ANCONA – Il 20 settembre si apre una delle elezioni più dense di incognite della storia d’Italia. La pandemia di coronavirus, che ha fatto slittare la chiamata alle urne per le regionali, inizialmente fissata fra maggio e giugno, aveva creato nei giorni scorsi alcune rinunce da parte di presidenti e scrutatori in diverse zone delle Marche, Ancona inclusa, problematiche che si sono andate ad aggiungere a quelle legate ad ogni tornata elettorale. Ma tutte le criticità sono state risolte conferma Michele Basilicata, dirigente del servizio elettorale della Prefettura di Ancona.
Rinunce che sono arrivate soprattutto nei seggi allestiti per consentire l’esercizio del diritto di voto ai malati covid, sia ricoverati, che in isolamento domiciliare. Ma la Prefettura ha risolto sostituendo le defezioni con personale appartenente alle organizzazioni di volontariato, che hanno operato durante l’emergenza sanitaria e «grazie all’intervento dell’Asur» che ha fornito personale addestrato ad affrontare il covid e a formare altro personale su questo fronte. Meno del 10% dei potenziali aventi diritto ha comunicato la volontà di presentarsi ai seggi, che nella provincia di Ancona sono un centinaio.
Ma la pandemia di coronavirus rischia di impattare anche sull’astensionismo, facendo lievitare il numero di coloro che preferiscono non esercitare il diritto di voto. Se solitamente quasi un 30% di marchigiani non si reca alle urne, in questa tornata la quota potrebbe crescere ulteriormente. «Credo che se dovessimo rinunciare al nostro diritto di voto a causa della paura di contrarre l’infezione da coronavirus allora stiamo veramente esagerando».
Il primario della Clinica di Malattie Infettive degli Ospedali Riuniti di Ancona, Andrea Giacometti rassicura. «Ci comporteremmo allo stesso modo se ad impedirci di votare fosse un gruppo politico ostile? Non saremmo spinti a lottare per far valere i nostri diritti?» si interroga il primario, aggiungendo «La paura ci fa rinunciare alla democrazia?».
Il professor Giacometti sottolinea: «Personalmente ogni giorno visito i miei pazienti ricoverati affetti da covid-19 e, pur ammettendo che un certo timore lo si possa avvertire (ma questo è normale), so benissimo che adottando le misure di sicurezza necessarie non avrò scuse se non andrò a visitare quelle persone». Il primario rivolgendosi a elettori e scrutatori, rassicura sul fatto che «sono state predisposte misure di sicurezza più che idonee per la situazione contingente. Voglio essere più preciso: se indosseremo la mascherina, se ci disinfetteremo le mani all’entrata e all’uscita dai seggi, se eviteremo gli assembramenti e manterremo le opportune distanze con gli altri, allora esercitare il proprio diritto di voto sarà molto meno rischioso che passeggiare in una via dove gran parte della gente se ne infischia della mascherina o la indossa tenendo fuori il naso».
Nelle Marche per questa tornata elettorale sono 1.576 i seggi elettorali (di cui 15 sezioni ospedaliere) distribuiti nei 227 Comuni delle Marche. Sono chiamati alle urne 1.310.843 marchigiani (rilevazione Ufficio Elettorale Regione Marche) di cui 637.290 uomini e 673.553 donne, con una percentuale quindi rispettivamente del 49% e del 51% del corpo elettorale. I diciottenni che andranno a votare per la prima volta nelle Marche sono 7.322 (Fonte Ministero dell’Interno al 30 giugno 2020) corrispondente allo 0,6% degli elettori totali.
Un numero complessivo degli elettori che comprende anche quelli all’Estero (133.016 nelle Marche secondo la fonte del Ministero dell’Interno al 30 giugno 2020) che per il Referendum nazionale possono votare presso le Ambasciate e i Consolati nelle nazioni di residenza, mentre per le elezioni regionali è prevista solo la presenza fisica alla sezione elettorale del Comune marchigiano in cui sono iscritti per poter esercitare il diritto di voto.