Stagione negativa per il girasole. A tracciare un bilancio nell’ultimo giorno di raccolta è Massimo Michelini, membro della giunta provinciale di Coldiretti Ancona. La produzione registra un calo che si aggira intorno «al 30% circa nelle zone dove è andata meglio, mentre in altre si è quasi dimezzata rispetto all’anno scorso» spiega. Nel 2023 ogni ettaro di terreno aveva prodotto una media di 30 quintali di girasole, quest’anno la produzione è scesa intorno ai 15-20 quintali.
Il calo è dovuto alla siccità. Tra fine luglio e i primi di agosto i campi di girasole apparivano già come una distesa di piante bruciate dal sole e dal vento caldo, di una estate segnata dalla scarsità di precipitazioni e da temperature record. «La stagione è andata male – prosegue l’imprenditore agricolo – e nei terreni dove si sono avuti anche danni importanti a causa dei piccioni, della selvaggina e delle lumache, per gli agricoltori che non hanno poututo riseminare a causa dei costi la produzione è scesa sotto i 10 quintali ad ettaro, un minimo storico».
«Le condizioni climatiche sono state troppo sfavorevoli al girasole – spiega – da aprile, quando si effettua la semina, non ci sono più state precipitazioni significative. Se nei prossimi anni il clima continuerà cosi, dobbiamo valutare di riconvertire i terreni a nuove colture».
Le imprese agricole già stanno valutando le possibili alternative, fra le quali ci sono la colza, impiegata per l’olio, il favino utilizzato per l’alimentazione animale e la barbabietola «coltivata, però, in autunno, in modo che venga raccolta ai primi di luglio, evitando i problemi legati alla siccità». Le Marche sono una delle regioni a maggiore produzione di girasole in Italia: le piante coltivate nella regione vengono utilizzate essenzialmente per la produzione di olio di semi di girasole e per il biodiesel.