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Covid Hospital di Civitanova, anestesisti e rianimatori pronti allo sciopero: «Irresponsabile trasferire i pazienti»

Più di 230 specialisti hanno sottoscritto un documento nel quale hanno messo nero su bianco le loro perplessità sia sulla struttura che sul reclutamento del personale. Questioni sollevate anche da Anaao e Aaroi. Intersindacale minaccia le vie legali

Sopralluogo Covid Center Civitanova

ANCONA – Il Covid Hospital di Civitanova Marche di nuovo al centro delle polemiche. Questa volta è finito nel mirino di un gruppo di anestesisti rianimatori che hanno lavorato in prima linea nella gestione dell’emergenza sanitaria negli ospedali marchigiani. In più di 230 hanno sottoscritto un documento indirizzato all’Intersindacale, Anaao Assomed e Aaroi, nel quale hanno messo nero su bianco le loro perplessità e minacciato di essere pronti allo sciopero nel caso in cui non vengano raccolte le loro istanze.

«Riteniamo sbagliata ed irresponsabile la scelta di trasferire pazienti critici covid, ormai pochi ed al termine del percorso terapeutico, da ospedali sicuri dove hanno ricevuto finora le cure necessarie ad un ospedale che non sappiamo se possa rispettare i criteri di sicurezza adeguati in un periodo che ormai è palesemente al di fuori dell’emergenza data dal picco della epidemia» si legge nel documento. Ma i medici specialisti nel documento intervengono anche su un’altra nota dolente, quella del reclutamento del personale che dovrà prestare servizio nell’ospedale realizzato alla Fiera di Civitanova Marche dalla fondazione dell’ex capo della Protezione civile, Guido Bertolaso.

«Riteniamo ingiusta nei nostri confronti la possibilità che, in mancanza di personale volontario, alcuni di noi possano essere costretti a lavorare al covid-Fiera» scrivono nel documento nel quale manifestano il loro no ad essere “precettati” e al  «sempre più ampio ricorso a contratti a tempo determinato di personale medico non ancora specialistico per contrastare un’emergenza che non è più tale, che va invece a devalorizzare la nostra professione di anestesisti rianimatori, riducendo la qualità delle cure ai pazienti nelle strutture pubbliche».

Il gruppo di medici pone l’accento sulla «carenza cronica
di medici anestesisti rianimatori su tutto il territorio marchigiano» e spiegano che proprio in virtù di questa ragione «la precettazione del personale dalle strutture ospedaliere pubbliche senza un adeguato rimpiazzo priverebbe ulteriormente le cittadinanze di servizi sanitari essenziali. Ci auguriamo – concludono – che, per sopperire alla carenza del personale che si verrebbe a creare dall’arruolamento di anestesisti rianimatori al covid-Fiera di Civitanova, non venga proposto di svolgere turni aggiuntivi a un personale già oberato. Questa infatti non ci appare di certo la soluzione più consona al problema soprattutto avvicinandosi il
periodo delle ferie estive».

Sulla questione sono intervenuti anche l’Intersindacale (Fvm, Cimo, Cgil, Cisl, Uil, Fassid, Fessmed, e Anpo), Anaao Assomed (Associazione Medici e Dirigenti) e Aaroi Emac (Organizzazione Sindacale Nazionale dei Medici di Anestesia e Rianimazione, 118 e Pronto Soccorso). «La ferma presa di posizione di 232 anestesisti marchigiani a dire no ad essere di fatto “precettati” e dunque sottratti dalla pianta organica del loro ospedale per essere destinati al Covid Hospital di Civitanova Marche auspichiamo che induca il governo regionale a riflettere seriamente sulle proprie scelte» hanno dichiarato in una nota congiunta Oriano Mercante, segretario regionale Anaao Assomed Marche e Marco Chiarello, segretario regionale Aaroi.

Oriano Mercante

Nel rivendicare di essere stati i primi sindacati di categoria che già dal 21 aprile hanno manifestato la propria disapprovazione per la scelta di proseguire il percorso «dell’astronave di Civitanova», chiedono ancora una volta di «lasciare la struttura in stand-by pronta per una eventuale ripresa dell’epidemia di covid-19 agevolando un ritorno alla normalità per le prestazioni sanitarie fino ad ora tralasciate per far fronte all’epidemia, senza trasferire al Covid Hospital i pochi (per fortuna) pazienti che ancora necessitano di cure intensive o sub-intensive perché contagiati». Infine la proposta alle due Intersindacali, quella guidata dal Cosmed e quella guidata da Cimo di unire le forze e incontrasi per un vertice congiunto come auspicato dagli anestesisti rianimatori.

Ma il Covid Hospital di Civitanova Marche è stato anche al centro dell’incontro tra Asur e Intersindacale (Fvm, Cimo, Cgil, Cisl, Uil, Fassid, Fessmed, e Anpo) nel quale i sindacati hanno espresso le loro rimostranze per le procedure di reclutamento del personale che a loro avviso vanno a «derogare unilateralmente sia al regolamento sulle relazioni sindacali» che all’obbligo di informazione preventiva previsto dal Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro.

A far storcere il naso all’Intersindacale è anche il fatto che il nuovo Covid Hospital di Civitanova Marche «non può essere definita come struttura temporanea di degenza e terapia intensiva organizzata per intensità di cure in quanto giuridicamente nella Regione Marche tale modalità di assistenza ospedaliera non esiste né è stata mai codificata da nessuna Legge regionale e da nessuna Linea guida regionale o Delibera di Giunta regionale». Inoltre osservano che sulla scelta delle unità da inviare «viene rimessa alla singola Area Vasta, dichiarando che è necessario il rispetto delle prerogative contrattuali, cosa di cui non si vede traccia nella lettera inviata come ordine di servizio».

L’Intersindacale lamenta che «l’Asur non ha mai coinvolto nella progettazione, organizzazione e reclutamento del personale» e di aver prima proposto «la mobilità volontaria con pagamento di prestazioni aggiuntive, ottenendo il rifiuto di tutto il personale e adesso proponendo lo spostamento più o meno volontario con l’istituto “della missione di servizio” per periodi minimi di un mese, senza alcun ordine di servizio scritto personale, senza indicare il compenso per tale eventuale responsabilità e con quali risorse economiche i dirigenti saranno remunerati».

I sindacati hanno diffidato Asur e Aree Vaste «dall’operare in modo difforme da quanto previsto dalle norme contrattuali e di rispettare il regolamento per le relazioni sindacali in vigore», minacciano di andare per vie legali e spiegano di aver già informato della questione l’Ispettorato Provinciale territoriale del Lavoro.