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Fondo europeo di sviluppo regionale, Marche fanalino di coda per spesa. Pd all’attacco

Nel periodo di programmazione 2014-2020 la spesa certificata della Regione e rimborsata da Bruxelles è stata pari al 53% (dato a fine 2022, mentre a giugno 2022 era al 47%)

ANCONA – Marche confermate fanalino di coda per spesa del Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr) che in Italia vale complessivamente circa 36 miliardi di euro. Nel periodo di programmazione 2014-2020 la spesa certificata della Regione e rimborsata da Bruxelles è stata pari al 53% (dato a fine 2022, mentre a giugno 2022 era al 47%). Il trend, che conferma la prima indicazione dell’ottobre scorso emerge da un’analisi dei dati pubblicati sul portale Cohesion Data della Commissione europea.

Per non perdere le risorse alle Marche restano da spendere e rendicontare entro la fine dell’anno 276 milioni di euro. Sul fronte dell’assorbimento del Fondo sociale europeo, per il quale l’Italia dispone di circa 23 miliardi, le Marche hanno speso il 76%, circa 219 milioni di euro, un dato che le colloca la regione all’undicesimo posto in Italia. Le regioni hanno speso in media il 75% (circa 25 miliardi di euro) delle risorse Ue, mentre i programmi nazionali si sono fermati al 43% (circa 13 miliardi).

gruppo pd
Il gruppo assembleare del Pd

Alla luce dei dati il gruppo assembleare del Pd va all’attacco e parla di «danno enorme per imprese e cittadini: ogni euro non speso è un euro sottratto allo sviluppo e alla crescita». I dem rilevano che «a nulla sono servite le interrogazioni e le mozioni presentate dal nostro gruppo assembleare per richiamare la giunta e i consiglieri di centrodestra a maggiore responsabilità».

«Purtroppo la giunta regionale – proseguono – , espressione di partiti che non hanno mai nascosto la loro radicale avversità all’Unione europea, rischia di farci perdere gran parte dei 276 milioni ancora da spendere e rendicontare entro la fine dell’anno». Il rischio secondo i consiglieri è che si possa «vanificare addirittura la programmazione puntuale e ben avviata lasciata in eredità dalla giunta precedente, centrata sull’innovazione, la competitività, l’internazionalizzazione delle imprese e l’incremento dell’occupazione».

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