Attualità

Femminicidi e violenza, il preside Rossini dell’Anp: «Doverosa nelle scuole l’educazione alla sessualità e all’affettività»

I femminicidi di Giulia Cecchettin e della fanese Rita Talamelli hanno riacceso il dibattito sulla necessità di educare nelle scuole per contrastare la violenza

ANCONA – «L’educazione all’affettività e alla sessualità nelle scuole non solo è necessaria, ma doverosa». L’appello arriva dal presidente dei presidi marchigiani (Anp), Riccardo Rossini, dopo gli ultimi femminicidi che hanno scosso il Paese: quello di Giulia Cecchettin, la giovane di Vigonovo che sarebbe stata uccisa a coltellate dall’ex fidanzato, e quello di Rita Talamelli, la 66enne di Fano che sarebbe stata strangolata lunedì pomeriggio dal marito.

Due donne morte in circostanze diverse, la cui tragedia ha riacceso il dibattito nazionale sull’opportunità di tenere corsi di educazione nelle scuole per cercare di contrastare il fenomeno della violenza di genere che anche nelle Marche registra numeri in crescita, anche secondo il report illustrato ieri nella seduta aperta del Consiglio regionale, dal quale è emerso che 705 donne si sono rivolte ai centri antiviolenza delle Marche nel 2022, 42 in più del 2021 e 222 in più del 2020.

Un fenomeno che fotografa «un’emergenza educativa» dice il presidente Anp Marche, «che deve coinvolgere tutti, non solo la scuola, ma anche le famiglie, le società sportive, le parrocchie. L’educazione all’affettività non può essere delegata solo alla scuola – osserva – serve un lavoro educativo serio e ad ampio raggio».

Riccardo Rossini, presidente regionale Anp

Secondo Rossini l’educazione all’affettività non può escludere anche l’educazione alla sessualità perché «sono entrambe facce della stessa medaglia» per questo bisogna «superare i tabù attorno a questo tema». Il presidente dei presidi marchigiani pone l’accento sull’era digitale che «propone ai giovani stereotipi sessuali ed affettivi che raccontano una donna lontana dalla realtà, una donna sottomessa, quasi secondaria alle esigenze e ai desideri dell’uomo. Un retaggio culturale da superare con un serio lavoro di educazione».

Nonostante se ne discuta da anni, però, solo pochissime scuole hanno organizzato corsi di questo tipo. «Spesso è complicato perché mancano le risorse per finanziare questo genere di corsi che richiedono l’intervento di esperti, eppure il Pnrr prevede, in uno dei progetti anti dispersonbe scolastica, anche l’insegnamento dell’affettività e della sessualità».

Alessia Tombesi, psicoterapeuta

La psicoterapeuta Alessia Tombesi spiega che l’educazione all’affettività nelle scuole dovrebbe prendere avvio già dalla tenera età, a partire «dalla scuola dell’infanzia, insegnando ai bambini il rispetto verso l’altro, come persona distinta da sé, con i suoi bisogni, il proprio pensiero».

«Il bambino fra i 3 e i 5 anni tende all’onnipotenza – prosegue – è a questa età che bisogna insegnare il rispetto delle regole, dell’altro, e a dire dei no che aiutano a crescere. I genitori non devono avere paura a dire no ai propri figli».

Una educazione, quella all’affettività, che deve proseguire non solo a scuola, ma anche fra le pareti domestiche: «Quando sono più grandi – aggiunge – l’educazione non può prescindere dall’insegnare il rispetto per le differenze di genere, un imprinting che però deve necessariamente partire sin da piccoli».

Marianna Agostinelli, sessuologa

Per la sessuologa Marianna Agostinelli «è sempre più evidente la totale mancanza di competenze relazionali e meccanismi funzionali all’interno della coppia, che possano gestire i momenti di crisi e l’abbandono o la fine di una relazione».

Sull’ipotesi’ di inserire come materia l’educazione sentimentale e all’affettività – all’intimità e relazione, la psicologa «più che focalizzarsi sul numero delle ore da inserire a settimana con l’auspicio di ottenere un voto sufficiente», si dice «più propensa a percorsi laboratoriali di accompagnamento all’interno dei plessi scolastici, in maniera extracurriculare, anche per diversificare le figure che devono essere professionisti, meglio ancora sessuologi in grado di apportare obiettivi informativi e formativi adeguati alle diverse fasce d’età».

La sessuologa aggiunge: «Credo che a tutt’oggi si chieda troppo agli insegnanti in termini di accoglienza e rimando emotivo, addirittura a volte gestione e contenimento di situazioni complesse comportamentali». L’auspicio espresso dalla dottoressa Agostinelli è quello di «inserire in organico figure psicologiche esperte e fisse, formate negli ambiti specifici della relazione e della sessualità che possano accompagnare i ragazzi alla comprensione che essere in una relazione dovrà sempre rimanere una scelta e mai un obbligo».