ANCONA – Se ne parla poco, in molti casi non se ne parla proprio. L’educazione sessuale e sentimentale è quasi come un tabù, specialmente quando l’argomento deve coinvolgere bambini e ragazzi. I recenti femminicidi, uno su tutti quello di Giulia Cecchettin (la giovane di Vigonovo, uccisa un mese fa), hanno riacceso il dibattito sull’opportunità di prevedere corsi di educazione, su questi temi, nelle scuole. Ma i ragazzi che ne pensano?
«Riteniamo l’educazione sessuale e affettiva assolutamente necessaria nel mondo della scuola, siamo uno dei pochi Paesi in Europa che non l’ha introdotta – dice Martina Gagliardi dell’associazione studentesca Officina Universitaria -. C’è grande ignoranza attorno al tema della sessualità, ci sono pregiudizi e false credenze, alimentate anche da alcune figure politiche che preferiscono nascondersi dietro l’ideologia gender invece di riconoscere che esiste un problema e che va affrontato».
L’associazione studentesca si dice «non convinta dalla proposta del ministro Valditara che si schiera contro l’educazione sessuale e affettiva prediligendo un corso di educazione alle relazioni, una scelta tutta ideologica e senza fondamento. Bisogna seguire le indicazioni impartite dall’Unione Europea e rendere questa tipologia di corsi strutturata e obbligatoria già dalla scuola primaria».
Un’educazione che per i ragazzi dovrebbe essere inclusiva e parlare agli alunni «di tutti i diversi orientamenti di genere e non solo quello eterosessuale». A tenere questi corsi secondo Officina Universitaria dovrebbero essere figure specializzate come sessuologi, coach e «anche gli insegnanti dovrebbero seguire dei corsi sul tema». L’accento va anche sulla prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili e sull’importanza di eseguire test di screening.
Profilattico, pillola anticoncezionale, test, sono alcuni dei temi che dovrebbero trovare spazio nei corsi di educazione sessuale secondo gli universitari, «un approccio che porta alla consapevolezza nei ragazzi». «In famiglia si parla poco di educazione sessuale – spiega – e gli studenti si informano con i mezzi che hanno».
Il web in questo caso la fa da padrone. «Si informano su Internet e nel mondo del porno, ma spesso le informazioni che si trovano non sono corrette, oppure c’è il passaparola con gli amici, ma l’educazione tra pari non è allo stesso livello di quella che può essee fatta a livello scolastico». Una materia che, per di più, sarebbe gradita alla maggior parte degli studenti, conclude, «i ragazzi hanno voglia di parlare di questi temi».