ANCONA – «La tutela della salute non è un regalo, ma è un diritto, come dice l’articolo 32 della Costituzione» per questo «ho presentato oggi una interrogazione in Consiglio regionale per sapere per quale motivo lo screening del collo dell’utero e la mammografia sono bloccati da dicembre dello scorso anno». Lo ha detto la consigliera regionale del Pd Anna Casini a margine della conferenza stampa che si è tenuta oggi in Regione.
Casini ha sottolineato «i mesi di prevenzione persi perché è stato modificato il software e non sono stati fatti poi tutti gli atti conseguenti per mettere in condizione tutte le donne di tutelare la loro salute». «A poco serve che l’8 marzo si facciano gli screening gratuiti per le giovani donne se poi il sistema non funziona e se la tutela della salute delle donne non viene garantita. Basta con gli spot – osserva – e soprattutto cerchiamo invece di aiutare le donne a prendersi cura del proprio corpo». «Non è come dice l’assessore (Saltamartini, ndr) – ha concluso Anna Casini – che le donne pensano poco alla loro salute, le donne ci pensano alla loro salute, è il sistema sanitario regionale che deve metterle in condizione di poterlo fare».
Le consigliere dem hanno chiesto di «avviare al più presto la campagna di prevenzione con gli screening senologici gratuiti e recuperare i ritardi sulle liste di attesa». Un messaggio lanciato alla vigilia della Giornata internazionale dei diritti della donna, che ricorre ogni anno l’8 marzo, dalle consigliere Anna Casini, Micaela Vitri e Manuela Bora.
La vicecapogruppo Casini ha definito «inammissibile che per un mero problema tecnico, un servizio talmente importante venga sospeso per così tanto tempo. E, ciò che è peggio, non sappiamo ancora quando sarà riattivato, considerato che secondo l’assessore alla Sanità Saltamartini sta funzionando tutto normalmente. Mediamente circa il 40% dei nuovi casi di malattia può essere prevenuto o curato efficacemente grazie allo screening».
Secondo Casini «questa situazione, di cui la giunta porta una grande responsabilità, rischia di creare un danno enorme alla salute delle donne. Palesemente inutile, invece, è l’iniziativa spot promossa da Saltamartini, che l’8 marzo offrirà alle giovani la possibilità di eseguire gratuitamente e senza prenotare il pap-test nei Consultori Familiari di Ascoli Piceno e San Benedetto del Tronto. Evidentemente Saltamartini considera lo screening una sorta di omaggio da offrire alle donne in un’occasione di festa, non diritto fondamentale per tutelare la loro salute».
La collega di partito Micaela Vitri ha ricordato che «lo scorso anno il consiglio regionale approvò all’unanimità una mozione che estendeva lo screening oncologico alla mammella alle donne di età compresa tra i 40 e i 49 anni e tra i 70 e i 74 anni. Una scelta fatta in base alle più recenti statistiche che indicano una sensibile crescita dei casi diagnosticati in queste due fasce d’età. A gennaio, rispondendo a una mia interrogazione, – rimarca – l’assessore dichiarava che per la fascia 45-49 anni l’invito sarebbe stato biennale a partire dal prossimo aprile, mentre per la fascia 70-74 anni sarebbe partito da settembre. Purtroppo, invece, da quanto abbiamo appreso stamattina dall’assessore Saltamartini l’organizzazione del servizio è ancora in alto mare». Vitri si è detta «molto preoccupata per questa mancanza di attenzione e sensibilità. La Regione Marche ha il dovere di non perdere altro tempo perché il tumore al seno è il primo tra i carcinomi femminili e la sua incidenza è in continuo aumento con 55 mila nuovi casi ogni anno in Italia, di cui 1500 nelle Marche».
La consigliera Manuela Bora in prima linea nella tutela dei diritti e di pari dignità delle donne, anche con diverse proposte di legge, è intervenuta anche sull’«assenza nella provincia di Ancona di strutture sanitarie disponibili a garantire le sedute dedicate al percorso per l’interruzione volontaria della gravidanza». «Con l’inaspettato venir meno della disponibilità della Casa di Cura Villa Igea a garantire questo servizio svolto fino a poco tempo fa in collaborazione con il Consultorio Familiare di Ancona e l’Ast 2», evidenziando che «la nostra provincia fa un balzo indietro di decenni, visto che la giunta regionale non è stata in grado di assumere un’iniziativa concreta che garantisca e dia continuità a questo servizio previsto dalla legge 194/78, alla quale, di conseguenza, non viene data piena applicabilità. Se non verranno presi provvedimenti immediati, le conseguenze di questa ignavia della Regione Marche ricadranno interamente sulle numerose donne che vengono per l’ennesima volta lasciate sole in un percorso tanto doloroso quanto difficile da portare a completamento».