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Tra Freedom day e green pass obbligatorio, nelle Marche la politica si divide

In Inghilterra sono cadute tutte le restrizioni imposte a causa del Covid. Anche la mascherina non è più obbligatoria nei mezzi pubblici e nei negozi. Sulla questione abbiamo chiesto un parere ai politici

Da Pixabay-freephotos

ANCONA – Mentre in Italia è dibattito aperto sull’eventuale impiego del green pass modello Macron, in Inghilterra è Freedom Day. Dalla mezzanotte pub e discoteche sono aperti e senza più limite al numero di persone che possono essere presenti nei locali, inoltre la mascherina non è più obbligatoria nei mezzi pubblici e nei negozi.

Se già il 17 maggio gli inglesi avevano riassaporato la libertà, con la ripresa di pub, ristoranti, cinema, teatri e palestre, da oggi, oltre a decadere l’obbligo della mascherina, i locali possono tornare a lavorare a pieno regime, nel massimo della capienza: ripartono le discoteche e i grandi eventi e decade la raccomandazione a lavorare in smart working.

Un addio alle restrizioni che vuole rappresentare un segnale di ritorno alla normalità che tuttavia si scontra con il dilagare della variante Delta, che anche in Gran Bretagna vede una impennata di contagi. Ma l’opinione pubblica è divisa sulla questione e anche i politici marchigiani hanno pareri diametralmente opposti.

Marchetti (Lega): «Tra Freedom Day e green pass obbligatorio c’è una responsabile via di mezzo»

Riccardo Augusto Marchetti, commissario regionale e deputato Lega

È convinto che tra il Freedom Day inglese e «la follia d’Oltralpe del green pass obbligatorio», esista «una responsabile via di mezzo» il commissario regionale della Lega, Riccardo Augusto Marchetti, una via che «auspico sia quella che il governo italiano vorrà intraprendere. Il 98% dei letti di terapia intensiva sono fortunatamente liberi: questo è il dato rilevante da tenere in considerazione. A fronte di contagi in aumento, non crescono le ospedalizzazioni e diminuiscono i decessi».

Secondo Marchetti, «occorre, seppur con prudenza e responsabilità, tornare alla vita: in Italia le discoteche sono ancora chiuse e i giovanissimi in fondo alle liste del piano vaccinale. Introdurre l’obbligatorietà del green pass è una follia, sia in considerazione delle pesanti ripercussioni economiche che subirebbero i settori, già notevolmente compromessi, di turismo e ristorazione, ma anche per i giovani, che prima di poter avere accesso alla carta verde dovrebbero attendere 15 giorni dalla somministrazione della seconda dose del vaccino».

«Rendere obbligatorio il green pass – conclude – , oltre a danneggiare turismo e locali, andrebbe a gravare ulteriormente sulle tasche delle famiglie italiane, costrette a spendere soldi per i tamponi per poter accedere a bar e ristoranti. È assurdo che in un momento di estrema difficoltà, si vessino ancora di più gli italiani. Responsabilmente, ma bisogna tornare a vivere senza rinunciare alla libertà».

Anna Casini (Pd): «Allentare le restrizioni mentre i contagi aumentano è molto rischioso» 

Anna Casini, consigliera regionale Pd

Si dice «molto preoccupata per l’incremento dei contagi dovuti in particolare alla variante Delta», la consigliera del Pd Anna Casini. «Ritengo che sarebbe di buonsenso mantenere l’uso della mascherina in tutte le occasioni di possibile contagio, anche all’aperto».

«Allentare tutte le restrizioni proprio mentre i contagi aumentano – prosegue – è molto rischioso in primis per la salute pubblica, ma anche per il danno economico causato da eventuali chiusure, in caso di recrudescenza dell’epidemia.

Proprio per questo ritengo utile l’utilizzo del green pass, facilissimo da scaricare e memorizzare nel cellulare, per accedere in tutti i luoghi a rischio assembramento. Tale scelta inoltre può aiutare il paese nel garantire aperture per alcune tipologie di locali come ad esempio le discoteche, e ad evitare nuove chiusure e nuove difficoltà economiche».

Infine l’appello: «L’invito che faccio a tutte le istituzioni è quello di avviare una campagna di sensibilizzazione grazie alla collaborazione dei medici di base nella quale possano essere spiegati i vantaggi derivanti dalla vaccinazione e i rischi di patologie gravi connessi alla mancata immunizzazione».

Ciccioli (FdI): «Percorrere la via della vaccinazione»

Carlo Ciccioli, capogruppo Fratelli d’Italia

«Credo che il Freedom Day inglese non debba essere preso come modello assoluto, così come il piano green pass lanciato da Macron in Francia – dichiara il capogruppo di Fratelli d’Italia, Carlo Ciccioli – . In Italia, fortunatamente, la variante Delta sta determinando un aumento dei contagi, ma non della gravità della virulenza e delle ospedalizzazioni».

Secondo Ciccioli, «occorre percorrere la via della vaccinazione per garantire, speriamo, un’uscita dal tunnel della pandemia nel più breve tempo possibile. Pur con tutte le perplessità del caso, per la brevità della sperimentazione, non è possibile a tutt’oggi, individuare alternativa. La verità è che la stessa comunità scientifica sta avendo difficoltà a individuare un’altra alternativa sul Coronavirus. Tutti stiamo imparando di volta in volta. Quindi, credo che non ci debbano essere fughe in avanti, ma neppure restrizioni eccessive prima del tempo».

Coltorti (M5s): «Vanno utilizzate precauzioni minime»

Mauro Coltorti, presidente della Commissione Lavori Pubblici del Senato (M5S)

«Una grande notizia per gli inglesi e per tutte le attività commerciali ferme da oltre un anno – afferma il senatore del Movimento 5 Stelle Mauro Coltorti – : infatti a fronte di un aumento dei contagi, verificatosi negli ultimi giorni, il numero dei decessi e di persone in terapia intensiva continua il trend negativo che si spera manterrà a lungo. Il decorso stagionale e le vaccinazioni giocano un ruolo importante».

Il senatore però fa qualche distinguo: «Credo che, in Inghilterra come in Italia, vadano comunque utilizzate le precauzioni minime. Evitare cioè gli assembramenti, rispettare le distanze e, nei luoghi pubblici, utilizzare la mascherina».