ANCONA – «L’attività non si è mai fermata ed anzi ha fatto registrare una crescente produttività». Così la presidente della Sezione Giurisdizionale regionale per le Marche, Luisa Motolese, in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario 2021 della Corte dei Conti. Un evento segnato dall’emergenza sanitaria che non ha consentito quest’anno lo svolgimento della tradizionale cerimonia di inaugurazione.
La presidente Motolese, il procuratore regionale facente funzione Antonio Palazzo e il presidente della Sezione del Controllo regionale per le Marche Antonio Contu (in videocollegamento) hanno relazionato sui risultati dell’attività svolta nel 2020 dalla sezione giurisdizionale per le Marche della Corte dei Conti.
Un’attività che, come ha sottolineato la presidente, nonostante le limitazioni imposte dalla pandemia non si è arrestata, traducendosi in circa 22.249 atti tra i quali sentenze, ordinanze, decreti con «una novità assoluta per tutta la magistratura», quella delle udienze da remoto, insieme al lavoro agile che ha comportato una riorganizzazione delle modalità di lavoro, per la quale la Corte dei Conti si è distinta a livello nazionale in termini di lungimiranza di investimenti informatici e tecnologici, come ha fatto notare il procuratore regionale Palazzo.
«Lo svolgimento delle udienze – si legge in un passaggio della relazione della presidente – è stato adeguato alle modalità telematiche ma ha
incontrato non poche resistenze e chiusure da parte del foro locale come è accaduto nel settore penale».
Nel suo intervento ha posto in evidenza con soddisfazione che nel 2020 è stato realizzato un importo di condanna pari a 2 milioni e mezzo di euro, mentre nel 2019, al suo insediamento, il dato si attestava intorno ai 700mila euro: numeri più che raddoppiati. Numeri lusinghieri, nonostante le difficoltà imposte dalla pandemia, anche sul fronte della rispondenza tra richiesto e pronunciato.
Il rapporto percentuale tra il volume delle richieste economiche avanzate dalla Procura regionale e l’esito dei relativi giudizi, ha registrato una percentuale che si attesta intorno al 75% e, fra questi, la percentuale dei giudizi discussi secondo il rito ordinario è preponderante e si attesta intorno a una percentuale pari al 73% rispetto a quelli definiti con il rito monitorio ed abbreviato, con un «rispetto dei tempi medi di deposito dei provvedimenti più che ottimale».
Numeri «ottimali» anche nel contenzioso amministrativo-contabile, che si è tradotto nello svolgimento (in parte da remoto e in parte in presenza, quando consentito dalla situazione epidemiologica) di 14 udienze collegiali di trattazione di complessivi 107 giudizi, in relazione ai quali, sono state pronunciate 107 sentenze, di cui 8 in materia di responsabilità, a seguito di 12 citazioni depositate nell’anno, 4 delle quali ancora in fase processuale, 20 in materia di giudizi di conto e 79 in materia di giudizi per resa di conto, 157 ordinanze istruttorie e 170 decreti.
Quattro le ordinanze di condanna a seguito di rito monitorio emesse, mentre tre monitori sono in fase di definizione: nei giudizi di responsabilità trattati, sono state emesse sentenze di condanna per l’importo complessivo di 2.224.021 euro.
Citando un passaggio del rapporto presentato al Governo dal Comitato di esperti in materia economica e sociale presieduto da Vittorio Colao la presidente ha evidenziato che «nei prossimi due o tre anni possiamo trasformare l’Italia più di quanto si sia potuto fare negli ultimi decenni se avremo il coraggio necessario per agire con decisione sulla riforma del Paese e nell’investimento a favore delle prossime generazioni».
La presidente ha anche sottolineato che «la nostra economia ha bisogno di una burocrazia più snella e di un sistema fiscale più leggero, che penalizzi meno le attività produttive». L’alto magistrato ha sottolineato la necessità di ripensare «il modello di welfare, chiamato a fare un salto di qualità».
Per costruire un sistema economico e una società più forte «si dovrebbe puntare sulla “resilienza trasformativa” di cui ha parlato ampiamente l’economista Enrico Giovannini: atteso che la resilienza è la nostra capacità a far fronte di uno shock, di tornare rapidamente al punto pre-crisi, la vera sfida di questo periodo è di attuare una resilienza che non sia più adattiva e statica, ma trasformativa e in continuo movimento, utilizzando strumenti capaci di assicurare una sostenibilità non solo ambientale, ma anche sociale del sistema».
La Motolese ha poi toccato il tema della situazione in cui versa la giustizia italiana affermando che «non è certamente ottimale» dal momento che «al nostro Paese spetta il primato di una delle giustizie più lente d’Europa». Ha affermato la necessità di ripensare la giustizia così da renderla «più comprensibile, più equa, più vicina al territorio. «Dobbiamo avere l’ambizione, una volta cessata la pandemia, di tornare non alla precedente normalità – ha concluso -, ma a una giustizia migliore, che risponda concretamente alle aspettative di tutti, cittadini e operatori coinvolti».
LA RELAZIONE DEL PROCURATORE REGIONALE
Il procuratore regionale Antonio Palazzo ha evidenziato che nel 2020 «gli obiettivi sono stati in linea con gli anni precedenti», nonostante i «rallentamenti alle attività istruttorie avviate», e l’attività è stata svolta da un contingente di tre pubblici ministeri, dei quali due magistrati.
Al termine del 2020 sono state 1.222 le nuove istruttorie avviate, della quali 1.014 per responsabilità amministrativa e 208 per attivazione di giudizi di resa conti giudiziali. Fascicoli che sono stati aperti per segnalazioni provenienti dagli organi giurisdizionali (64%), dalle autorità amministrative (23%) e dai cittadini (11%). Complessivamente le istruttorie in corso all’inizio di quest’anno erano 7.387. I fascicoli pendenti presso la corte, al 31 dicembre dello scorso anno, «concernenti vicende penalistiche di rilievo» erano 308.
Definiti 591 procedimenti istruttori, dei quali 11 per ottenere risarcimento del danno causato all’Erario e stimato nel complesso in circa 385mila euro. Tra le condanne definite in Appello per danni all’Erario figurano anche quelle per le “spese pazze” della Regione Marche che vedono due ex consiglieri regionali condannati in primo grado, le cui sentenze sono state confermate in appello: uno dei due consiglieri dovrà risarcire più di 5mila euro uno e oltre 15mila euro l’altro. I fatti si riferiscono al periodo tra il 2008 e il 2012 durante la nona legislatura.
Palazzo ha annunciato che «la Procura regionale per le Marche rafforzerà la sia attività di indagine e di contrasto alle frodi comunitarie e nazionali» nell’ambito delle risorse legate al piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), attualmente all’esame del Senato.