ANCONA – Nuova udienza nell’ambito del processo per il crac di Banca Marche. Questa volta ad essere ascoltati al Tribunale di Ancona sono stati l’architetto Vittorio Cicconi, socio dell’imprenditore edile Lanari, una delle imprese con una maggiore posizione debitoria verso l’istituto di credito marchigiano e Pietro Paccapelo, presidente fino al 2011 del collegio sindacale di Medioleasing.
L’architetto in particolare, nel corso dell’udienza prolungatasi anche nel pomeriggio di oggi, ha riferito di finanziamenti anomali alle società del gruppo a fronte di garanzie inesistenti o non commisurate agli importi erogati da Banca Marche. Inoltre, sempre secondo Cicconi, in molti casi l3e richieste di finanziamenti e garanzie fidejussorie venivano fatti sottoscrivere dentro i bar o di domenica a casa, su pressione dello stesso Lanari e di alcuni funzionari della banca, i quali alle sue perplessità sulle istanze presentate, rispondevano di non preoccuparsi.
Il gruppo edile Lanari, che aveva chiesto finanziamenti per realizzare la Ex Sacelit a Senigallia e il Santa Cristiana a Marcelli di Numana, aveva una esposizione debitoria nei confronti di Banca Marche pari a circa 250milioni di euro.
Pietro Paccapelo, presidente del collegio sindacale di Medioleasing fino al 2011 e di Banca Marche, fino ad agosto 2013, ha invece ripercorso le tappe salienti della rivisitazione del credito, con le tre importanti svalutazioni compiute dagli uffici interni, due delle quali eseguite dal team di Banca Marche (una da Franco Salicona, l’ex responsabile area crediti della Banca e l’altra dal dottor Carmine Gandolfo) e la terza dal team di ispettori di Banca d’Italia.
La svalutazione eseguita da Salicona venne condotta tra novembre 2012 e marzo 2013, mentre quella di Gandolfo a ridosso della semestrale del 2013, ovvero nell’agosto dello stesso anno, mentre quella portata a termine dagli ispettori di Banca d’Italia avvenne nel periodo novembre 2012 – marzo 2013, quindi in parallelo a quella di Salicona. Ma il team di Banca d’Italia non si relazionò con il collegio sindacale, produsse invece un documento redatto senza interloquire con gli organi di Banca Marche nel quale evidenziato la necessità di svalutare un migliaio di posizioni. Al collegio sindacale quindi non restò che recepire quanto valutato da Banca d’Italia.
Altro passaggio importante dell’udienza, è stato quello che nella prima battuta della semestrale del 2013, al primo agosto risultava una perdita di 50milioni circa, aumentata in 20 giorni a 220milioni. Su questo punto, il legale di Unione Nazionale Consumatori, Corrado Canafoglia, che tutela oltre 3mila parti civili, ha incalzato il teste, chiedendogli quali sistemi sono stati utilizzati per stabilire le svalutazioni, visto che con la perdita del 2013 e quella maturata nel 2012 (513milini) portavano il capitale di vigilanza è sotto il limite nel quale non si poteva operare se non con il commissariamento. A questa domanda Candolfo ha chiarito che erano stati utilizzati criteri autorizzati da altre banche (Sampaolo e Unicredit) che però avevano operatività diverse rispetto a Banca delle Marche.
In pratica è emerso che la svalutazione precedente il commissariamento si era basata su raffronti con con Banche che agivano in maniera diversa. «In questa udienza importante è emersa una modalità di svalutazione del credito che merita approfondimenti in quanto prodromica al commissariamento ordinato da Banca d’Italia. Ancora una volta in questa udienza è emerso un altro particolare importante, e cioè che ad agosto 2013 Banca delle Marche aveva già una perdita di esercizio di 730milioni e la domanda a cui non è stata data risposta è come è stato possibile che nel novembre 2015, dopo l’arrivo dei commissari, la perdita fosse di 2miliardi e 30milioni. Nelle prossime udienze dovremo approfondire questo passaggio».
La prossima udienza al Tribunale di Ancona è stata fissata per lunedì 2 novembre alle 14, quando dovrebbe essere ascoltata Emanuela Scavolini, ex membro del cda di Banca Marche durante l’era Goffi.