nel momento in cui quest’ultimo si trova fuori di casa, oppure quando ha occasione di uscire di casa la vittima». Inoltre, evidenzia come le richieste di aiuto siano in crescita in questo periodo: «Molti avvocati stanno lavorando costantemente, insieme a quei colleghi che hanno la stessa sensibilità, per mediare e pacificare queste situazioni, cercando di contenere gli aumenti di litigiosità, visto il pesantissimo rallentamento verificatosi a seguito della pandemia anche per l’attività giudiziaria, sia per la trattazione delle cause urgenti che, ancor più, per quelle ordinarie».

Insomma, la coppia esce molto provata dal lockdown. Se prima infatti si litigava anche quando si aveva la possibilità di stare fuori di casa, di lavorare e di accantonare per un attimo i problemi, con la convivenza forzata gli attriti si sono amplificati. Una situazione critica specie per le coppie con figli, osserva la psicoterapeuta Barbara Montisci per le quali «trovare la distanza giusta è un processo complicato, che non significa necessariamente allontanarsi, ma è esperienza comune di ognuno di noi che alcune cose si vivono meglio da vicino, mentre altre hanno bisogno di maggiore distanza».
Una convivenza forzata che ha tolto quel «ritrovarsi piacevolmente nella coppia» dopo aver coltivato degli spazi individuali. «E poi pensiamo ai figli, per i quali il tema della distanza è ancora più cruciale – osserva la dottoressa -, poiché a partire dall’adolescenza, con tempi e modi sempre diversi per ognuno di loro, è fondamentale individuare confini ed è necessario mettere distanze».

«In questo momento storico in cui le coppie, ma soprattutto i genitori e i loro figli sono tutti chiusi in casa – prosegue – non è certo tutelante per i minori che i loro genitori litighino costruttivamente, tenuto conto che tale delicata attività necessita di spazi per allentare la tensione e per poter uscire e rientrare nel conflitto (anche da un punto di vista fisico) che, in questo particolare momento, non sono garantiti».
Secondo la psicoterapeuta, fino a quando dovremo stare a casa non saranno garantiti giusti confini e, quindi, «se il diverbio è minimo e occasionale, o un qualcosa di passeggero, tale esperienza non diventa rischiosa per il benessere dei figli, anzi diventa un buon esempio per loro per come si gestiscono situazioni del genere, ma al contrario se il conflitto ferisce e ha radici profonde nella coppia, occorre evitarlo».

L’obiettivo è quello di «riuscire a trovare un modo per allearsi e discutere in modo reciprocamente protettivo, evitando che i figli vengano esposti a situazioni intollerabili da un punto di vista emotivo, rinviando pertanto la questione a quando le restrizioni verranno meno e a quando saranno garantire le migliori condizioni per la gestione del conflitto».

A far scattare le liti possono essere i rimproveri rivolti ai figli per il troppo tempo trascorso con lo smartphone, «ma tutto ciò appare piuttosto scontato e, quindi, anche comprensibile se riflettiamo sul fatto che i ragazzi non possono vedersi e neppure abbracciare gli amici e che tutto quello che rimane loro è una video-chiamata che magari dura ore», puntualizza la dottoressa.

Inoltre, se da un lato «i genitori stanno vivendo un momento d’incertezza lavorativa, di profondo cambiamento delle loro abitudini di vita, di paure nei confronti dei figli», di preoccupazione per l’incolumità fisica di se stessi e dei propri cari, specie se anziani, dall’altro i figli hanno l’occasione per spiegare meglio ai genitori le loro passioni ed esigenze, spesso diverse da quelle che i genitori avevano alla loro età e le loro insicurezze per il futuro.

Una grande occasione, dunque, «per rassicurarsi vicendevolmente e per riscoprire la potenzialità del supporto reciproco, tenuto conto che, seppur con motivazioni e manifestazioni “diverse” genitori e figli stanno sperimentando le stesse emozioni».
Certo non è semplice e i rapporti possono complicarsi, assumendo una piega disfunzionale.

«I coniugi e i genitori – conclude la psicoterapeuta – si trovano dunque di fronte alla possibilità di prendere finalmente consapevolezza delle difficoltà relazionali e maturare magari la decisione di affrontare tali problematiche anche attraverso un aiuto professionale, magari cominciando tempestivamente, tenuto conto che molti psicologi garantiscono la possibilità di erogare consulenze online».