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A tu per tu con Francesco Acquaroli. «Sfido la sinistra a confrontarci sui temi»

Il candidato del centrodestra alla presidenza della Regione ci ha parlato della sua ricetta per risollevare le Marche, ma anche di come vede il centrosinistra

Francesco Acquaroli, candidato del centrodestra alla presidenza regionale

ANCONA – Infrastrutture, post sisma da gestire, sanità e una economia che vede le Marche scivolare verso le regioni del sud d’Italia. Non sarà certo un compito facile quello che si troverà ad affrontare il prossimo presidente regionale. Proprio in questi giorni c’è grande fermento a sinistra sul toto nomi, mentre nel centrodestra la situazione sembra essere già più definita con Francesco Acquaroli candidato alla presidenza definito dal tavolo nazionale della coalizione, al quale nei giorni scorsi è arrivato il pieno placet da Forza Italia e ieri quello dell’Udc, nonostante qualche piccolo mal di pancia manifestato da alcuni esponenti locali del partito salviniano.

Acquaroli secondo lei perché la Lega ha un po’ frenato sulla sua candidatura?
«Penso faccia parte dei tempi della politica, ma credo nella lealtà di tutti gli alleati. Nell’ultimo anno e mezzo il centrodestra si è presentato sempre compatto e questo ci ha permesso di vincere. Ora Fratelli d’Italia sta sostenendo lealmente i candidati proposti dalla coalizione in Emilia-Romagna e in Calabria e lo stesso schema si ripeterà qui nelle Marche e in Puglia. Sono sicuro, la nostra unità e la nostra proposta di governo saranno premiati dai cittadini. Ultimo esempio è l’Emilia-Romagna, con FdI che lealmente sostiene la candidata Borgonzoni».

Nelle Marche ci sono delle grandi questioni da affrontare, dalle infrastrutture alla ricostruzione, dalla sanità all’economia da rilanciare, come intende porsi su questi temi?
«Sono questioni nevralgiche sulle quali dobbiamo concentrarci in maniera assoluta e intervenire con decisione e fermezza. Il presupposto della nostra azione politica è rimettere al centro il cittadino e i suoi bisogni. Perché noi intendiamo riscostruire le Marche con un programma che vogliamo scrivere insieme ai marchigiani. Incontrerò nelle prossime settimane i rappresentanti delle categorie produttive, delle associazioni e del terzo settore, dei comitati ma anche i sindaci e gli amministratori locali: raccoglieremo le loro proposte e stileremo un programma concreto. Si parte dalle infrastrutture perché quello che vogliamo fare è unire il nostro territorio e farlo uscire dall’inaccettabile isolamento in cui si trova: siamo al centro dell’Italia ma arrivare nelle Marche è impossibile.
E ovviamente l’altra priorità assoluta è la ricostruzione post terremoto. Far ripartire i comuni del cratere, dare risposte e una sistemazione definitiva a quelle persone che dopo 3 anni e mezzo vivono ancora e purtroppo nelle casette di legno. E poi l’economia. Ci troviamo in un momento di crisi profonda nel quale la ricostruzione è una grande opportunità che può fare da volano al rilancio economico anche se in maniera transitoria. Bisogna pensare a valorizzare quel grande scrigno di bellezze e tesori che sono i Sibillini, una opportunità per il turismo del nostro territorio che però sta rischiando di scomparire».

Se dovesse vincere lei le elezioni come intende intervenire?
«Con decisione e con fermezza perché servono risposte immediate. In tema di terremoto ad esempio bisogna concentrare più risorse possibili per il personale che lavora nella ricostruzione e occorre conferire poteri straordinari al presidente della regione per velocizzare la ricostruzione».

Non crede che alle Marche serva meno politica e più strade, collegamenti ferroviari, oltre ad un aeroporto più funzionale?
«Credo che le Marche abbiano bisogno di buona politica, di giuste risposte ad ogni livello istituzionale e di un piano di rilancio. Penso alla Quadrilatero da completare, alla Pedemontana, alla terza corsia lungo la A14, alla Strada Statale 16, all’aeroporto e al porto. Bisogna rilanciare la regione e il capoluogo: abbiamo un porto dove arrivano milioni di croceristi ma se non sappiamo sfruttare questa opportunità perché questa infrastruttura non è collegata con l’aeroporto la Regione non ne ha alcun beneficio neanche in termini di turismo. Un crocerista che arriva ad Ancona deve avere la possibilità di vedere i nostri territori per innamorarsene e poi ritornare. Penso ad esempio al Santuario Mariano di Loreto, uno dei più belli al mondo, che custodisce un pezzo di Terra Santa, ma penso anche alle Grotte di Frasassi, a Recanati con Leopardi per non parlare poi delle bellezze di Urbino con Raffaello o di Fermo e Ascoli. I turisti che arrivano con le crociere vanno convogliati verso questi territori, ma per fare questo è importante rendere le Marche raggiungibili organizzando i collegamenti e mettendo in rete fra loro tutti i territori. Fino ad oggi si è ragionato a compartimenti stagni, bisogna invece avere una visione e un progetto di insieme che includa tutti i territori. Nel sud delle Marche e nelle aree interne c’è un gap di collegamenti che va assolutamente colmato».

