ANCONA – Sta facendo discutere la cena che si è svolta sabato scorso a Villa Gigli a Loreto. L’evento, promosso da Paolo Mattei, nipote del fondatore dell’Eni, ha richiamato nella storica dimora loretana che fu di Beniamino Gigli, una rappresentanza di sindaci appartenenti al mondo civico. Fra loro c’era il primo cittadino di Civitanova Marche Fabrizio Ciarapica, ma c’erano anche il sindaco di Loreto, Paolo Niccoletti, quello di Porto Recanati Roberto Mozzicafreddo, quello di Fermo Paolo Calcinaro, il sindaco di Tolentino Giuseppe Pezzanesi e poi i sindaci di Morrovalle, Serrapetrona, Penna San Giovanni, Belmonte Piceno, il presidente della provincia di Macerata Antonio Pettinari, e gli amministratori di Marotta e Mogliano, oltre all’ex sindaco di Osimo Dino Latini. Ma alla cena hanno partecipato anche del mondo imprenditoriale come Germano Ercoli, Danilo Zampaloni, Sandro Paniccia, Mario Doria e Umberto Antonelli, oltre al coordinatore provinciale della Lega di Pesaro Lodovico Doglioni.
Insomma il puzzle delle elezioni regionali a quanto pare non è ancora completo. Nel corso della serata infatti i partecipanti hanno aperto una riflessione politica dalla quale è emersa la volontà di candidare Fabrizio Ciarapica alla presidenza della Regione. I civici si stanno organizzando con un loro soggetto politico chiamato Partito civico ma molto vicino alla Lega che nell’ultimo mese ha più volte frenato sulla candidatura di Francesco Acquaroli. Inoltre, durante la stessa cena Matteo Salvini in persona ha chiamato telefonicamente Doglioni impartendo quella che a molti è sembrata una sorta di benedizione.
Deus ex machina dell’operazione Paolo Mattei, che però prende le distanze da questo aggettivo definendosi «un operaio come altri nel partito». Deluso dal governatore Ceriscioli perché a suo parere «non aveva rispettato i patti pre-elettorali» in termini di attuazione dei programmi, ha individuato nel sindaco Ciarapica quelle «capacità politiche e amministrative che possono giovare al territorio marchigiano» perché «in grado di mettere insieme cittadini, amministratori e imprenditori». «Il 26 gennaio partiremo con la formazione delle liste – annuncia Mattei – e con gli incontri sul territorio», partendo dal maceratese e dal fermano per poi approdare nell’anconetano e nel pesarese.
Francesco Acquaroli però non si scompone di una virgola, forte degli «accordi raggiunti sul tavolo della politica nazionale e anche alle numerose conferme che ho ricevuto sul territorio» e anzi guarda con favore al «fermento presente sul territorio marchigiano» che denota la «volontà di un cambiamento dopo quasi 30 anni di centrosinistra al governo regionale». Sulla chiamata del leader nazionale della Lega alla cena interviene spiegando che «ha fatto bene Salvini a guardare ai movimenti civici che si organizzano sul territorio», e intanto tiene la barra dritta spiegando che proseguirà nel suo tour di confronto politico e di ascolto del territorio che conta un’agenda molti fitta di appuntamenti.
Ciarapica però scalda i motori sulla base di quanto emerso nel corso della cena. «Le prossime elezioni regionali nelle Marche sono alla portata del centrodestra – spiega Ciarapica – , da più parti hanno espresso la necessità di avere un candidato che possa raccogliere i consensi dei moderati e del mondo imprenditoriale e in questa chiave mi hanno identificato come la persona giusta a svolgere questo ruolo. Acquaroli gode di una grande stima perché la sua è una figura seria e coerente e per questo è importante e fondamentale per le Marche la sua presenza a Roma perché è una pedina cruciale di collegamento con il governo nazionale».
La Lega, dopo la candidatura di Acquaroli, ha dichiarato che per i nomi era ancora troppo presto, quindi ora che succede? Intende candidarsi? «Le attestazioni di stima che ho avuto durante la cena mi hanno fatto molto piacere, ma chiarisco subito che se sono l’elemento che unisce e rappresenta le varie sensibilità politiche e che riesce a portarsi dietro anche gli elementi moderati e le imprese ci sono e dò la mia disponibilità, ma non voglio certo essere l’elemento che divide».