ANCONA – Risorse, strumenti e sicurezza per i professionisti sanitari nella prospettiva di una nuova ondata di contagi. È quanto chiede in una lettera aperta indirizzata al Presidente regionale Luca Ceriscioli e all’Assemblea Legislativa delle Marche, il coordinamento regionale del sindacato degli infermieri Nursind, insieme alle segreterie territoriali di Ancona, Macerata, Pesaro, Ascoli Piceno e Fermo.
Dai dati Inail riferiti al periodo fino al 30 giugno e relativi agli infortuni denunciati per contagio da covid-19, emerge che il 45% di questi arrivano dall’ambito della sanità e dell’assistenza sociale: nelle Marche su 1.405 casi denunciati, l’89,9% sono infermieri. Insomma gli infermieri sono la categoria professionale che si infortuna maggiormente. Un primato emblematico che secondo il Nursind deve far riflette sulla necessità di garantire maggiore sicurezza e di procedere a nuove assunzioni di questi professionisti che insieme ai medici si sono rivelati fondamentali nel gestire l’emergenza sanitaria.
Il sindacato fa notare in una nota stampa che l’età media degli infermieri è molto elevata, così come il rapporto di pazienti rispetto al numero limitato dei professionisti sanitari: in media 1 infermiere ha in carico circa 12-15 pazienti. Un quadro già complesso sul quale vanno ad incidere «la mancanza o inadeguatezza dei Dpi (ndr dispositivi di protezione individuale) dei percorsi strutturali, dei tamponi, o dei ricoveri impropri di pazienti divenuti positivi in aree non covid».
Se da un lato Nursind giudica «valide le misure attivate dalle Aziende Sanitarie pubbliche della Regione Marche che descrivono percorsi
protetti per gli accessi ambulatoriali e di ricovero», dall’altro rileva «lacune organizzative nei percorsi dedicati all’emergenza-urgenza» e sottolinea come per l’ospedale di Senigallia non siano stati previsti incrementi di posti letto nelle Rianimazioni.
Un possibile ritorno dell’emergenza, quella del covid, che secondo il sindacato degli infermieri va messa in conto e richiede pertanto una puntuale organizzazione: «È un grave errore considerarla passata, il virus continua a circolare ed è giusto mantenere alta l’attenzione», si legge nella nota. Per la segretaria Nursind Ancona, Elsa Frogioni, «mancano dei piani di monitoraggio continui dei professionisti sanitari addetti all’assistenza. Solo tra aprile, maggio e giugno il personale sanitario è stato sottoposto al rilievo del tampone e all’indagine sierologica, quindi stop. Sierologici solo in alcune aziende e per alcuni servizi e tamponi solo a chi manifesta sintomi conclamati di covid-19, un piano per rilevare preventivamente i sanitari asintomatici ancora non c’è. Dopo l’emergenza covid – prosegue – l’area vasta 2 a causa delle mancate assunzioni di infermieri, non è riuscita a riaprire nella sua normalità con le dotazioni organiche adeguate di personale molte unità operative».
In media secondo il Nursind mancano 3-4 unità infermieristiche per ogni singolo servizio, che per la sede di Ancona (Aziende Sanitarie principali Area vasta 2, Azienda Ospedali Riuniti di Ancona e Inrca) vede una carenza di circa più di 300 unità, oltre alla mancanza di ostetriche e di altro personale sanitario tecnico. «Una emergenza di personale che va colmata subito – evidenzia Elsa Frogioni -, gli infermieri, i professionisti sanitari, sono stanchi, esausti e veramente in molte unità operative sono a rischio le ferie estive». Inoltre spiega che «dei premi tanto declamati dalla Regione Marche per gli “eroi” che hanno contrastato il covid-19, ancora non se ne vede l’ombra. La Regione Marche – conclude – deve preoccuparsi più che di allestire nuove mega sedi di Rianimazione, di prendersi cura delle unità operative esistenti, di ascoltare le reali esigenze e aumentare le dotazioni organiche di personale infermieristico, perché solo con queste soluzioni potremo garantire salute e sicurezza per i cittadini».