ANCONA – Fedeli in mascherina, accesso alle Chiese contingentato, segno della pace vietato e no al coro. È quanto prevede il protocollo siglato ieri, 7 maggio, tra Governo e Cei che dà il via libera a partire dal 18 maggio alle messe con la presenza dei fedeli. Una questione, quella delle celebrazioni, per la quale i vescovi italiani si erano sollevati chiedendo a gran voce la ripresa delle celebrazioni. Le funzioni consentite, oltre a Messe ed Esequie sono Battesimo e Matrimonio, mentre le Cresime dovranno ancora attendere.
Come si organizzeranno le Chiese per la ripresa dell’attività liturgica? Innanzitutto in questi giorni dovranno individuare la capienza massima dell’edificio tenendo conto della distanza minima di sicurezza che su banchi e sedie dovrà essere di almeno un metro intorno al fedele (sia di lato che di fronte). Poi attenzione massima ad evitare assembramenti, sia all’interno dell’edificio che in sagrestia e sagrato. Sarà facoltà dei sacerdoti incrementare il numero delle celebrazioni per gestire meglio l’affluenza dei fedeli. Le acquasantiere resteranno ancora per un pò vuote.
All’ingresso di ogni Chiesa sarà affisso un manifesto indicante il numero massimo dei partecipanti consentiti, ma il sacerdote può anche valutare di celebrare all’aperto, dove permesso. In ogni caso la Messa in streaming andrà sempre incentivata per favorire al partecipazione di chi non può uscire.
Ingresso. L’accesso in Chiesa sarà contingentato e regolato da volontari o collaboratori che muniti mascherina, guanti e tesserino di riconoscimento monitoreranno ingresso e uscita così da evitare code e assembramenti. In questo caso la distanza da rispettare è di 1,5 metri e il flusso dei fedeli potrà essere regolato utilizzando più porte, se disponibili, e lasciandole aperte in modo che i fedeli non debbano toccarle. Inoltre i volontari vigileranno anche sul numero massimo di presenze consentite all’interno della Chiesa, parametrate sulla base della distanza di sicurezza tra un fedele e l’altro. All’ingresso dovrà essere messo a disposizione dei fedeli gel igienizzante in modo che possano provvedere alla pulizia delle mani sia all’ingresso che all’uscita. Un’attenzione particolare dovrà essere posta alle persone diversamente abili in modo da favorirne l’accesso nei luoghi di culto, prevedendo spazi a loro dedicati. Al termine della Messa, Chiese e sagrestie dovranno essere igienizzate con detersivi ad azione antisettica e favorendo il ricambio dell’aria. Vasi sacri, ampolline e gli altri oggetti utilizzati durante la celebrazione, inclusi i microfoni dovranno essere disinfettati.
La celebrazione e la Comunione. La presenza di concelebranti e ministri dovrà essere ridotta all’osso e dovranno mantenere la distanza interpersonale che in presbiterio. Inoltre se da un lato l’organista potrà essere presente per allietare la celebrazione con la musica, il coro resta invece ancora bandito. No alla raccolta delle offerte durante la celebrazione: il sacerdote potrà disporre dei contenitori all’interno della Chiesa. Spulciando tra le disposizioni previste dal documento si legge anche che la Comunione verrà distribuita dal sacerdote in mascherina e guanti, mantenendo il distanziamento interpersonale. Attenzione però perché l’ingresso in chiesa è vietato alle persone con sintomi influenzali, respiratori o in presenza di febbre (37,5 gradi), ma anche a coloro che sono entrati in contato con persone positive al coronavirus.
Soddisfatto per l’intesa raggiunta tra Governo e Cei l’Arcivescovo di Ancona – Osimo monsignor Angelo Spina che sottolinea «spegne tante polemiche e ci fa capire come vengono riaperte le Celebrazioni per le Messe e per gli altri Sacramenti. Le normative sono molto chiare e puntuali, vediamo anche come le persone già hanno recepito dopo il lockdown la fase due e sono molto brave e preparate, quindi le misure saranno rispettate anche nei luoghi di culto come previsto. Certamente i fedeli verranno informati e i parroci spiegheranno ai fedeli molto anziani se è bene non venire». Monsignor Angelo Spina annuncia che i vescovi prepareranno un decreto nel quale accoglieranno e approfondiranno le misure previste dall’intesa raggiunta fra Cei e Governo.
«È un bel momento – prosegue l’Arcivescovo -, la celebrazione della Messa con il popolo mancava sia a noi sacerdoti, ma soprattutto ai fedeli, mancava l’Eucaristia che adesso è possibile e quindi è un bel passo in avanti. Un ulteriore segno di grande speranza perché in questo tempo certamente bisogna curare il corpo, ma bisogna curare anche la mente e soprattutto è necessario creare l’anima cioè dare speranza, speranza che viene dalla forza della fede e dalla grazia dei sacramenti».
I sacerdoti intanto si stanno già preparando. «Siamo contenti che possano riprendere le celebrazioni» osserva Don Enrico, della Parrocchia Santa Maria Regina della Pace di Osimo, che attende chiarimenti sulla sanificazione dei locali, perché come osserva il sacerdote oltre all’intesa tra vescovi e Cei «bisognerà capire cosa chiederanno le Belle Arti», che potrebbero sollevare la questione dell’impatto delle misure di sanificazione sulle opere d’arte e sugli arredi. Il tempo ce n’è per organizzarsi da qui al 18 maggio – spiega Don Enrico – un passo avanti intanto è stato fatto, ora però bisogna vedere dove mettere il secondo piede».
Soddisfatto anche il Popolo della Famiglia: «Finalmente la libertà di culto torna ad essere rispettata e con essa il diritto di milioni di fedeli ad assistere alla Santa Messa – spiega il presidente Fabio Sebastianelli – . Ci saranno ovviamente dei vincoli per motivi di sicurezza, ad esempio lo scambio della pace non si farà, il numero di fedeli sarà limitato dalla grandezza della Chiesa e altro, ma sono condizioni accettabili; per due motivi: il primo è che permetteranno la ripresa delle Celebrazioni Liturgiche, il secondo (di pari importanza) è che sono decisioni concordate con la Cei e non prese unilateralmente dal Governo».