Nei giorni scorsi si è parlato molto dei Fondi Europei un tema sul quale si è acceso lo scontro politico, lei che intende fare su questo fronte? Dedicherà le risorse ai comparti in forte crisi come il calzaturiero o si occuperà anche di innovazione?
«La sfida dei fondi europei è complessa sul fronte dell’accessibilità e della comunicazione. In questi ultimi anni abbiamo ricevuto più soldi, ma la spesa è rimasta troppo bassa, occorre potenziare questo settore e premiare il più possibile chi fa innovazione e filiera. La competitività oggi è fondamentale, ma dipende dall’innovazione. Se non innoviamo rischiamo di rimanere fermi, quindi serve la giusta attenzione in questa direzione pur senza soprassedere alla crisi dei comparti. Un’attenzione particolare sarà rivolta all’innovazione non solo nell’industria e nell’artigianato, ma anche nell’agricoltura, nella pesca e nel turismo. Poi l’internazionalizzazione a sostegno della quale si può incentivare l’e-commerce e pensare ad un sistema fieristico che dia voce in maniera differente alle imprese che devono puntare all’estero. Le Marche sono ricche di eccellenze, dall’agroalimentare, alla manifattura, dall’industria, all’automotive fino alla cantieristica navale. Abbiamo tanti punti di forza ma servono scelte politiche corrette».

Cosa si sente di dire ai suoi avversari di centrosinistra che stanno ancora litigando sul candidato?
«Il solo fatto che il presidente uscente potrebbe non essere il candidato del centrosinistra è una clamorosa bocciatura del suo lavoro e del Pd, che cerca di salvare la faccia dimenticando che i cittadini non sono stupidi. Perché non ha fallito solo Ceriscioli ma è l’intero “sistema Marche” messo in piedi in questi 30 anni dalla sinistra che oggi sta crollando. Ed è scandaloso che il Movimento 5 Stelle corra in soccorso del Pd per conquistare qualche poltrona sulla pelle dei marchigiani. E fa sorridere invece sentire le critiche della Mancinelli che oggi critica Ceriscioli dopo esserne stata una delle prime sostenitrici. In ogni caso l’unico vero cambiamento per le Marche è rappresentato dalla nostra proposta e sfido la sinistra a confrontarci sui temi. Abbiamo tante criticità come il dissesto idrogeologico, il ritardo nelle infrastrutture, giovani che scappano e anziani che si sentono soli, temi rispetto ai quali in questi 5 anni non è stato fatto nulla».

A chi vi taccia di essere fascisti cosa si sente di dire?
«Che non hanno altri argomenti e per questo si spingono nel terreno di queste affermazioni imbarazzanti invece di guardare ai veri problemi. La politica deve occuparsi dei cittadini e quel che è certo è che la sinistra oggi non rappresenta i loro interessi. Spero che per mascherare questa triste realtà non arrivino a parlare di guerre puniche o dei babilonesi».

Quali sono secondo lei i vantaggi che un politico di professione può garantire ai marchigiani rispetto ad un ottimo tecnocrate?
«Non esiste politico di professione esiste una figura politica che ha un percorso più o meno lungo alle sue spalle e che ha svolto diversi ruoli. Credo comunque che avere un bagaglio di esperienza sia un elemento certamente positivo. Nel mio caso il fatto di essere stato sindaco, poi consigliere regionale e oggi parlamentare mi ha arricchito e portato ad una conoscenza approfondita del territorio. Avere una esperienza politica alle spalle deriva dal lavoro svolto. A me piace guardare ad una politica che intende servire il territorio, piuttosto che servirsi del proprio ruolo».

In ultimo è notizia di ieri (13 gennaio) che Di Maio sembra aprire in Campania se non ci sarà De Luca, come vede la questione?
«Credo che l’alleanza fra i Pd e i 5 Stelle sia innaturale. Fino a 5 mesi fa era impensabile, penso sia nata per salvaguardare le poltrone. Se la coalizione che per 5 anni ha sostenuto un sindaco oggi sfugge rinnega sé stessa. Questo è scorretto, se c’erano problemi andavano denunciati prima. La stessa cosa vale anche per le Marche che negli ultimi 30 anni sono rimaste immobili».