Ancona-Osimo

Desertificazione bancaria: tavola rotonda Uilca, Regione e università. Orazi (Univpm): «Occorre fare sistema»

In regione tavola rotonda promossa da Uilca per fare il punto sulla desertificazione bancaria che affligge le Marche dove c'è stata una progressiva riduzione degli sportelli

Da sx Crucianelli, Gitto, Furlan, Mazzucchelli, Orazi, Filipponi

ANCONA – La chiusura degli sportelli bancari con il rischio di desertificazione dei territori, al centro di una tavola rotonda che si è tenuta ad Ancona, in Regione, in cui ne sono state analizzate le conseguenze economiche e sociali. L’iniziativa, promossa dal sindacato di categoria Uilca, rientra nella campagna di monitoraggio condotta a livello nazionale che ha fatto tappa anche nelle Marche, il 14 e 15 settembre, prima a Valfornace, nel maceratese, e poi ad Ancona al Centro Commerciale Conero.

Alla tavola rotonda hanno partecipato Francesco Acquaroli, presidente Regione Marche, Guido Castelli, Commissario straordinario Sisma 2016 (in video collegamento), Claudia Mazzucchelli, segretaria generale Uil Marche, Fulvio Furlan, segretario generale Uilca, Sergio Crucianelli, segretario generale Uilca Marche, Marco Filipponi, sindaco di Genga e rappresentante Anci Marche, Francesco Orazi, docente di sociologia del lavoro all’Univpm, Antonio Gitto, docente di economia aziendale all’Ud’A di Chieti e Daniele Carnevali, presidente provincia di Ancona.

Nel corso dell’evento è stato ricordato che quasi 55mila marchigiani non hanno una filiale nel proprio comune e che nella regione, dal 2018 al 2022 il numero degli sportelli si è ridotto, passando da 190 a 166 con un calo del 12,6%, un dato più elevato rispetto alla media nazionale del 10,90%. Crucianelli in particolare ha sottolineato che «un quarto dei comuni marchigiani non ha uno sportello bancario». Nelle Marche le province più sprovviste sono quelle di Fermo (11% di sportelli), Ascoli Piceno (14%) e Macerata (20%), mentre la provincia con più sportelli è quella di Ancona (29%), «un dato preoccupante» ha aggiunto Crucianelli, specie se letto in vista di «preannunciate nuove chiusure».

«Le persone si sentono abbandonate dalle banche» ha fatto notare Claudia Mazzucchelli, riferendo sugli esiti del sondaggio condotto da Uilca durante la campagna nazionale, un «problema che riguarda in maniera particolare le zone colpite dal sisma del 2016» e che richiede «una soluzione». Il segretario generale Uilca, Fulvio Furlan, ha sottolineato la necessità di attivare «osservatori sul territorio» e di aprire una interlocuzione con le banche che vogliono chiudere degli sportelli per cercare di arrivare a delle soluzioni, «le banche hanno le caratteristiche e la sensibilità per poterlo fare, ma servono percorsi di sistema» per consentire il mantenimento di presidi importanti sul territorio così da «evitare il rischio di effetti sociali gravi».

Da sx Crucianelli, Gitto, Furlan, Mazzucchelli, Orazi, Filipponi e Carnevali

Il Commissario straordinario Guido Castelli in un passaggio del suo intervento in video collegamento, ha rimarcato il cambio di passo nella ricostruzione post sisma, evidenziando che «nel mese di ottobre abbiamo superato il record di liquidazione delle imprese che si occupano ricostruzione (135milioni). Ci siamo incamminati su un giusto sentiero dopo tanti anni di incertezze». Inoltre, il Commissario nel ricordare i compiti del suo mandato ha sottolineato che oltre alla ricostruzione c’è anche quello della riparazione che punta a «mantenere un flusso sociale ed economico» in modo che «le case ricostruite non rimangano vuote».

«Il tema dei servizi è centrale – ha detto Castelli -, ci stiamo battendo affinché le classi possano mantenere il numero degli iscritti, stiamo lavorando su trasporti e viabilità» ed ha ricordato che le aree appenniniche erano già segnate «da una forte sofferenza demografica ed economica anche prima del sisma» e in tal senso «la presenza di sportelli bancari è centrale» in questi territori per contrastare lo spopolamento.

