ANCONA – Il fine vita è approdato nell’Aula del Consiglio regionale, all’indomani della morte di Fabio Ridolfi, il 46enne di Fermignano, che aveva chiesto di accedere al suicidio medicalmente assistito, ma che ha dovuto ripiegare sulla sedazione profonda per porre fine alla sua esistenza, dopo essere rimasto immobilizzato in un letto negli ultimi 18 anni a causa di una tetraparesi.
Il tema ha acceso anche gli animi, con il Pd che è andato all’attacco dell’assessore alla sanità Filippo Saltamartini per il rinvio dell’interrogazione dei dem: «Per rispetto di Fabio? Lui e la sua famiglia il rispetto lo avrebbe voluto in altro modo» ha dichiarato il capogruppo del Pd Maurizio Mangialardi. Il gruppo consiliare dem il 9 giugno aveva presentato una interrogazione sul caso di Fabio, che per ritardi sulla procedura per le modalità e l’indicazione del farmaco, aveva finito per scegliere la sedazione profonda per porre fine alla sua condizione.
Ma l’interrogazione che avrebbe dovuto essere discussa in Consiglio nella seduta di oggi, con cui il Pd chiedeva che la sanità marchigiana ottemperasse alle indicazione della sentenza della Corte costituzionale (Cappato/DjFabo), è stata rinviata a dopo le esequie di Ridolfi.
L’assessore Saltamartini ha spiegato «ero pronto a rispondere ma ho ritenuto di non intervenire oggi per rispetto di Fabio» ed ha aggiunto «avevo ritenuto che, per la pietà dei defunti, fosse inopportuna una risposta, sono pronto ma voglio aggiungere: nulla ho dichiarato su questo caso da un mese – ha detto in risposta a Mangialardi secondo il quale l’assessore alla sanità in una intervista avrebbe dichiarato “che non esiste il diritto a garantire la morte” – e non ho incontrato nessuno. Credo per intervento chiarificatore che la questione riveste un’importanza rilevante, quindi se il consigliere Pd consente lo possiamo fare una volta che siano state eseguite le esequie di questo ragazzo. Per rispetto nei suoi confronti ho ritenuto di non intervenire».
Una posizione non condivisa affatto dai dem, tanto che Mangialardi ha evidenziato che «Fabio, la sua famiglia e le associazioni che li hanno affiancati, il rispetto lo avrebbero voluto in altro modo». Il capogruppo del Pd ha ricordato di aver partecipato con la collega consigliera Micaela Vitri, a Fermignano al saluto a Fabio Ridolfi: «L’avete costretto a un percorso che non voleva, nonostante la sua grandissima dignità che ha compensato l’atteggiamento bigotto e umiliante messo in campo».
Secondo il dem, «il rispetto doveva essere rivolto ad assecondare». «Avevamo l’obbligo di rispettare i tempi, di mettere in condizioni Fabio di poter procedere come aveva richiesto al suicidio assistito – ha detto -, come prevedeva la norma. Capisco l’assessore che non è pronto ma lo invito ad astenersi da dichiarazioni pubbliche, quella è l’unica modalità che può mettere la classe politica nelle condizioni di rispettare chi, in un “sarcofago” da 18 anni, aveva deciso di intraprendere un percorso avallato da un Comitato etico e a cui noi dovevamo rispondere immediatamente».
«Dovevamo rispondere immediatamente – ha aggiunto -, invece abbiamo aspettato che succedesse con un’altra modalità e non abbiamo assecondato nemmeno la sua richiesta di finire in una struttura pubblica hospice solo perché l’esposizione mediatica era eccessiva per la struttura e non per la dignità di Fabio. Noi lo salutiamo e lo ringraziamo, con l’affetto e l’esempio enorme che ha dato a tutti noi».
Sul la vicenda è intervenuto anche il presidente della Regione Marche, Francesco Acquaroli, il quale parlando con i giornalisti ha detto: «Su questo tema spero che il legislatore nazionale sia in grado di occuparsi di queste tematiche così delicate e così importanti, credo che al legislatore dobbiamo dare il ruolo che compete».