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Effetto coronavirus, in fila al Banco dei Pegni di Ancona: un 30% in più impegna i gioielli di famiglia

Con la fase due che ha dato il via libera agli spostamenti fra comuni, è cresciuta l'affluenza delle persone che impegnano preziosi per avere il denaro necessario ad andare avanti. Crescono anche le richieste alla Caritas. Ecco cosa sta succedendo

poveri

ANCONA – In fila davanti al Banco dei Pegni. È questa l’immagine della nuova povertà che si è venuta a creare con l’epidemia di coronavirus. Persone che, con la chiusura delle attività produttive imposta per limitare la diffusione dell’epidemia, si sono ritrovate senza lavoro perché precarie o perché magari lavoratori in nero, ma fra loro ci sono anche autonomi o lavoratori in cassa integrazione che non ancora ricevuto gli aiuti dello Stato.

Un quadro poco roseo tracciato anche dal Fondo monetario internazionale che, a metà aprile, nelle sue previsioni di primavera, ha stimato per l’economia italiana una contrazione del Pil pari al 9,1% nel 2020 e una recessione globale del 3%. Secondo il Fondo monetario l’Italia sarebbe uno dei Paesi più colpiti in Europa seguita solo dalla Grecia (-10%). Al di là delle stime, i problemi si fanno già sentire e le difficoltà per le imprese e per le famiglie sono tante dopo le chiusure, anche perché sono ancora molte le attività che devono ripartire e a ridosso del periodo estivo il rischio è che sfumino anche quelle occasioni di occupazione stagionale che davano una boccata di ossigeno a molti. 

Ecco perché negli ultimi giorni, da quando è scattata la fase due, che ha dato nuovamente il via libera agli spostamenti fra comuni, al Banco dei Pegni di Ancona, gestito da Affide, leader europeo nel credito su pegno, si è registrato un incremento del 30% nell’affluenza rispetto al periodo pre Covid, come fanno sapere da Affide. Persone costrette ad impegnare gioielli di famiglia, magari ricordi di nonni o di genitori che non ci sono più, ma c’è anche chi ha dovuto impegnare la fede, per avere la liquidità necessaria ad andare avanti.  

Ma come funziona il Banco dei Pegni? Le persone portano collane, bracciali, anelli d’oro o beni di valore come orologi ottenendo in cambio denaro. Si tratta di una delle più antiche formule di finanziamento che risale addirittura al 15° secolo. Se nel 2019, secondo una indagine Doxa, a questo servizio si rivolgevano 124.000 persone all’anno, con i colpi inferti all’economia dal coronavirus queste cifre potranno crescere ulteriormente. Da precisare che la proprietà del bene resta di chi ha impegnato i preziosi: in pratica quando si porta un bene, viene stipulata una polizza a 3-6-12 mesi, poi il prestito può essere rinnovato alla scadenza, ma se così non è e i preziosi vanno all’asta una percentuale del ricavato andrà comunque al proprietario dell’oggetto impegnato. In ogni caso, solo il 5% dei beni finisce all’asta.

Vista «la forte affluenza» registrata nelle prime giornate della fase due «è tornato in vigore l’orario originale di apertura in tutte le 43 filiali italiane e negli oltre 100 sportelli» che era stato ridotto durante la fase di lockdown. Inoltre Affide fa sapere che, «consapevoli del momento particolare che tutto il Paese sta attraversando, è stata sospesa la messa in asta di tutte le polizze scadute e non rinnovate nel periodo compreso tra inizio gennaio 2020 e la fine di aprile 2020». 

Ma le nuove povertà emergono in tutta la loro forza anche agli occhi dei volontari che quotidianamente si confrontano con queste situazioni. «Abbiamo potuto osservare in maniera graduale ma costante un aumento delle difficoltà delle famiglie» dichiara Simone Breccia direttore della  Caritas di Ancona. Un incremento di richieste che si sono riversate nel centro di ascolto della Caritas diocesana «sin dalle prime settimane dell’epidemia – prosegue -, se all’inizio erano soprattutto da parte di persone precarie o del mondo del lavoro sommerso, poi queste si sono allargate anche anche ad altre fasce della popolazione». «Ci siamo ritrovati persone che non si erano mai rivolte a Caritas e nuclei familiari che avevano trovato una loro stabilità e che ora ad anni di distanza sono tornate nuovamente».

Chiedono soprattutto sussidi per l’acquisto di farmaci e cibo, una domanda che registra un incremento del 30-40% rispetto ai periodi precedenti l’epidemia, ma a crescere è anche l’afflusso alle due mense, che segano un +50%.

Ad Ancona è stata creata una rete tra le associazioni di volontariato che vedono in prima linea Caritas, Servizio di Strada onlus, un Tetto per tutti, La Tenda di Abramo e i servizi sociali del Comune di Ancona. Una iniziativa che è riuscita a togliere dalla strada 55 senzatetto. Fra questi «più della metà hanno perso il lavoro con la chiusura delle attività dovuta all’epidemia di coronavirus», spiega Remo Baldoni, uno dei volontari delle associazioni Servizio di Strada onlus che, insieme a Samir, si prende cura di questi poveri portando loro un pasto, coperte, capi di vestiario, mascherine e gel igienizzante, vincendo con il loro grande cuore anche il timore del contagio. 

Queste persone senza fissa dimora sono state accolte presso la pensione Cantiani e l’Hotel della Vittoria di Ancona, grazie alla sinergia che si è venuta a creare con questa rete. Fra loro ci sono ex operai che hanno perso il lavoro per colpa del covid e lavoratori in nero: un 70% sono stranieri di età compresa fra i 30-60 anni, ma ci sono anche giovani italiani 30enni. «In questo periodo sono un 30% in più» spiega Remo nel sottolineare che l’obiettivo della rete non è solo quello di fronteggiare l’emergenza, ma anche di dare vita «a un progetto» su queste persone. «Quello che ci preoccupa – spiega – è che fine faranno una volta finita l’emergenza». Per questo l’associazione ha lanciato una raccolta fondi destinata ad aiutare le persone senza dimora e in difficoltà. Si può donare o con bollettino postale al Conto Banco Posta intestato a “Servizio di Strada Onlus” (conto corrente postale n°: 88176128 – causale donazione liberale) o con bonifico Conto Banco Posta intestato a “Servizio di Strada Onlus”
(codice Iban: IT 30 W 07601 02600 000088176128 – causale donazione liberale).