ANCONA – Mentre sale il bilancio dei contagi da Coronavirus in Italia, l’infezione comincia a far paura anche nelle Marche. Sono 157 le persone contagiate in Italia e 3 le vittime, l’ultima a Crema. Il nord del Paese si blinda nella speranza di contenere la diffusione del virus che ha fatto balzare il nostro Paese in soli due giorni al quarto posto nel mondo per i casi di infezione addirittura prima del Giappone stando alla mappa dei contagi della Johns Hopkins University che monitora infezioni, decessi e ricoveri nel mondo. Scuole, università, negozi, musei, attività produttive e uffici pubblici chiusi nell’Italia settentrionale, manifestazioni sportive sospese così come il carnevale, mentre la vicina Emilia Romagna dove i contagi sono 9 ha fermato le attività scolastiche e universitarie. Inoltre Il Miur ha confermato l’ordine di sospendere le gite in Italia e all’estero.
Una situazione che come dicevamo inizia a far tremare i polsi anche nelle Marche dove i sindacati si sono subito mobilitati. Garantire la massima sicurezza ai lavoratori pubblici, a quelli della sanità (pubblica e privata) e alle forze dell’ordine per prevenire e limitare la diffusione del Cronavirus. È quanto chiedono i sindacati nelle Marche rivolgendo un’appello alla Regione. «Il decreto legge e le analitiche indicazioni del Ministero della Salute – spiega Luca Talevi, segretario regionale Fp Cisl – impongono, senza creare ulteriori psicosi, con spirito costruttivo, di condividere modalità di azione tese a garantire la massima sicurezza ai lavoratori del pubblico impiego, perché tutelare i lavoratori vuol dire tutelare i cittadini che si rivolgono alle strutture pubbliche. Il tema riguarda principalmente la sanita pubblica ma non solo.»
La Cisl infatti si dice preoccupata anche per i lavoratori «della sanità privata, cooperative, comuni, case di riposo, e più in generale gli uffici aperti al pubblico anche ministeriali. Necessario in ogni luogo pubblico – prosegue – aggiornare la valutazione dei rischi, garantire una costante informazione ai lavoratori e dotarli dei necessari dispositivi di protezione individuale. Regione, Asur ed aziende ospedaliere, Anci e struttura rappresentative del privato quali Aris ed Aiop devono condividere con i sindacati un percorso teso a condividere le migliori azioni per salvaguardare la sicurezza dei lavoratori e di chi viene loro in contatto».
A chiedere di prevedere indennità economiche in busta paga per medici, infermieri, Oss e professionisti sanitari, è la Fials di Ancona. «La legge prevede indennità per chi presta la propria opera assistenziale mettendo in pericolo la propria salute – spiegano in una nota stampa il segretario provinciale della Fials di Ancona Luigi Ionna e il segretario aziendale di Torrette Nunzio Perrella – . È il caso della possibile infezione da Coronavirus». Inoltre la Fials chiede «di predisporre le misure di sicurezza adeguate per evitare contagi anche accidentali. Questo vale per gli operatori sanitari, ma anche per i pazienti e i loro parenti o care-giver. Lavorare in sicurezza è un diritto dei lavoratori, garantire la sicurezza e l’incolumità del dipendente è un obbligo-dovere del datore».
Il Nursind sollecita invece Regione e Asur a prendere provvedimenti per la tutela degli infermieri esposti in prima linea come i medici e gli Oss: «Siamo preoccupati della già grave situazione riguardante la carenza di personale infermieristico delle aziende sanitarie Marchigiane – fanno sapere dal sindacato degli infermieri – . Vi esortiamo ad attuare tutti gli interventi previsti dalle linee guida nazionali e internazionali per prevenire e limitare il diffondersi del virus tra gli operatori sanitari e tra la popolazione».
A scendere in campo è anche l’Ugl, il sindacato di polizia locale che ha scritto una lettera a Comune, Asur e prefetto di Ancona nella quale il segretario regionale Vincenzo Marino chiede «se sono state adottate e somministrate tutte le informazioni/formazione nonché la fornitura dei previsti Dpi, come mascherine a filtri FFp3 e guanti.