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Riciclaggio, maxi operazione delle fiamme gialle: 12 arresti e 90 società coinvolte

I militari del Comando provinciale della Guardia di Finanza di Ancona hanno eseguito 12 misure cautelari nei confronti dei membri di una associazione a delinquere accusati di bancarotta e altri reati fiscali

Al centro il sostituto procurato Daniele Paci e il procuratore capo Monica Garulli al Comando provinciale della Guardia di Finanza di Ancona

ANCONA –  Maxi operazione della Guardia di Finanza del Comando provinciale di Ancona. I militari delle fiamme gialle nelle prime ore di questa mattina hanno eseguito 12 ordinanze cautelari delle quali 9 in carcere e 2 ai domiciliari nei confronti dei membri di una organizzazione criminale, costituita da 90 società e ramificata in 9 regioni italiane, accusata di associazione a delinquere, bancarotta fraudolenta, reati fiscali, riciclaggio e auto-riciclaggio di oltre 130 milioni di euro.

A capo dell’organizzazione, operante nel settore calzaturiero e della plastica, un imprenditore 46enne di Montegranaro con precedenti penali specifici anche in bancarotta fraudolenta, così come il suo braccio destro anche lui del fermano. Coinvolto nella vicenda anche un finanziere in servizio nel fermano, accusato di violazione del segreto d’indagine e di corruzione: il militare, tra il giugno e l’ottobre del 2018, aveva passato informazioni sull’esistenza dell’indagine ad un intermediario, ora è stato sospeso dal servizio ed è finito ai domiciliari. L’organizzazione si sarebbe avvalsa anche della consulenza di un commercialista radiato dall’ordine e finito in carcere insieme ad alte 8 persone, fra le quali il capo dell’organizzazione. Gli indagati sono 146. Le nove ordinanze di custodia cautelare in carcere sono state disposte dal Gip del Tribunale di Ancona, su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, mentre le 3 relative ai domiciliari, sono state emesse dal Gip di Ascoli Piceno su istanza della locale Procura.

Il procuratore capo Monica Garulli, nel corso della conferenza stampa nella quale sono stati illustrati i dettagli dell’operazione, questa mattina (27 luglio) nella sede del Comando provinciale della Guardia di Finanza di Ancona, ha sottolineato che «il fenomeno intercettato è importante per estensione temporale e geografica e per il numero delle società coinvolte».  Il sostituto procuratore Daniele Paci, ha spiegato che, nonostante non siano stati rilevati elementi di stampo mafioso nel corso dell’indagine, l’attenzione è alta per il rischio di infiltrazioni nelle Marche. Il vicecomandante operativo del servizio centrale di Roma Agostino Brigante ha evidenziato che i soggetti erano direttamente o indirettamente riconducibili alla criminalità organizzata. Il tenente colonnello, Pierfrancesco Bertini, comandante del Gico, ha puntualizzato che sono stati compiuti sequestri fino in Valle d’Aosta, mentre il colonnello Guglielmo Sanicola ha rimarcato che l’indagine prosegue e che sono in corso ulteriori sequestri.

Oltre 200 i finanzieri del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Ancona, dello Scico di Roma, del Gruppo di Fermo e della Compagnia di Civitanova Marche che hanno preso parte all’operazione denominata Background e scaturita nel 2017, sotto il coordinamento della Dda di Ancona. L’indagine ha preso avvio da una segnalazione di carattere finanziario della Direzione Nazionale Antimafia, relativa ad ingenti flussi di denaro che venivano travasati da conti correnti di società di capitali verso rapporti bancari e postali di ditte individuali intestate e persone fisiche e prestanome che poi li prelevavano in contante.

Una indagine che si è poi arricchita si ulteriori elementi acquisiti nel corso delle verifiche e dei controlli fiscali condotti dalle fiamme gialle. I primi elementi investigativi risalirebbero addirittura al 2014. Migliaia i flussi finanziari analizzati dalle fiamme gialle, relativi alle 90 aziende coinvolte, le quali per legittimare gli importi emettevano fatture false per operazioni inesistenti per oltre 130 milioni di euro in favore di clienti operanti in Lazio, Veneto, Campania, Lombardia, Toscana, Valle d’Aosta, Emilia Romagna e Abruzzo. L’organizzazione aveva anche una base all’estero dove faceva confluire i profitti illeciti verso Ungheria, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia, Bulgaria, Lituania e Moldavia e nello stato americano del Delaware. Nel corso delle perquisizioni condotte sugli arrestati i finanzieri hanno sequestrato anche ulteriori 300 mila euro.

Tra i membri del sodalizio criminale oltre ai marchigiani c’erano anche degli argentini, ed alcuni appartenenti agli ambienti della malavita organizzata siciliana e campana. Il modus operandi svelato dai finanzieri è questo: società, cartiere e ditte individuali, mettevano fatture per operazioni inesistenti a favore di soggetti terzi che in questo modo potevano utilizzare costi fittizi per la determinazione del reddito d’impresa e del credito Iva, ma anche legittimare il denaro pagato, dopo che questo veniva prelevato in contanti dai titolari delle ditte individuali collegati all’organizzazione. Il sodalizio stroncato dalle fiamme gialle voleva utilizzare le sue società per usufruire delle agevolazioni e delle misure a sostegno dell’economia stanziate in seguito dell’emergenza covid-19, sfruttando i falsi volumi d’affari generati in passato dalle stesse imprese.

«Con me la Finanza non ce la fa, perché ho 50 aziende, tutte collegate, tutto un miscuglio: ci voglio 20 anni alla Finanza per trovare una fessura» è una delle intercettazioni telefoniche compiute a fine maggio dai militari delle fiamme gialle, nelle quali il “dominus”, ovvero l’imprenditore di Montegranato considerato a capo del sodalizio, mostrava di sentirsi intoccabile.

La complessa indagine, che sta ancora proseguendo, ha riguardato in parte il fallimento di 7 società, una delle quali di Ancona, operanti nel pellame e calzaturiero e nelle materie plastiche, con sedi fra Marche, Emilia Romagna, Lazio e Lombardia, che hanno fatto scattare gli arresti in carcere e i domiciliari. i finanzieri le somme distratte al fisco, relative alle società fallite, ammonterebbe a 15 milioni e mezzo di euro, mentre è di 26 milioni l’ammontare delle somme riciclate. Importi che sarebbero stati impiegati anche in altre attività lecite che garantivano ai membri dell’organizzazione ulteriori introiti. Oltre gli arresti, le fiamme gialle stanno eseguendo 80 perquisizioni per acquisire ulteriori elementi utili alle indagini.