ANCONA – «Le Marche saranno la prima Regione italiana a discutere la proposta di legge predisposta dall’Associazione Luca Coscioni, già trasmessa al presidente della Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano e ai presidenti delle Regioni, per la totale applicazione e osservanza della sentenza Cappato n.242/19 della Corte costituzionale in merito alle procedure e ai tempi per l’assistenza sanitaria regionale al suicidio medicalmente assistito». Lo rendono noto l’Associazione Luca Coscioni e il gruppo assembleare del Pd. Primo firmatario il capogruppo del Pd Maurizio Mangialardi.
L’obiettivo della legge, che fissa i tempi e le procedure, è quello di «evitare che si verifichi di nuovo quanto accaduto di recente con i casi marchigiani di Federico Carboni (“Mario), costretto a un’attesa di oltre due anni, Fabio Ridolfi, che a causa dei ritardi dell’Asur Marche è stato costretto a ricorrere all’interruzione delle terapie con sedazione profonda, e “Antonio”, che resta tutt’oggi in attesa delle comunicazioni del Servizio sanitario regionale, senza alcuna prospettiva sugli esiti delle verifiche già effettuate» si legge nella nota.
Il provvedimento si propone di «arginare gli ostruzionismi, i ritardi e le difficoltà di chi chiede di accedere alla morte medicalmente assistita, puntualizzando gli aspetti procedurali dettati dalla Corte costituzionale, sia per i malati che per le strutture sanitarie chiamate a fornire risposte e assistenza».
Nel dettaglio l’azienda sanitaria, a cui la persona ha formulato richiesta ai sensi della Sentenza Cappato della Corte costituzionale, dovrà eseguire le verifiche «nel termine di 10 giorni dalla richiesta e poi, entro 5 giorni, trasmetta le relative relazioni al Comitato etico competente che dovrà emettere il suo parere entro i successivi 5 giorni ed inviarlo all’azienda sanitaria che immediatamente informa la persona interessata». Insomma in 20 giorni dovrà chiudersi l’iter per arrivare ad accedere al suicidio medicalmente assistito.
«Offriamo alla nostra Regione – afferma il capogruppo regionale del Pd Maurizio Mangialardi – l’opportunità di dotarsi di una legge volta a sanare alcune zone d’ombra contenute nella sentenza della Corte costituzionale che oggi, purtroppo, consentono al Servizio sanitario e alla giunta regionale di ostacolare dietro presunti motivi burocratici l’accesso al suicidio medicalmente assistito quelle persone che, come Federico, Fabio e “Antonio”, hanno ricevuto dal Comitato etico il riconoscimento di tutti i requisiti previsti dalla sentenza stessa per poter porre fine alle loro insopportabili sofferenze».
«Quanto accaduto in questi mesi nelle Marche – prosegue – ha rappresentato un’autentica vergogna: la giunta Acquaroli ha agito secondo le proprie convinzioni ideologiche e lasciato senza indirizzo politico l’Asur Marche, ignorando sia la sentenza della Corte costituzionale che le indicazioni fornite dal ministero della Sanità, contenute in un’apposita lettera indirizzata al presidente Acquaroli in cui si ribadiva chiaramente come le strutture del servizio sanitario nazionale siano chiamate a dare attuazione alle disposizioni della 242/19 e come i costi non debbano assolutamente ricadere sul paziente. L’invito che rivolgo a tutti i consiglieri regionali marchigiani è quello di sottoscrivere e approvare al più presto il testo, in modo da rendere il fine vita un diritto pienamente esigibile nella nostra regione e liberare le persone che già soffrono a causa della loro condizione da ulteriori patimenti dovuti all’insensibilità di certe forze politiche».
Secondo il segretario dell’Associazione Luca Coscioni Filomena Gallo, «la sentenza della Corte costituzionale n.242/19 deve essere applicata per tutti coloro che nella piena capacità di autodeterminarsi, e nelle condizioni previste dalla Consulta, vogliono decidere sul proprio fine vita. Ad oggi abbiamo assistito solo alla violazione del giudicato costituzionale da parte di soggetti che sono chiamati ad effettuare le verifiche previste dalla Consulta, violazione a danno dei malati».
«È chiaro – aggiunge – che la volontà politica degli amministratori delle Marche è contro la libertà di scelta delle persone, ma violare diritti riconosciuti configura reati, così come denunciato in sede penale dalle persone che abbiamo assistito legalmente. Affinché i diritti e le libertà nelle scelte di fine vita di tutti vengano rispettati, le Regioni dovrebbero garantire l’applicazione della sentenza Cappato, anche e soprattutto attraverso l’approvazione della proposta di legge presentata, che dovrebbe vedere la sottoscrizione di tutti coloro che ci rappresentano perché garantire libertà di scelta significa garantire diritti fondamentali. Intanto un grazie al Consigliere Mangialardi e al gruppo PD delle Marche, spero che si aggiungano altre firme e che non si ripetano i tempi di attesa di Federico Carboni, di Fabio Ridolfi e oggi ancora di Antonio che da circa 2 anni attende il completamento della procedura di verifica. Tutto ciò è contro le leggi dello stato e i diritti della persona. Tutto questo non deve ripetersi e la PdL che abbiamo proposto alle Regioni mira a ripristinare piena legalità».