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Didattica a distanza: le reazioni di presidi, famiglie e comitati

Fioccano i commenti all'indomani dell'ordinanza siglata dal presidente regionale Acquaroli che rende attiva da domani la Dad nell'ultimo triennio delle superiori

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ANCONA – «L’ordinanza era necessaria ed è anche troppo timida, doveva riguardare tutte e cinque le classi degli istituti superiori e non solo le terze, quarte e quinte». Riccardo Rossini, presidente regionale dell’Associazione Nazionale Presidi, commenta in questi termini l’ordinanza siglata ieri dal governatore Francesco Acquaroli con la quale ha disposto lezioni in formula mista, 50% a distanza e 50% in presenza per l’ultimo triennio delle superiori. In vigore da sabato mattina, per consentire agli istituti di adeguarsi, il provvedimento del presidente della Regione Marche, interviene anche sui trasporti pubblici e scuolabus, forte veicolo di contagio fra i ragazzi che si recano a scuola, riducendo la capienza al 60% (precedentemente fissata dal predecessore Luca Ceriscioli all’80%).

Il preside nel chiedere che l’ordinanza venga «ampliata anche alle prime e seconde classi delle superiori», chiede anche «indicazioni certe su cosa fare quando il sistema di tracciamento va in crisi, come accaduto nell’Ascolano dove il Distretto sanitario fatica a processare i tamponi e isolare subito i positivi». In questo modo però il rischio è quello di «lasciare persone potenzialmente positive all’interno della scuola che possono contagiare altri».

I PRESIDI: «DISPORRE LA QUARANTENA TEMPESTIVAMENTE»
Cruciale far scattare la quarantena il prima possibile, evidenzia il presidente dell’Anp Rossini, ma se il tracciamento non è rapido i positivi si moltiplicano, ecco perché i presidi invocano indicazioni certe e la possibilità di poter essere loro stessi a far partire la quarantena.
«Quando in caso di positività un alunno va in quarantena fiduciaria, potrebbero essere i presidi ad applicare la quarantena per i compagni senza aspettare l’Asur, in questo modo si riuscirebbero ad isolare tempestivamente i potenziali focolai», spiega, evidenziando che con il crescere dei casi il rischio è che «il sistema vada in crisi e il Dipartimento non riesca a dare risposte».  

Riccardo Rossini, presidente regionale Anp

Rossini ricorda che oltretutto i presidi sono investiti della responsabilità penale per i contagi che si diffondono tra il personale scolastico, «ci hanno detto come disinfettare gli ambienti e come mantenere il distanziamento, ora ci dicano come mettere in quarantena gli alunni», un aspetto che secondo il presidente Anp «andava normato dal Ministero dell’Istruzione». 

«Molto favorevole» ai test rapidi per le scuole, Rossini sottolinea però che «non sono completamente attendibili» anche se spiega che possono comunque essere utili, visto che la scuola «è un assembramento pari ad una discoteca: noi umani operiamo una distinzione culturale, ma il virus no».

Negli istituti «i ragazzi rispettano abbastanza le regole», anche se «ogni tanto abbassano la mascherina per parlare», ma il «problema serio sono i mezzi di trasporto: inutile attuare le misure precauzionali a scuola se poco prima nei pulman gli studenti stanno assembrati» conclude Rossini.

LE FAMIGLIE, «ANDAVA GESTITA PRIMA»
Ma che ne pensano le famiglie della didattica a distanza per il triennio delle superiori?
«La didattica a distanza è sicuramente una esperienza importante per i nostri figli, ma per essere efficace doveva essere gestita questa estate, a livello di contenuti, modalità e piattaforme informatiche:  invece abbiamo passato mesi a studiare improbabili banchi a rotelle e ci troviamo ora in un fai-da-te discutibile», commenta Maurizio Minossi, genitore di una studentessa del quinto anno del Liceo.

IL COMITATO, «BASTA AI SACRIFICI CHIESTI AGLI STUDENTI»

Delegazione del Comitato Priorità alla Scuola (immagine di repertorio)

A bocciare l’ordinanza di Acquaroli è invece il Comitato Priorità alla Scuola che interviene a gamba tesa sulla questione sottolineando che «dopo mesi di lavoro e impegno da parte di presidi e docenti, piani di sicurezza, gestione di ingressi e uscite scaglionate, sacrifici dei ragazzi e dei docenti in termini di tempi e modalità di fruizione, il Presidente della Regione spazza via il tutto con un’ordinanza».

Una scelta che il comitato di Priorità alla Scuola di Ancona e Civitanova «condanna, in quanto assunta senza aver prima valutato altre soluzioni, come un ulteriore scaglionamento di ingressi/uscite o il potenziamento del trasporto pubblico, che è uno dei nodi della questione – si legge in una nota diramata dal gruppo di docenti e famiglie – . È sotto gli occhi di tutti che è più semplice chiudere le scuole e mandare gli studenti in DaD (ndr didattica a distanza), piuttosto che ammettere l’inefficienza nell’organizzare un piano dei trasporti che potesse reggere una nuova fase pandemica, e allestire un servizio efficace di test e tracciamento».

Il Comitato rimarca i limiti della didattica a distanza, emersi durante la fase emergenziale, e ricorda che «non esistono indicazioni nazionali sulla didattica digitale e non si improvvisano», inoltre sottolinea che «le risorse informatiche non sono distribuite in modo eguale in tutto il territorio e in tutti gli strati della popolazione».

«Un’istituzione della Repubblica italiana – prosegue la nota -, per ragioni non connesse alla sicurezza negli edifici scolastici ma ai trasporti, non può imporre la DDI al corpo studentesco, soprattutto non può imporla agli allievi e alle allieve delle quinte classi, che dovranno affrontare l’esame di maturità e i concorsi di ammissione alle università a numero chiuso».
«I sacrifici devono farli gli adulti, non i bambini né gli adolescenti» dichiara Livia Accorroni del Comitato Priorità alla Scuola di Ancona.

Per questo il Comitato chiede al governatore «un immediato dietrofront e un ampliamento dei servizi di trasporto pubblico, almeno finché i livelli di contagio consentiranno di mantenere aperte le scuole in sicurezza».