ANCONA – «Che ne sarà della salute mentale delle Marche?». Ad interrogarsi in occasione della giornata nazionale della salute mentale è lo Smi, Sindacato Medici Italiani. Il responsabile sindacale della Salute Mentale per le Marche Stefano Lucesoli spiega che tra gli operatori è «sempre più frequente il burnout». I sanitari con la pandemia hanno visto «aumentare carichi di lavoro e responsabilità tecniche burocratiche e medico – legali in un contesto segnato da scarsità di risorse in regime di blocco delle assunzioni nel settore pubblico».
Il sindacato riferisce «fenomeni di dimissione volontaria degli psichiatri dal ruolo nei servizi, accanto ai casi in cui gli specialisti della Salute Mentale non sono risparmiati dalla cooptazione da parte delle direzioni sanitarie per la copertura delle aree sguarnite dei pronti soccorsi».
Secondo Lucesoli però «da una revisione dei dati si evince che non ci sono segnali sostanziali di cambiamento rispetto alla alta spesa associata ai trattamenti residenziali che nel rapporto Istat per gli anni 2016-2017 vedeva le Marche attestarsi al 59,1%; sul totale contro una media nazionale del 39%, indice di trascuratezza verso i mezzi a disposizione per prevenzione, cura e riabilitazione sul territorio; in barba agli obiettivi della riforma Basaglia. Né appare sanato – aggiunge – il gap regionale nella capacità del sistema pubblico regionale di intercettare nuova utenza rispetto alla media nazionale (-39,4% secondo i dati SIEP del 2017)».
Il sindacato sottolinea che i fondi a favore della salute mentale di bambini ed adolescenti derivanti dalla legge di bilancio 2022, rappresentano una «risorsa che per quanto benvenuta, si presenta con i caratteri del provvedimento una tantum all’insegna della precarietà; non appare sufficiente a risolvere il dato strutturale del sottofinanziamento della salute mentale, la spesa, anche nella regione Marche resta al palo del 2,9% sul Fondo sanitario regionale (dato SIEP 2020) ben lontana dal 5% concordato in sede Conferenza Stato – Regioni nel lontano 2001 e raccomandato a livello internazionale per i paesi a reddito medio-basso (10% per quelli ad alto reddito) (Lancet Commission sulla Salute Mentale Globale e lo sviluppo sostenibile 2018)».
Sul tema interviene anche il segretario del sindacato Alessandra Moraca secondo la quale «devono essere prese in considerazione, quanto prima queste criticità, prevedendo l’adeguamento strutturale agli standard di spesa necessari e raccomandati; l’adeguamento dei posti letto disponibili per la cura della acuzie, ma soprattutto risorse maggiori e stabili in termini di personale, con riguardo anche alle necessità della psicoterapia istituzionale e della presenza psicoeducativa nei percorsi di cura. Gli obiettivi virtuosi di promozione della salute mentale – conclude- vanno dalla prevenzione dei TSO e delle pratiche di contenimento in ospedale, al trattamento tempestivo degli esordi patologici gravi, fino al potenziamento della residenzialità leggera e del lavoro integrato sul territorio a favore di prevenzione e percorsi riabilitativi».