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Coronavirus, paura epidemia fra i metalmeccanici. Agitazione in Fincantieri

Il segretario regionale Fiom Marche Cgil, Tiziano Beldomenico, ha scritto al prefetto e al presidente regionale chiedendo soluzioni per garantire la salute dei lavoratori e ridurre la produzione

L'area Fincantieri al porto di Ancona
L'area Fincantieri al porto di Ancona

ANCONA – È palpabile la tensione che si respira fra i lavoratori Fincantieri. La paura di contrarre il coronavirus tiene col fiato sospeso i dipendenti del cantiere navale di Ancona dove tra diretti e indotto lavorano più di 4mila persone. Spazi ridotti e sovraffollamento stanno facendo salire l’agitazione e sono in molti i lavoratori che invocano l’aiuto dei sindacati specie dopo le misure restrittive varate dal governo per limitare la diffusione dei contagi.

«In alcuni luoghi di lavoro è difficile mantenere le distanze di sicurezza così come disinfettare l’ambiente e questo non contribuisce di certo a rassicurare i lavoratori – spiega Tiziano Beldomenico, segretario regionale Fiom Marche Cgil – . Inoltre ieri sembrava ci fosse stato un caso positivo al coronavirus tra i lavoratori Fincantieri smentito poi dall’azienda».

Ma la situazione non è tesa solo nel cantiere navale dorico. A protestare e chiedere misure più stringenti per garantire la loro sicurezza, spiega Beldomenico, «sono anche i lavoratori delle aziende che lavorano sulle linee di montaggio come Elica, Electrolux, Ariston, Cnh, Whirlpool e molte altre».

«C’è paura, rabbia e sconcerto in molte aziende metalmeccaniche del territorio – prosegue -, servirebbero misure più restrittive, invece in ogni luogo di lavoro si va a random e non c’è alcuna direttiva».

Mentre crescono i contagi da coronavirus nelle Marche, cresce anche la paura dei lavoratori. «In questa fase è molto difficile tranquillizzare i lavoratori  – osserva il sindacalista – ci chiedono di chiudere tutto: anche se hanno paura delle conseguenze economiche, vogliono evitare il contagio. Gli strumenti volendo ci sono basterebbe ad esempio rallentare la produzione e ricorrere alla cassa integrazione straordinaria». «Va bene chiudere bar e ristoranti alle 18, ma sono misure inutili se si lasciano aperte aziende dove i lavoratori sono stipati come nei “pollai”».

La tensione è a mille tanto che sottolinea Beldomenico «i lavoratori ci aggrediscono verbalmente chiedendoci di intervenire, non oso immaginare cosa succede nelle aziende dove non ci sono i sindacati».

Per questo Beldomenico ha scritto una lettera indirizzata al prefetto di Ancona Antonio D’Acunto e al presidente regionale Luca Ceriscioli per illustrare la situazione «ormai insostenibile» del settore metalmeccanico. «È giunto il momento di ragionare responsabilmente su come mettere in campo soluzioni oramai necessarie per garantire quanto più possibile la salute di ogni lavoratore – scrive Beldomenico – . Valutando anche la possibilità di una riduzione al minimo della produzione, fino ad una sospensione momentanea delle attività lavorative: considerando che non si producono beni di prima necessità e che, sino a che non verranno presi provvedimenti per ammortizzatori ad hoc, si possono utilizzare quelli già disponibili».

Sulla situazione di Fincantieri il sindacalista chiede che il cantiere venga messo in sicurezza «se non si vuole scatenare una vera epidemia».