Attualità

Coronavirus, 24% dei positivi ospedalizzato. L’infettivologo: «Letalità 20 volte superiore alla normale influenza»

Il presidente della Società italiana di malattie infettive e tropicali, Marcello Tavio, fa il punto della situazione analizzando i dati dell'Istituto Superiore di sanità. Un positivo su 5 ha tra 19 e 50 anni

ANCONA – Un positivo su 5 al Coronavirus ha tra 19 e 50 anni. Ad affermarlo è una analisi dell’Istituto Superiore di sanità, che fuga ogni dubbio, se ancora ce ne fossero, sul fatto che il virus non risparmi alcuna fascia d’età della popolazione, neanche i giovani.

Su 8342 casi positivi analizzati (alle 10 del 9 marzo) emerge che l’1,4% ha meno di 19 anni, il 22,0% è nella fascia 19-50, il 37,4% tra 51 e 70 e il 39,2% ha più di 70 anni. L’età media dei contagi è di 65 anni e il 62,1% dei positivi al Coronavirus sono uomini.

Il 10% dei casi è asintomatico, il 5% con pochi sintomi, il 30% con sintomi lievi, il 31% è sintomatico, il 6% ha sintomi severi e il 19% critici. Inoltre dalla data di insorgenza dei sintomi e la diagnosi trascorrono mediamente 3-4 giorni. Il 24% dei pazienti risultati positivi è ospedalizzato, mentre il 56,6% delle persone decedute ha più di 80 anni, e due terzi di queste ha 3 o più patologie croniche preesistenti.

Insomma un virus molto pericoloso tanto che il «tasso di letalità è 20 volte superiore di quello dell’influenza» spiega Marcello Tavio, presidente nazionale Simit (Società italiana malattie infettive tropicali). «Le persone con più contatti sociali sono anche quelle che si infettano più velocemente e possono trasmettere il virus con maggiore facilità – prosegue -. Le misure prese sono abbastanza restrittive non penso ci sia da fare di più o di meno, bisogna che le persone rispettino le regole di buon comportamento civile e sanitario suggerite dal governo».

Il professor Tavio fa chiarezza sulla confusione creata fra tasso di mortalità e tasso di letalità del Cronavirus e sottolinea che «è vero che si muore di più di influenza in Italia, ma solo perché molte più persone contraggono l’influenza». Il tasso di letalità cioè la capacità di uccidere di questo virus è molto superiore a quello dell’influenza, è almeno 20 volte superiore. Quindi, anche se la mortalità globale è più bassa, il tasso di letalità e la pericolosità è molto superiore, soprattutto per gli anziani. È questo il messaggio onesto che dobbiamo dare».

Gli anziani e i malati dono dunque i più fragili perché, chiarisce l’infettivologo, «hanno delle patologie concomitanti che non aiutano a superare la fase acuta della malattia».

Quale scenario dobbiamo attenderci?
«Potrebbe esserci una evoluzione differenziata a seconda delle persone che si considerano, per cui l’infezione potrebbe arretrare in Lombardia e avanzare in altre regioni,  se le misure che sono state adottate non fossero così efficaci. Se invece le misure che sono state intraprese sono assolutamente efficaci, di qui a qualche settimana di sicuro saremo in una situazione assolutamente favorevole, come peraltro è successo in Cina dove sono già in una situazione molto buona e credo che questo sia motivo di ottimismo un pò per tutti».