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Giornata mondiale delle Api, impollinatori a rischio. All’Univpm si conservano specie vegetali e semi per la biodiversità

Tante le problematiche che mettono a rischio non solo le api, ma gli impollinatori più in generale. Ne parliamo con due docenti della Politecnica delle Marche

Foto d'archivio

ANCONA – «Le api se la stanno cavando meglio dell’anno scorso, ma questo non vuol dire che stiano bene, devono affrontare diversi problemi dall’inquinamento al cambiamento climatico, fino alla gestione poco sostenibile del territorio». A fare il punto della situazione è la professoressa Sara Ruschioni entomologa dell’Università Politecnica delle Marche nella Giornata Mondiale delle Api.

Tante le problematiche mettono a rischio non solo le api, ma gli impollinatori più in generale, «inclusa l’agricoltura spesso poco attenta alla sostenibilità, anche se si stanno facendo dei passi avanti e questa categoria sta iniziando ad aprire». In ogni caso la professoressa Ruschioni evidenzia che «la situazione delle api non è idilliaca, specie a causa della mancanza di biodiversità legata proprio alla gestione del verde pubblico e dei campi agricoli, ma occorre raggiungere un compromesso, altrimenti api e impollinatori non hanno essenze dove poter bottinare».

L’inverno caldo oltre le medie climatiche ha tenuto le api attive spiega l’entomologa, restando attive hanno avuto la necessità di cercare cibo, difficile da trovare, «ad inizio stagione si sono trovate già stanche e anche la produzione di miele potrebbe risentirne». Ma se le api hanno gli apicoltori che possono aiutarle, non è lo stesso per le api selvatiche e gli altri impollinatori «gli insetti che stanno soffrendo di più» conclude.

L’Università Politecnica delle Marche ha nella Facoltà di Agraria un Orto Botanico, dove viene svolta la «conservazione ex situ di specie vegetali rare, minacciate e di interesse fitogeografico a distribuzione anfi adriatica». È inoltre presente la Banca del germoplasma nei cui congelatori vengono conservati i semi delle stesse specie e vengono eseguiti test di germinabilità per mettere a punto i protocolli di germinazione; inoltre vengono moltiplicati i semi e altri tipi di propaguli di piante per gli interventi di ripristino di habitat ed ecosistemi.

«Attualmente siamo impegnati in due i progetti, entrambi cofinanziati dalla Fondazione Cariverona, spiega la professoressa Simona Casavecchia direttrice dell’Orto Botanico dell’Univpm: il primo, è un progetto di formazione ed educazione ambientale rivolto alle scuole primarie e secondarie, l’altro è invece mirato alla conservazione e recupero degli habitat; entrambi sono focalizzati sugli impollinatori. Con il progetto di formazione ed educazione ambientale, intitolato NextGen4Pollinators vogliamo far conoscere ai ragazzi dai 6 ai 18 anni l’importanza delle api e degli impollinatori selvatici per i servizi ecosistemici che essi svolgono e per la conservazione della biodiversità, mentre con l’altro progetto, denominato Seeds&Bees, coordinato dal Parco del Conero, intendiamo favorire la conservazione e degli impollinatori attraverso il recupero e il ripristino dei loro habitat».

«Gli impollinatori – conclude la professoressa Casavecchia – stanno affrontando da alcuni anni una crisi globale; alcune specie stanno scomparendo e tutte le popolazioni sono in forte riduzione, soprattutto a causa della scomparsa degli habitat naturali legata alla trasformazione del territorio, alla distruzione del loro habitat, all’uso massiccio di pesticidi e del cambiamento climatico, e, nel caso delle api, anche per malattie e parassiti».