ANCONA – La flat tax piace agli autonomi: nel 2023 circa una nuova partita Iva su due ha scelto la tassazione a forfait riservata alle partite Iva. «Nelle Marche c’è stato un boom per quanto riguarda la flat tax forfettaria, molti hanno scelto questo regime pensando di avere dei vantaggi, specie i giovani professionisti, mentre il regime incrementale non ha registrato lo stesso exploit», dice Chiara Carletti del Centro Studi Consulenti del Lavoro delle Marche.
La flat tax, o tassa piatta, è un sistema di tassazione che prevede un’imposizione fiscale uguale sotto una determinata fascia di reddito. Nel 2022, il regime a tassazione agevolata era in vigore per alcune partite Iva, per le quali era prevista l’applicazione di un’aliquota al 5% o al 15% fino ai 65.000 euro di fatturato, poi l’ultima legge di bilancio ha innalzato a 85.000 euro il tetto della flat tax al 15% per gli autonomi.
«La legge di bilancio – spiega Carletti – ha confermato per l’anno 2024 la cosiddetta flat tax per le partite iva forfettarie, mentre non è stata riconfermata per i redditi prodotti nel 2024 la flat tax incrementale per le partite Iva ordinarie». Per quanto riguarda la flat tax per i regimi forfettari «possono accedere i lavoratori autonomi esercenti arti professioni o imprese individuali esercenti attività commerciali, artigiane – prosegue – coloro che non hanno prodotto redditi superiori a 85000 euro nell’anno precedente. Queste imprese se già attive ed in possesso dei requisiti possono accedere alla flat tax del 15% anziché applicare le aliquote previste per la tassazione ordinaria».
Nel caso in cui, invece, l’attività sia nuova, oltre ai requisiti già descritti dalla consulente del lavoro, e a quelli legati ad attività precedenti, anche di lavoro dipendente (coma ad esempio non avere conseguito redditi di lavoro dipendente superiori a 30mila euro o avere come principale committente il precedente datore di lavoro), «l’aliquota agevolata si abbassa al 5% e si mantiene anche per i 5 anni successivi».
Le imposte vengono calcolate «applicando una delle due aliquote agevolate a seconda delle possibilità di accesso – spiega – sull’ammontare dei redditi conseguiti ridotto della quota prevista dal coefficiente di redditività». Invece, per quanto riguarda la flat tax incrementale questa è valida solo per le imprese ordinarie e non per chi ha un regime forfettario. Inoltre, sarà valida solo per il 2023 e «non sembra, salvo proroghe, attuabile nel 2024».
La flat tax incrementale, spiega Carletti, è una imposta forfettaria del 15% su un imponibile non superiore ai 40mila euro, «derivante dalla differenza fra reddito di impresa o autonomo prodotto nel 2023 e il eddito più elevato prodotto fra gli anni 2020 e 2022, decuratati del 5%. Non è possibile accedere alla flat tax per i regimi forfettari, salvo che gli stessi non siano usciti per il superamento della soglia di 100mila euro di fatturato di ricavi».
«Se dovessimo fare degli esempi – dice – considerando un reddito di 100mila euro nel 2023 e con un redditto nel 2021 di 60mila euro, considererò come base imponibile per l’aliquota del 15% la parte compresa fra la differenza di 100mila euro e 60mila euro, ovvero 40mila euro diminuita del 5% di 60.000 (quindi 3mila euro) ovvero 40mila euro meno 3mila euro, uguale 37mila euro. Quindi il reddito sarà tassato con aliquota ordinaria solo per quanto riguarda la quota che deriva dalla differenza tra 100mila e 37mila euro, ovvero 63mila euro. Attenzione però – conclude – a non considerare sempre conveniente l’opzione della flat tax. Ci sono situazioni che non trovano agevolazione in questo tipo di scelta. Per questo è opportuno sempre fare un check con il proprio consulente».