Il sindaco di Genga e rappresentante Anci Marche, Marco Filipponi, ha sottolineato che «le aree interne subiscono a distanza rispetto ai servizi» distanza che rappresenta «un criterio di scelta per tanti cittadini» nella scelta del luogo in cui stabilire la propria residenza. «I comuni vivono in maniera drammatica le comunicazioni unilaterali e senza interlocuzione in cui ci viene comunicato che lo sportello bancario chiuderà, senza neanche lasciare un bancomat – ha spiegato Filipponi – una situazione drammatica perché genera un processo difficile da gestire».

Filipponi ha posto l’attenzione alla necessità per le imprese di essere vicine a chi dovrebbe loro erogare il credito (le banche) e ha acceso i riflettori, in particolare, sulle fasce più deboli della popolazione, come gli anziani, costretti a recarsi nei centri più grandi e a fare prelievi cospicui per avere disponibilità economiche che poi sono costretti a custodire in casa con il rischio di furti e truffe.

Il professor Francesco Orazi dell’Univpm ha spiegato che la tematica della desertificazione bancaria «si lega anche alla lunga crisi che investe il tessuto produttivo marchigiano a partire dalla grande crisi finanziaria e internazionale del 2007-2008 che nelle Marche in particolare aveva causato una lunghissima stagnazione» tanto che «in questo lasso temporale le Marche hanno perso un quarto della loro capacità produttiva». Una situazione sulla quale si è innestato anche il sisma del 2016 «che ha ulteriormente precarizzato soprattutto l’interno» .

Secondo il professore dell’Univpm per «le aree interne» rappresenta «una ulteriore desertificazione» dopo che erano già gravate dalla desertificazione demografica, avviata già con la «fine della prima guerra mondiale, passando per la seconda, con lo spopolamento delle aree appenniniche e il collasso del modello economico appenninico». Un quadro che «a fronte di una crisi generalizzata del sistema produttivo marchigiano, assume i caratteri di un problema molto difficile da risolvere e che forse può essere risolto partendo da una sperimentazione e da politiche innovative e coraggiose che possano cogliere ciò che di buono abbiamo sotto gli occhi in questa Regione».

Orazi ha spiegato «occorre fare sistema» perché per ripopolare le aree interne occorre riportare servizi come «una connessione evoluta, una sanità flessibile con ambulatori attrezzati» che possano garantire una qualità della vita e bellezza paesaggistica «a bassissimo prezzo», ma questo «non è sufficiente, bisogna riportare potenziale lavoro innovativo e tanto lavoro tradizionale, perché le aree interne hanno bisogno di manutenzione territoriale, vediamo quanto oggi l’abbandono delle aree interne faccia trasparire una difficoltà nella manutenzione straordinaria del territorio e questo a cascata significa fiumi che esondano».

Le banche «potrebbero rispondere a questo tipo di situazione rendendosi parte attiva di finanziamenti e progetti innovativi, facendo sistema con la Regione, con i sistemi universitari locali, mettendo insieme tutti quegli attori che possono pensare a politiche creative e programmare ipotesi di nuova attrattività di questi territori. Non è semplice, per questo vanno pensate iniziative e ipotesi un po’ fantasione e creative».

Il presidente della Regione Marche, Francesco Acquaroli, ha sottolineato la fase complessa di trasformazione ed ha spiegato che secondo recenti studi demografici «nei prossimi 50 anni perderemo una fetta importantissima della popolazione».

«La maggior parte della popolazione marchigiana è anziana – ha spiegato il governatore – ha bisogno di servizi e di essere sostenuta». In un passaggio del suo intervento ha rimarcato l’approvazione della legge regionale urbanistica «che mancava dagli anni ’90», sottolineandone l’importanza per garantire la competitività del territorio. Accanto alla legge urbanistica ha posto l’accento anche sull’approvazione del piano infrastrutture 2032, per collegare l’entroterra e renderlo più competitivo, elementi importanti anche questi per contrastare lo spopolamento demografico e di servizi.

«Senza infrastrutture e servizi -ha detto- questo territorio non è competitivo e muore» la sfida «è anche culturale» ha concluso, assicurando al sindacato l’impegno della Regione.

© riproduzione riservata